Il Ddl Zan europeo, segno del nuovo impero UE
La Commissione europea lavora a un documento che vuole includere nei “crimini d’odio” anche la cosiddetta omofobia. Un progetto infettato dal virus del totalitarismo di velluto in cui siamo immersi. E che si impone gradualmente, come ben descritto nella Teoria della dittatura di Onfray, che individua sette fasi, dalla distruzione della libertà fino all'aspirazione all'impero.
La notizia ormai non fa più quasi notizia. La Commissione europea sta lavorando ad un documento che intende estendere i crimini d’odio ad alcune condotte che fino a ieri erano legittime. Giustamente vengono annoverati tra i crimini la violenza domestica, il razzismo, le discriminazioni religiose, però ecco che compare anche la cosiddetta omofobia. Da sanzionare anche gli hate speech, ossia i discorsi d’odio.
L’obiezione usuale a tali tipi di reati è intuibile: quali criteri oggettivi adottare per distinguere i discorsi d’odio dalla libera espressione del proprio pensiero? Se uno psicoterapeuta afferma che un bambino per crescere sano ha bisogno di un papà e di una mamma, questa affermazione può essere intesa come discriminatoria delle coppie omosessuali e quindi come affermazione che fomenta l’odio? In breve, tale norma difetterebbe di tassatività che è quel principio che impone al legislatore di determinare con precisione le condotte illecite distinguendole da quelle lecite. L’europarlamentare di Fratelli d'Italia, Nicola Procaccini, ha dichiarato: “La Commissione europea ha posto le fondamenta per la realizzazione di un mega Ddl Zan in salsa europea”.
Questo nuovo documento programmatico, che attualmente non ha ancora visto la luce, è - nella sua ratio - simile a moltissimi altri che riguardano temi sensibili come la vita, la famiglia, l’educazione, la libertà di educazione et similia. Il documento, al pari di altri, è infettato da alcuni virus tipici del clima da totalitarismo di velluto che stiamo vivendo negli ultimi anni, un totalitarismo che è tale perché ha preso possesso direttamente delle coscienze personali e quindi della coscienza collettiva di intere nazioni senza uso di carri armati, torture, sequestri e prigioni, ma soggiogando le menti con la persuasione, l’omologazione informativa e la paura. Tali virus sono ben descritti da Michel Onfray, filosofo di estrazione levantina e autore del recente Teoria della dittatura, nel quale il saggista, rileggendo 1984 di Orwell, individua sette fasi della dittatura. Le elenchiamo qui brevemente perché ben presenti nel documento targato UE appena citato.
La prima fase: distruggere la libertà. Scrive Onfray: “La libertà si rimpicciolisce come una pelle zigrinata. Siamo una società sottoposta a controlli di ogni tipo, una società in cui la parola, la presenza, l’espressione, il pensiero, le idee e gli spostamenti sono tutti tracciati e tracciabili”. La parola è quindi controllata e verificata non alla luce dell’oggettiva dignità umana, bensì alla luce dell’ideologia del mainstream attuale che, relativamente al documento UE, si sostanzia nella teoria del gender.
Seconda fase: impoverire la lingua. “Attacco alla lingua. La politicizzazione della lingua arriva persino a proibizioni sul maschile e femminile. Ci sono vademecum da rispettare per i giornali. Ma impoverire la lingua con stereotipi, conformismi e slogan è la tomba del pensiero”. È noto che chiamare un uomo che si sente donna con sostantivi, pronomi e aggettivi maschili può essere definito un atteggiamento discriminatorio. Onfray parla dell’impoverimento della lingua, ma vi sono altre dinamiche linguistiche che interessano il processo rivoluzionario. Ad esempio la cancellazione di alcuni termini (ad esempio padre e madre), i neologismi (omofobia, cisgender, etc.), lo svuotamento di significato e la sua sostituzione con un altro significato (ad esempio il termine natura non ha più una connotazione metafisica ma solo empirica: la natura è sinonimo solo di ambiente).
Terza fase: abolire la verità. “Si stabilisce come nuova e insormontabile verità il fatto che non esistono più verità ma solo prospettive. E guai a chi rifiuta la nuova verità sull’inesistenza delle verità!… Questo nichilismo della verità consente di fare tabula rasa di qualsiasi certezza… Se non esiste più una verità ma soltanto delle prospettive, allora tutto diventa possibile… la menzogna ha a propria disposizione un viale intero”. Questa fase indicata da Onfray crediamo che sia ormai superata. Non viviamo più in un mondo relativista dove, ad esempio, il giudizio positivo e negativo sull’omosessualità possono coesistere perché hanno pari dignità. Ormai il nostro mondo ha sposato solo alcune verità, è ormai ostaggio di un pensiero che non è più pluralista scadendo nel relativismo, ma è un pensiero unico che scade nel dispotismo. L’unico pensiero accettato, e ci rifacciamo all’esempio di prima, è che l’omosessualità è una condizione moralmente buona perché variante naturale dell’attrazione sessuale. Affermare l’opposto è tanto errato da meritare una sanzione di carattere giuridico e non più solo una censura di natura culturale. Questo ci sta dicendo il documento UE di cui sopra.
Quarta fase: sopprimere la storia. È il famigerato fenomeno denominato cancel culture. Un esempio per tutti: la non menzione delle radici cristiane nella Costituzione europea. Anche a causa di ciò poi un documento come quello che sta partorendo la Commissione europea potrà essere varato.
Quinta fase: negare la natura. “La cancellazione della natura, con la teoria dei generi, che postula che noi non nasciamo né di sesso maschile né di sesso femminile, ma neutri e che diventiamo ragazzi o ragazze solo per questioni di cultura, di civiltà, di società e d’indottrinamento, attraverso stereotipi che andrebbero decostruiti fin dalla scuola”.
Sesta fase: propagare l’odio. “L’incoraggiamento dell’odio. Nell’ambito della cultura postmoderna, l’odio viene riservato a chi non si inginocchia davanti alle verità rivelate della religione che si autoproclama progressista. L’odio è contro tutto ciò che è sovranista, ed è un odio senza limiti”. La Commissione europea vuole combattere l’odio sociale, ma in realtà lo alimenta perché bolla i dissenzienti come soggetti pericolosi, privi di moralità, nemici della pace sociale che occorre individuare e neutralizzare grazie anche all’opera di delazione da parte dei cittadini.
Settima fase: aspirare all’impero. “L’Impero è in marcia. Ma quale Impero? La fine delle nazioni è stata voluta dagli attori dell’Europa di Maastricht. In un mondo in cui i progressisti hanno cancellato la verità, il progresso significa sostenere il catechismo dei dominatori e ingoiare tutti i princìpi della loro ideologia, significa non rimettere mai niente in questione e prendere per oro colato tutte le cose che si raccontano a scuola, sui giornali, in televisione o su Internet”. Sempre più spesso la sovranità nazionale viene esautorata dall’Unione europea che si propone e s’impone dunque non come un organismo internazionale, bensì come un sovrastato composto da più Stati a lui vassalli. Un impero, dunque, per dirla con Onfray.