Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe Lavoratore a cura di Ermes Dovico

STORIE DI VITA

Il coraggio per andare avanti

Irma e Rossella, in un pomeriggio due donne già in coda per l'aborto, ma con il desiderio di trovare qualcuno o qualcosa che le aiuti a salvare il bambino. «Perché le altre dieci donne che stavano aspettando con me non sono salite?»

Editoriali 15_02_2014
Centro di aiuto alla vita

Giornata particolare oggi al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli! Quasi contemporaneamente, infatti, abbiamo ascoltato cose da brivido. Irma è arrivata con una richiesta impensabile: «Aspetto due gemelli, ma ne voglio solo uno. Vivo una situazione estremamente difficile. Ho trentaquattro anni, l’età giusta per avere un figlio. Uno sì, ma due … Non posso, non posso».

Sgomento e sconcerto. Poi, con poca voce e tanta paura, riesco a dire: «Se è per un problema di spazio, come mi ha raccontato, un aiuto economico per trovare una stanza invece che il posto-letto, glielo regaleremo noi. La vita dell’uno è uguale alla vita dell’altro».
Mi guarda: «E’ vero! E sono entrambi figli». Ancora la Vita si è trovata spazio!

Rossella: «Sono arrivata fino alla soglia della sala operatoria. Vede, ho ancora il foglio per l’IVG in mano. Mi sono sentita come inchiodata su quell’ingresso. Non ce l’ho fatta a entrare. Questa notte, come tante altre in questi giorni, ho fatto sogni bruttissimi. Eravamo in tante ad aspettare il proprio turno. Quando toccava a me, mi sono voltata lasciandomi alle spalle anche ciò che avevo deciso di fare. Così mi hanno detto di voi. Eccomi qui».

Fa fatica Rossella a parlare! E’ ancora impaurita.
«Posso offrirle un caffè? E un biscotto?» Eccola un po’ rianimata; prende un po’ di colore in viso e vuole raccontare: «Vivo con il mio compagno da dieci anni e abbiamo una bimba di quattro. Aldo ha un contratto a chiamata e penso che lei sappia come vanno queste cose: l’incertezza la fa da padrona. Io ho un piccolo impiego di dodici ore settimanali e non posso rinunciare per nessun motivo a questa entrata. L’altra volta, per la gravidanza della mia bambina, ho continuato a portare delle belle casacche abbondanti sui jeans perché non si accorgessero della mia pancia che cresceva. E’ un lavoro ‘in nero’ e farebbero presto a lasciarmi a casa».

Si guarda intorno: «Che bello qui! Anche solo l’ambiente è rasserenante!  Viene voglia di fermarsi e concedersi una pausa dai problemi». Immediatamente si fa triste: «Questa parola mi ha fatto tornare alla mente la mia brutta condizione. Come farò?»

La guardo intensamente e vorrei che il mio sguardo diventasse carezze. «Rossella, lei ha appena detto che da noi ci si sente bene, vero? Forse questo succede perché vogliamo bene alle donne e ai bambini che portano in grembo. Volere bene, vuol dire anche fare le cose buone perché si possa affrontare la vita con un po’ di serenità e di speranza. Ci permetterà, allora, di offrirle un modesto aiuto di 200 euro mensili fino al primo compleanno del suo bambino. Ci incontreremo ogni mese e la nostra ginecologa seguirà da vicino la sua gravidanza. Prepareremo per lei le ‘casacche larghe’, il corredino e i pannolini per il suo bimbo. E, se le facesse piacere, ci sarà una ‘borsa della spesa’ con alimenti di prima necessità, ad aspettarla ogni settimana».

Ecco un bel pianto liberatorio. Tra le lacrime che hanno il profumo della gratitudine, riesce a dire: «Perché le altre dieci donne che stavano aspettando con me non sono salite? Mi dispiace tanto per loro. Avrebbero trovato il coraggio per andare avanti».