INFORMAZIONE
Il contratto che la Rai non rispetta
Tempo di pagare il canone Rai:
un nostro dovere, senz'altro. Ma anche
la Rai ha un dovere nei confronti degli spettatori, ma rimane solo sulla carta.
Attualità
15_12_2011
Cambia lo slogan, cambiano le immagini, cambia anche il modo di chiamare quanto dovuto ma non cambia l’ormai consolidata tradizione che dai primi di dicembre puntualmente ripropone ogni anno l’invito della Rai ai telespettatori affinché paghino il canone. In un momento in cui il caso di Augusto Minzolini – rimosso dalla direzione del Tg1 per presunti abusi nell’utilizzo della carta di credito aziendale concessagli – tiene banco e altre situazioni meno recenti (Michele Santoro, Serena Dandini, Sabina Guzzanti) riescono a monopolizzare comunque le cronache di attualità, la tv di Stato non perde occasione per ricordarci quello che a tutti gli effetti è un obbligo.
Evidentemente la Rai si fida poco della fedeltà contributiva dei suoi “abbonati” e la massiccia campagna istituzionale ricorda in qualunque trasmissione, telegiornali compresi, che bisogna pagare. Lo slogan insiste non sulla qualità dell’offerta (meno male…) ma sulla necessità di compiere il proprio dovere civico: “Il canone Rai è un tributo come tutti gli altri:pagarlo non è soltanto un gesto di civiltà, è un obbligo”.
L’appello è necessario (secondo stime attendibili pare che il 40% delle famiglie e il 96% delle attività commerciali soffrano una radicale allergia nei confronti di questo pagamento) e non saremo certamente noi a incitare all’obiezione tributario-televisiva o alla disobbedienza civil-fiscale contro il canone. Anzi… Ci sentiamo però in diritto, sentendoci richiamati al nostro dovere, di chiedere alla televisione pubblica che anch’essa a sua volta rispetti i propri obblighi nei nostri confronti.
In cambio del nostro tributo, la Rai è tenuta a precisi obblighi: quelli sanciti dal Contratto di servizio, documento istituzionale di durata triennale che la nostra televisione di Stato sottoscrive con il Ministero dello Sviluppo in cambio della concessione delle frequenze e del riconoscimento del servizio pubblico che è tenuta a svolgere. La controparte ministeriale rappresenta a tutti gli effetti gli interessi di noi spettatori-cittadini: la Rai, sottoscrivendo il Contratto, si impegna formalmente e direttamente nei nostri confronti e, come concessionaria pubblica, deve svolgere il proprio servizio conformemente al dettato normativo.
Il Contratto di servizio 2010-2012 chiama la Rai a un compito chiaro e inequivocabile: “Realizzare un’offerta complessiva di qualità, rispettosa dell’identità, dei valori e degli ideali diffusi nel paese, della sensibilità dei telespettatori e della tutela dei minori, rispettosa della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna, caratterizzata da un’ampia gamma di contenuti e da una efficienza produttiva, in grado di originare presso i cittadini una percezione positiva del servizio pubblico in relazione a costo sostenuto attraverso il canone di abbonamento nonché sotto il profilo dell’adeguatezza dei contenuti della programmazione rispetto alla specificità della missione che è chiamata a svolgere”.
A parte la discutibile punteggiatura, i contenuti sono indiscutibilmente chiari, come lo sono le linee operative indicate: garantire “il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell’informazione”; consentire “la fruizione di contenuti di qualità”; assicurare “un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, ivi comprese le trasmissioni di informazione quotidiana e le trasmissioni di approfondimento, i cui tratti distintivi sono costituiti dall’orizzonte internazionale, il pluralismo, la completezza, l’imparzialità, l’obiettività, il rispetto della dignità umana, la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale”.
Di più. La Rai deve: assicurare “una gamma di programmi equilibrata e varia, in grado di garantire l’informazione e l’apprendimento, di sviluppare il senso critico civile ed etico della collettività nazionale, di mantenere un livello di ascolto idoneo per l’adempimento delle proprie funzioni e di rispondere alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società nel suo insieme”; stimolare “l’interesse per la cultura e la creatività”; rispettare “la dignità e la privacy della persona e l’armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore, evitando scene ed espressioni volgari, violente o di cattivo gusto”; rispecchiare la diversità culturale e multietnica “nell’ottica della integrazione e della coesione sociale, tutelare le fasce deboli e anziane della popolazione”; promuovere i temi sociali più importanti, la diffusione dei principi costituzionali e la consapevolezza dei diritti di cittadinanza.
Come non essere d’accordo con tali principi e obiettivi, oltre che con le linee operative specificate nel lungo testo del Contratto (più di 30 pagine e 36 articoli) in cui vengono specificate tutte le attività che la rai deve svolgere, settore per settore? L’ultimo articolo stabilisce che il Contratto “entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del decreto ministeriale che lo approva e scade il 31 dicembre 2012”.
Il documento è stato pubblicato sulla GU n.147 del 26 giugno 2011, quindi è pienamente in vigore a tutti gli effetti. Eppure nello spot per il pagamento del canone non se ne trova menzione, né i vertici della televisione pubblica lo citano volentieri come riferimento normativo imprescindibile nelle loro dispute, apparentemente improntate più a giochi di forza politici che a criteri di servizio pubblico e rispetto dei doveri verso gli italiani.
Il Ministero e la Rai si sono impegnati “a dare la massima diffusione, attraverso ogni mezzo di comunicazione, al presente Contratto”, ma sta a noi andarcelo a cercare per conoscere i nostri diritti e farli valere. Chi fosse interessato, trova il testo originale nel sito ministeriale (http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/Contratto-servizio-Rai-2010-2012.pdf). È una lettura interessante e caldamente consigliata, soprattutto in questi tempi.