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L’INGIUSTIZIA CHE NON SI VEDE

Il compleanno dei gemellini “scambiati” al Pertini

Lo scambio delle loro provette era stato al centro delle cronache del 2014. Oggi quei due gemellini compiono 5 anni. Chissà dove sono, come sono, cosa fanno. Chissà se le due coppie coinvolte si sono mai incontrate e come vivono questo dolore. Nessuno se lo chiede, perché non si vuole ammettere il problema a monte: la fecondazione assistita, che sacrifica embrioni trasformando un desiderio in “diritto”.

Editoriali 03_08_2019

Oggi compiono cinque anni. Ma chi se li ricorda, i “gemellini scambiati” all’Ospedale Pertini di Roma? Hanno abitato le pagine dei quotidiani qualche giorno, tra la primavera e l’estate del 2014, per poi sparire inghiottiti dal turbine di notizie sempre più veloci, sempre più fugaci, e così non se li ricorda più nessuno.

La loro storia inizia il 4 dicembre del 2013 nel reparto di Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Per due coppie di genitori che stanno facendo il percorso di fecondazione assistita è il giorno dell’impianto degli embrioni creati in laboratorio; per entrambe le coppie gli embrioni attecchiscono e si avviano le due agognate gravidanze dopo diversi tentativi andati a vuoto. Per una delle due coppie, però, la gioia si tramuta presto in un nuovo, sordo dolore, con un aborto spontaneo.

Per la seconda coppia - che stava vedendo il sogno realizzarsi giorno dopo giorno - si materializza un incubo inimmaginabile quando lui e lei scoprono, dall’esame della villocentesi, che i gemellini che aspettano non hanno il loro patrimonio genetico, ma quello di un’altra coppia. Quel 4 dicembre all’ospedale Pertini c’era stato un terribile scambio di provetta.

Ne segue una lacerante battaglia legale: da un lato i genitori biologici che, dopo lo shock, chiedono che i bambini siano “riconsegnati” a loro dopo il parto; dall’altro la coppia gestante, che in quei nove mesi si è indissolubilmente legata alle due creature che la donna ha portato in grembo. «Il rapporto che mia moglie ha con i bambini attraverso il cordone ombelicale è fondamentale», dichiarava alla Stampa il marito, «e la mia presenza al suo fianco in una fase così delicata non può essere trascurata. Basta consultare i volumi scientifici dell’epigenetica, ossia dell’adeguamento del Dna alle influenze dell’ambiente».

Il giudice si esprime l’8 agosto, pochi giorni prima del termine previsto, spiegando che nel «nostro ordinamento i figli sono della madre che li partorisce» e che «non può non ritenersi sussistente un interesse dei minori al mantenimento del legame» di chi li ha partoriti. «Un’eterologa da errore», la chiama. I bimbi intanto sono nati all’Aquila cinque giorni prima, nel nascondimento cercato dalla coppia gestante e nella disperazione totale dei genitori biologici che il 3 agosto 2015 - un anno dopo la nascita - ai loro figli scrivono queste parole: «Per noi ancora non avete un volto, un profumo né tantomeno una voce, eppure sappiamo che le vostre vite parlano e parleranno sempre di noi. Noi che stiamo lottando per essere nella vostra vita in qualsiasi modo e forma, perché pensiamo che non esserci vorrebbe dire privarvi di qualcosa che appartiene a voi e solo a voi: la vostra storia, le vostre radici, la vostra verità. […]  Il nostro pensiero corre instancabilmente a voi che, giorno dopo giorno, crescete nel nostro cuore davanti agli occhi della nostra anima. […] Vi auguriamo di cuore di festeggiare oggi e tutti i giorni della vita. Sorridere e lasciare aperto il vostro cuore all’amore e questo sì saprete farlo... lo avete nel Dna».

Oggi i bambini compiono cinque anni. Chissà dove sono, come sono, cosa fanno. Chissà se i genitori legali e i genitori biologici si sono mai incontrati, chissà come vivono questo dolore, chissà come stanno, chissà se i bimbi dentro si portano quel sordo e misterioso senso di radice strappata. Chi lo sa. Di certo nessuno se lo chiede più. Troppo scomodo ricordare che la fecondazione assistita, oltre a sacrificare sistematicamente embrioni, comporta degli “errori” come questo. Perché accadono.

Meno di un mese fa, al prestigiosissimo CHA Fertility Center di Los Angeles, una coppia americana è stata richiamata dai medici, dopo un ciclo di fecondazione assistita finito male, per sottoporsi a un esame del Dna. Hanno scoperto così che uno dei loro embrioni, che credevano “scartato” (sic!), era stato impiantato nel grembo di un’altra donna, di origini coreane, e poi partorito a tremila miglia di distanza. Non solo: la gestante, insieme al loro figlio, aveva dato alla luce un secondo bambino, anche questo non suo, figlio di una terza coppia.

Le notizie corrono dunque, chi ci pensa più ai gemellini. Troppo difficile decidere con quali genitori dovrebbero stare senza un moderno re Salomone. Resta umanamente irreparabile questa ingiustizia, resta che la causa di questo dolore tragico e di tutte le sue conseguenze sta nella fecondazione assistita. Ma questo nessuno lo vuole ammettere. La Fivet è un business irrinunciabile, per il mondo è legittimo “fare di tutto” per avere un figlio anche a scapito del figlio stesso, anche quando per “averne” uno si sacrificano chissà quanti altri embrioni che muoiono, o vengono congelati e dimenticati a loro volta. Allora i “gemellini scambiati” diventano solo un tragico fatale errore, un “effetto collaterale tollerabile” di un “sistema che funziona” e che si illude di generare vita rendendo un desiderio “diritto”.

Auguri gemellini, buon quinto compleanno. Voi che pagate con il sangue il delirio di onnipotenza degli adulti, voi che portate nella carne una croce misteriosa fin dal primo istante della vostra esistenza, possiate alzare lo sguardo verso il cielo, perché solo da lì viene la giustizia, possiate aprire il cuore all’unico, vero Padre, poiché solo lì troverete l’amore infinito ed eterno che colma ogni vuoto, lenisce ogni ferita e risponde all’indomito desiderio d’amore iscritto in ogni cuore.