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UE

Il collasso di Schengen è la fine dell'Europa dei popoli

Che l’Europa non esista più è stato sancito anche dal fatto che i vari programmi di distribuzione dei clandestini, negoziati per settimane, non sono mai stati attuati né rispettati. La vera lezione da apprendere, chiara come il sole, è che l’Europa ha fallito perché non ha difeso le sue frontiere esterne.

Esteri 01_02_2016
Schengen, confine tedesco

Il crollo di Schengen e il ritorno dei controlli alle frontiere interne dell’Unione Europee non rappresenterà forse la fine ufficiale del progetto europeo ma di certo darà il colpo finale all’Europa dei popoli. O meglio alla percezione che i popoli europei hanno dell’Unione in termini di efficacia e capacità di tutelare interessi comuni.

Che l’Europa muoia schiacciata da un’immigrazione illegale che lei stessa ha incoraggiato la dice lunga sullo spessore della classe dirigente che ci governa. Un tempo avevamo statisti, oggi se va bene ci dobbiamo accontentare di politicanti o più probabilmente amministratori delegati che gestiscono l’Europa nell’interesse degli “azionisti”, cioè i gruppi finanziari, banche e fondi d’investimento.

Le eccezioni sono poche e le troviamo, non a caso in Mitteleuropa, nei Paesi della Ue meno globalizzati e dove ancora forte è l’identità nazionale e il senso di appartenenza culturale. Solo l’estate scorsa il premier ungherese Victor Orban, lo slovacco Robert Fico, il presidente ceco Milos Zeman, ai quali si è aggiunto più recentemente il nuovo governo polacco, lanciarono l’allarme per un’immigrazione selvaggia, gestita da criminali in combutta con gli estremisti islamici o che avevano la complicità di qualche Stato (la Turchia). Un’immigrazione che avrebbe schiacciato l’Europa provocando disordini, violenze, disastri economici e sociali.

Non si tratta di leader della testa xenofoba ma solo di governanti di buonsenso: Fico e Zeman sono di sinistra, addirittura ex comunisti. Era l’epoca il cui il presidente della Bundesbank e molte grandi aziende tedesche sostenevano che “gli immigrati sono una risorsa che ci consentirà di restare competitivi sul mercato del lavoro ancora a lungo” (che significa poter ridurre gli stipendi agli europei perché gli immigrati si accontentano anche di paghe molto più basse) e quasi tutti i governi e i media d’Europa accusarono Orban e soci di fascismo, razzismo e islamofobia.

Adesso invece molti centri di ricerca economica tedeschi dicono il contrario: solo nel 2015 l’assistenza ai clandestini è costata alla Germania 21 miliardi di euro, i dati riferiscono di costi per mille euro al mese per ogni immigrato accolto mentre qualcuno ha “scoperto” che di manovalanza non qualificata la Germania ne ha già in abbondanza. Ora la Merkel dice le stesse cose di Orban dopo essersi accorta  che l’accoglienza per tutti le fa perdere consensi e, dopo i fatti di Capodanno a Colonia e in numerose altre città tedesche, che una consistente presenza islamica crea problemi di convivenza e legalità.

Ora anche l’Inghilterra si rifiuta di accogliere i minori sbarcati in Italia e Grecia e, come USA e Canada, sceglie i siriani da ospitare direttamente nei campi profughi in Giordania, Turchia e Libano. Come si è sempre fatto per i profughi di tutte le guerre del passato. Ora la civilissima Danimarca fa pagare i costi dell’accoglienza ai tanti immigrati benestanti e persino la socialdemocratica e accogliente Svezia ha detto basta e cercherà di rimpatriare 80 mila clandestini indesiderati. Userà voli charter con costi proibitivi senza contare che forse 80 mila persone (per lo più giovani uomini) destinati a tornare in Africa e Asia opporranno qualche resistenza. Anche il resto d’Europa si appresta a procedere a espulsioni di massa, costose e difficili da attuare, ma la risposta della Ue rappresenta forse la migliore conferma che quest’Unione è da bittare alle ortiche.

L’abrogazione di Schengen significa che i tedeschi rispediranno in Austria i clandestini respinti, l’Austria a sua volta li rimanderà in Ungheria o in Slovenia, che a sua volta li espellerà in Croazia e poi in Macedonia anche se molti di questi Paesi la realizzazione di “muri” ai con fini impedirà ogni ingresso di immigrati. Probabilmente molti verranno rimandati in Italia e Grecia, dove sono sbarcati.

Che l’Europa non esista più è stato sancito anche dal fatto che i vari programmi di distribuzione dei clandestini, negoziati per settimane, non sono mai stati attuati né rispettati. La vera lezione da apprendere, chiara come il sole, è che l’Europa ha fallito perché non ha difeso le sue frontiere esterne. Avrebbe dovuto aiutare l’Italia e la Grecia con denaro e mezzi navali a fermare i clandestini, soccorrere eventuali malati ma  respingere sulle coste libiche e turche tutti gli altri. Un’iniziativa da accompagnare con l’approvazione di una legge europea che sancisca che nessuno, neppure chi avrebbe diritto all’asilo, riceverà mai accoglienza nella Ue se raggiunge l’Europa rivolgendosi a organizzazioni criminali.

Se invece di regalare miliardi e promesse al presidente Recep Tayyp Erdogan avessimo minacciato la Turchia di embargo commerciale se non fermava i barconi diretti sulle isole greche l’emergenza sarebbe durata due settimane. Se avessimo respinto immediatamente sulle spiagge libiche i clandestini i flussi sarebbero cessati poiché nessuno pagherebbe i trafficanti per ritrovarsi sulla spiaggia da dove è salpato.

Il mondo intero ha visto un’Europa che si atteggia a grande potenza ma è incapace persino di difendere i suoi confini da immigrati clandestini e oggi conferma il suo disfacimento chiudendo le frontiere interne. La Germania, ieri pronta ad accogliere tutti, oggi accusa Italia e Grecia di non aver fermato quei clandestini, fino a ieri definiti “una risorsa”.

Neppure il nuovo trend europeo sembra fermare la foga umanitaria del governo Renzi. L’Italia continua infatti a sbarcare in Sicilia migliaia di immigrati clandestini africani (5 mila in gennaio) raccolti in mare. Vengono quasi tutti dall’Africa Occidentale, non hanno alcun diritto all’asilo e vogliono andare in Germania, Gran Bretagna e Svezia dove verranno inseriti nelle liste degli espulsi da rimpatriare.

Ma ciò nonostante l’Italia resta coerente ai suoi principi: impiegare i militari per accogliere tutti ingrassando i criminali legati al terrorismo islamico ma anche le associazioni vicine alla politica che in Italia gestiscono il business dell’assistenza ai clandestini.