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Africa

Il clero della Guinea Conakry contro l’emigrazione illegale

Riuniti in assemblea i religiosi guineani hanno espresso preoccupazione per la scelta di tanti giovani di emigrare clandestinamente e hanno rivolto un appello alla responsabilità ai leader politici

Migrazioni 02_02_2020

 

Dal 22 al 26 gennaio si è svolta a N’zérékoré, nella Guinea Conakry, la 34esima Assemblea ordinaria dell’Unione del clero guineano. Il tema dell’incontro è stato “Il sacerdote africano di fronte all’immigrazione illegale”. I convenuti hanno redatto un documento finale nel quale hanno espresso grande preoccupazione per “il forte esodo dei nostri ragazzi e ragazze verso l’Occidente alla ricerca del benessere”, una scelta che li espone a molti rischi nel corso del viaggio. “Migliaia di giovani migranti perdono la vita nel deserto e nel Mediterraneo – dicono i religiosi – lasciando vuoto e desolazione nelle famiglie”. Il documento, a cui molti mass media hanno dato spazio, sottolinea inoltre che l’emigrazione clandestina incontrollata determina “una fuga di persone valide che avrebbero potuto servire con valore la nostra nazione”. I sacerdoti guineani mettono in relazione l’emigrazione clandestina con la difficile situazione economica e politica del paese di cui individuano le cause con lucidità: “la nostra democrazia è violata dal regionalismo, dal nepotismo, dall’etnocentrismo, dal favoritismo, dall’ingiustizia e dal clanismo. I principi legali che governano la nostra nazione (costituzione, codice elettorale, codice civile, codice penale…) sono calpestati in favore di intese che non tengono conto dell’interesse del paese. Il tessuto sociale guineano è frantumato, conseguenza di una politica egoista, regionalista ed etnocentrica. Beni pubblici e privati vengono distrutti a danno dell’ambiente, della crescita economica e dello sviluppo del paese. La violenza e i crimini impuniti aumentano. È quasi assente un dialogo sincero e patriottico. Il sistema scolastico è entrato in crisi a causa di continui scioperi che stanno seriamente danneggiando e compromettendo il futuro delle generazioni più giovani”. L’annuncio fatto a dicembre dal presidente Alpha Condé di un referendum per l’approvazione di una modifica costituzionale che gli permetta di candidarsi per un terzo mandato ha suscitato violente proteste duramente represse, durante le quali sono morte almeno 20 persone. “La manipolazione dei giovani per scopi politici – proseguono i religiosi guineani – è diventata la norma. Il permesso di dimostrare è dato ad alcuni e negato ad altri”. I membri dell’Unione infine hanno chiesto al governo e ai politici di riportare pace nel paese ribadendo l’appello urgente che il cardinale Robert Sarah ha rivolto ai leader politici guineani l’8 dicembre 2019: “sangue è stato sparso in Guinea troppo a lungo. Troppo sangue è stato versato che ha profanato la nostra patria. La misura è colma”.