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SAPERE PER CAPIRE

Il cinema ci cambia la testa: il libro che spiega il potere dei film

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Il cinema ha contribuito a cambiare i costumi, la visione del mondo, la psicologia dei singoli. Oggi i cinque principali studios hanno contenuti obbligati, in omaggio alle ideologie dominanti. Il libro dello psicologo Roberto Marchesini, edito dalla Nuova Bussola, aiuta a capire le dinamiche in atto, con esempi illuminanti.

Cinema e tv 06_06_2023

Pubblichiamo di seguito ampi stralci della prefazione di Mario Arturo Iannaccone al libro Il cinema ci cambia la testa, scritto da Roberto Marchesini per La Nuova Bussola Quotidiana (collana «Sapere per capire»).

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Che i mezzi di comunicazione di massa incidano profondamente nell’immaginario si sa da sempre ma soltanto con il passaggio dei decenni ci si è resi conto della vera portata di tale influsso, soprattutto da quando è stato affiancato da altri mezzi coordinati, come la televisione e internet, che hanno coperto spazi di comunicazione prima non presidiati. Anche il cinema ha contribuito a cambiare i costumi, la visione del mondo, la psicologia dei singoli, i giudizi, la progettazione del proprio futuro e le relazioni con gli altri in tema di amicizia, amore, sesso. Del resto, il panorama immaginario suggerito dalla gran parte delle produzioni cinematografiche (e audiovisive in generale), soprattutto dopo gli anni Sessanta, è stato sempre più orientato a fini di manipolazione culturale.

Cosicché il cinema va riconsiderato, più di quanto è stato fatto sino a ora, anche sotto altri aspetti che non siano soltanto quelli ideologici, contenutistici e stilistici: vale a dire quelli legati alla sua natura manipolativa, che rientrano nei campi definiti di guerra cognitiva in tempo di pace. La gran parte della letteratura che si occupa della settima arte riguarda il linguaggio cinematografico e meno i contenuti o come i contenuti sono offerti – per non parlare dell’uso subliminale delle immagini, mai sospeso. La valutazione sulla pericolosità, nel lungo termine, dell’esposizione a certi tipi di storie e immagini è stata via via esclusa dalle recensioni o dalle valutazioni critiche anche se non manca una parte di critici che non si stanca di evidenziare i rischi della manipolazione. In genere vengono additati, secondo la moderna psicolingua, come «cospirazionisti», parola coniata appunto per il controllo del dissenso in tutti gli ambiti della cultura contemporanea.

Non è più un sospetto il fatto che anche il cinema sia da considerarsi come strumento di manipolazione, cambiamento della mentalità e controllo dei comportamenti, questa certezza è avvalorata da innumerevoli dati e singole analisi. Ad esempio, i film oggi prodotti dai cinque principali grandi studios, Universal, Paramount, Warner, Disney e Sony - sotto i quali si situano decine di marchi famosi di produzione per il grande schermo, la TV, lo streaming - o dai nuovi produttori-distributori come Netflix e Amazon, hanno dei contenuti obbligati in omaggio all’ideologia gender, inoltre molta parte della produzione cinematografica di sala contiene linguaggio e immagini con forte sentimento antireligioso. Il legame fra le case di produzione, i registi, i produttori, gli attori con gli stessi centri di potere che reggono le sorti delle genti, fa capire quanto ciò sia una certezza. Dopo l’abolizione del controllo di censura avvenuto con la riforma dell’americana Motion Picture Association nel 1968 (e poi seguita in tutto il mondo «occidentale»), non tutto il cinema è stato inserito in questo processo di lenta manipolazione.

C’è stato un tempo in cui grandi autori, come Andreij Tarkovskij, riuscivano a ottenere la distribuzione internazionale per i propri film, ma questa libertà si è via via assottigliata lasciando spazio ai grandi conglomerati hollywoodiani uniti ai nuovi colossi dello streaming. Ancora negli anni Ottanta esistevano zone franche, dove autori animati da visioni poetiche potevano produrre opere libere. Oggi questi spazi di libertà sono quasi completamente chiusi: la distribuzione in sala è pressoché tutta in mano agli stessi gruppi che possiedono fisicamente i cinema e che controllano la produzione e i contenuti. A causa di politiche fiscali e distributive troppo gravose, in Italia, i cinema indipendenti sono scomparsi. Il processo di accentramento della produzione e della distribuzione si è concluso nei primi anni 2000, portando il cinema italiano a diventare un cinema di Stato, finanziato da commissioni politicizzate, privo di selezione e merito, controllato da pochi ambienti ideologicamente coesi e collegati alla televisione e ai partiti. E ciò avviene qualunque sia il genere praticato: comico, commedia, drammatico o altro. Dalla coerenza ideologica di questo mondo, una sinistra radicale e liberale, non sociale, arrivano attacchi costanti alla visione del mondo cattolica, organica, e al diritto naturale. Oggi la manipolazione dell’immaginario attraverso il cinema è talvolta palese, rozza, altre volte più sottile e sofisticata, a seconda dei generi e dei pubblici […].

Il libro di Roberto Marchesini Il cinema ci cambia la testa è prezioso, perché ci fa capire quanto il cinema sia uno degli strumenti utilizzati con successo per modificare la nostra società e il paesaggio mentale nostro e dei nostri figli; è uno strumento di rivoluzione culturale efficace, sostenuto da un notevole apparato di propaganda: servizi televisivi, interviste, pubblicità, opinione di critici e tutto quanto un’efficiente opera di pubbliche relazioni può ottenere. Partendo da autori importanti come Sidney Lumet o Martin Scorsese, autore di Mission e Silence; da classici come Colazione da Tiffany e il Ridley Scott di Blade Runner e Alien, passando dalla saga di Star Wars, a Rocky, sino al fondamentale – per comprendere i tempi in cui viviamo – Midsommar, Marchesini ci conduce per mano in una ricognizione attenta e opportuna dove l’esempio può diventare esemplare: proprio ciò che manca negli interventi di coloro che si occupano di cinema.

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Infine, il libro di Marchesini Il cinema ci cambia la testa si legge con piacere ed estremo interesse, per la profondità dell’analisi, la finezza delle osservazioni, la varietà dei punti toccati, ed è una vera occasione per vedere film nuovi e vecchi con occhi critici, scoprendo dove e come vengono effettuati i tentativi manipolatori. Solo allora, liberi, potremmo anche rivedere vecchie opere senza farci inoculare il veleno che eventualmente possono contenere.

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