Il centrodestra, le fake news e la tentazione di controllare la verità
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Federico Mollicone (FdI), presidente della Commissione cultura della Camera, propone nuovi strumenti per certificare le notizie. Ma non vuole alcun ministero della verità.
Il virus delle notizie false che circolano in Rete è certamente una minaccia per il diritto alla corretta informazione dei cittadini. Questo non vuol dire, però, che debba essere la politica, con un approccio ideologico o propagandistico, a certificare la validità dei contenuti da veicolare. Il controllo orwelliano del giornalismo è sempre un rischio per le democrazie e quindi, quando si parla di azioni di contrasto alla disinformazione, bisogna usare termini appropriati, altrimenti lo spettro di ministeri della verità o di strutture di censura torna ad aleggiare sul dibattito pubblico.
È quanto sta accadendo in queste ore, dopo le dichiarazioni del Presidente della commissione cultura della Camera, Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), che in un’intervista a Repubblica ha dichiarato che vorrebbe un giornalismo meno incline al sensazionalismo - e questo è un obiettivo sacrosanto - ma ha poi aggiunto che occorrerebbe introdurre dei meccanismi di certificazione digitale delle fonti. Un desiderio che nasce sicuramente anche dalla preoccupazione per una possibile strumentalizzazione politica e ideologica delle notizie. «Bisogna tutelare la credibilità delle fonti, un tema che dovrebbe interessare anche gli editori […] Occorre lavorare a una certificazione digitale delle notizie per combattere le fake news. Serve una seria riforma dell’editoria, che è quella su cui ci stiamo applicando per difendere l’attendibilità delle fonti e la veridicità delle informazioni», ha chiarito, ma sollevando in realtà un vespaio di polemiche perché in molti hanno interpretato le sue parole come un tentativo di legittimare forme di controllo politico sull’informazione.
Repubblica, a partire dalle parole di Mollicone, ha accusato il governo di volersi arrogare il diritto di certificare la veridicità delle notizie. In realtà non c’è alcuna proposta di legge di questo tenore e l’esecutivo non ha alcuna intenzione di occuparsi di lotta alle fake news e di limiti alla libertà d’espressione in Rete, come ha chiarito lo stesso esponente di punta del partito meloniano.
Tra gli avversari politici, ad attaccare la presunta proposta di Mollicone è soprattutto Antonio Nicita, vicepresidente dei senatori PD e già commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Secondo Nicita il contrasto alla disinformazione «è un tema serio e urgente, ma non si risolve certo bollinando le notizie. Anzi, direi che occorre resistere alla tentazione orwelliana del Ministero della Verità, che di tanto in tanto riemerge fra le fila della destra». Secondo Nicita il “bollino” potrebbe infatti ledere la libertà d’espressione e il diritto ad essere informati, entrambi tutelati dalla nostra Costituzione. Una tale misura sarebbe accettabile soltanto se si trattasse «della bollinatura per chiarire se un contenuto sia stato interamente prodotto da Intelligenza artificiale, come nella proposta di legge del PD». In questo caso, infatti, si andrebbe non a distinguere il vero dal falso ma semplicemente a garantire la trasparenza sulla produzione dei contenuti.
Nel panorama mediatico odierno, il tema delle fake news è come un ritornello: con cadenza regolare torna ad animare il dibattito pubblico. Si finisce sempre per discutere di come la velocità di condivisione sui social media, la mancanza di verifica delle fonti e la predisposizione di alcuni individui a credere a informazioni sensazionalistiche siano soltanto alcuni tra i fattori che alimentano l’emergenza. Consapevolezza, educazione e collaborazione sono ingredienti indispensabili per creare un ambiente informativo più affidabile e resistente alle manipolazioni. In altri termini, si registrano sforzi limpidi e disinteressati affinchè gli utenti si imbattano più facilmente in notizie riconducibili a fonti attendibili perché vagliate criticamente.
Non mancano, però, anche tentativi palesi o subdoli di accreditare visioni predeterminate della realtà e di orientare l’opinione pubblica verso tesi precostituite che uccidono alla radice il pluralismo delle idee. Ecco perché ogni forma di controllo orwelliano dell’informazione è nemica della democrazia e va combattuta con fermezza. Nelle parole di Mollicone non c’è nulla di tutto questo e la sinistra le ha chiaramente strumentalizzate. Però - è bene rimarcarlo - quando si parla di veridicità dei messaggi e dei contenuti giornalistici occorre ponderare bene l’uso dei vocaboli perché basta poco per generare sospetti di Minculpop e di bavagli alla libera circolazione delle idee.