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EDITORIALE

Il caso Mozilla spiega il progetto Scalfarotto

Il licenziamento di Brendan Eich, perché contrario al matrimonio gay, fa emergere la vera posta in gioco anche per la legge sull'omofobia in Italia: la violenza è la condizione necessaria e inevitabile per l'affermazione del movimento gay.

Editoriali 07_04_2014
Brendan Eich

«Se oggi è questo il movimento per i diritti gay, allora io mi chiamo fuori». Che sia un famosissimo attivista gay come Andrew Sullivan ad avere un sussulto di coscienza di fronte alle forzate dimissioni dell’amministratore delegato di Mozilla, Brendan Eich, è consolante. Come racconta più dettagliatamente Massimo Introvigne nell’articolo a fianco, Eich è “colpevole” di aver versato nel 2008 mille dollari per la campagna referendaria a favore di una legge in California che sancisse l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Una volta nominato ai vertici dell’azienda, i gruppi Lgbt si sono scatenati: Eich ha dichiarato di non avere alcuna preclusione nei confronti dei gay e di garantire la continuità di un ambiente lavorativo inclusivo, ma non ha voluto rinnegare le sue convinzioni personali. Non ha fatto perciò come Guido Barilla in Italia o Dan Cathy in America, non ha accettato il ricatto, e piuttosto che aver problemi nel guardarsi allo specchio ha preferito dimettersi, sapendo che nel mondo dell’informatica per lui – anche se uno degli innovatori più brillanti - ora tutte le porte sono chiuse.

Dunque, il fondamentalismo del movimento Lgbt arrivato ormai a livelli inconcepibili, comincia a far riflettere anche qualcuno in quel mondo lì, ma non c’è da farsi troppe illusioni. Basta guardare il tenore del dibattito che negli Stati Uniti si è innescato sul caso. Sullivan, per quanto autorevole, è una voce isolata perché sono invece numerosi gli opinionisti scesi in campo per giustificare la decisione dei vertici di Mozilla: si invoca ad esempio la libertà di associazione – come se un’azienda fosse un club esclusivo – per cui chi è a capo può scegliere tranquillamente le regole e chi può esservi ammesso; oppure si nega che in discussione ci sia la libertà di parola, perché questa riguarderebbe solo i rappresentanti dello Stato. Ma la cosa più significativa è l’aperta teorizzazione che una persona contro il matrimonio gay non possa essere un buon dirigente d’azienda, ovvero che le convinzioni personali siano più pericolose di quelle politiche. Nessuno infatti si sognerebbe di licenziare un elettore repubblicano o democratico per queste sue opinioni, ma le convinzioni personali sono pericolose, si dice: chi, ad esempio, potrebbe sentirsi al riparo da discriminazioni se il suo capo fosse un convinto assertore della superiorità della razza bianca? Da chi è contrario al matrimonio gay, insomma, c’è da aspettarsi qualsiasi tipo di nefandezza sul luogo di lavoro.

Si notino due aspetti in questo ragionare, che sono utili anche per capire cosa sta avvenendo – e soprattutto cosa avverrà – in Italia con l’approvazione della legge sull’omofobia: negli Usa ormai in tutto il dibattito sul tema non si fa minimamente accenno al dilagare di violenze – vere o presunte – nei confronti delle persone con tendenze omosessuali, perché in realtà questa non è mai stato il problema; è solo stato un argomento propagandistico per introdurre le prime misure anti-omofobia. Ciò è vero anche per l’Italia, dove lo stesso governo è riuscito a fornire solo dati che dimostrano che non esiste alcuna emergenza omofobia. Inculcare l’idea che ci sia un dilagare di violenze anti-gay serve perciò come introduzione al passo successivo: i matrimoni gay.

E qui c’è la seconda questione che il caso Eich fa emergere: l’obiettivo finale non sono neanche i matrimoni e le adozioni; il costante parallelo con il razzismo (lo ha fatto anche il presidente Obama) mira a far passare l’omosessualità come un fatto naturale (e non è un caso che il disegno di legge Scalfarotto punti proprio all’equiparazione tra razza e orientamento sessuale). Dio non avrebbe fatto soltanto “maschio e femmina”, ma anche altri orientamenti sessuali, tutto sarebbe nella nostra natura. Così come per la pelle ci sono bianchi, neri e diverse altre sfumature, così per le tendenze sessuali ci sono tante possibilità. Quando si parla di “rivoluzione antropologica” è esattamente di questo che si parla, è il sovvertimento della Creazione così come ordinata da Dio.

Ma siccome questo contrasta palesemente con l’evidenza della realtà, tale concezione può essere affermata solo con la violenza, imponendo con la forza il pensiero unico. Ciò che sta accadendo con il caso Eich dunque non è soltanto una degenerazione, l’esagerazione e il fanatismo di alcune frange. E’ la condizione necessaria e inevitabile per l'affermazione del movimento gay. 

Se lo ricordi chi nei prossimi giorni dovrà esprimere il voto sul disegno di legge Scalfarotto.