Il bianco e il nero, due opposte visioni degli Usa
Un presidente democratico bianco, Joe Biden e un senatore repubblicano nero, Tim Scott, hanno parlato agli americani con discorsi dai toni e contenuti opposti. Uno ha parlato di programmi pubblici e il suo ostentato antirazzismo cela un suprematismo bianco che riemerge. L'altro è un afro-americano che ama l'America, gli americani e ha fede in Dio.
Un presidente democratico bianco, Joe Biden e un senatore repubblicano nero, Tim Scott, hanno parlato agli americani con discorsi dai toni e contenuti opposti nella serata del 28 aprile. Il presidente stava promuovendo i suoi programmi di fronte a un Congresso decimato, causa Covid, alla viglia del suo 100mo giorno di amministrazione. Il Senatore ha dato la risposta da parte repubblicana, come è consuetudine in quest’occasione.
All’ascoltatore balzano all’orecchio due dichiarazioni. Biden: «Il suprematismo bianco è terrorismo». Scott: «L’America non è razzista». La prima dichiarazione è arrivata dopo che Biden ha discusso sulle relazioni degli Usa con i suoi avversari, come Cina e Russia e ha riconosciuto le minacce terroristiche poste da Al Qaeda e Isis, dopo aver illustrato le quali ha subito aggiunto: «E non possiamo ignorare quel che le nostre agenzie di intelligence hanno determinato essere, al presente, la più letale minaccia terroristica alla sicurezza nazionale: il suprematismo bianco è terrorismo». Questa affermazione è sorprendente, oltre che sconcertante, considerando le devastazioni, estese e intenzionalmente inflitte a proprietà pubbliche e private, da Portland nell’Oregon a New York, nel corso del 2020, commesse da organizzazioni di sinistra sostenitrici degli afro-americani.
Il discorso del presidente è stato pronunciato da un politico maschio, anziano e bianco che, in veste di Presidente degli Stati Uniti, può essere considerato come qualcuno che sta occupando la “massima” carica dello Stato. Non è questa una forma di “suprematismo bianco”? Non è forse una forma di “suprematismo” quel che Biden ha annunciato nel suo discorso di un’ora e passa, su come i progetti di spesa pubblica (senza precedenti) del governo entreranno nella vita delle persone, attraverso programmi sociali a favore di alcuni, al prezzo di maggiori tasse estratte da altri?
Il presidente ha enfatizzato il lavoro. I suoi programmi creerebbero milioni di posti di lavoro, soprattutto per i colletti blu. Ha citato questa parola per ben 46 volte. Tuttavia, qualunque analista del mercato del lavoro potrebbe ricordare al presidente che, durante l’amministrazione Trump, per la prima volta nella storia degli Usa, i posti di lavoro vacanti superavano il numero dei disoccupati. Perché tanta carenza di manodopera? In parte quale conseguenza di un calo delle nascite e di un gran numero di aborti negli ultimi cinque decenni. Mentre il presidente non ha mai menzionato le numerose iniziative contro la vita che aveva precedentemente annunciato (forse perché troppo divisive?), sarebbe bene ricordare che il movimento abortista era promosso da Planned Parenthood, il cui scopo originale era quello di stroncare sul nascere le vite dei neri, dunque la forma più violenta di suprematismo bianco.
La lunga lista delle intenzioni di intervento pubblico del discorso di Biden è in netto contrasto con le parole nitide e unificanti del senatore Scott cha ha chiuso il suo discorso con una preghiera. «L’America non è un Paese razzista», ha affermato con decisione. La sua stessa carriera lo prova, nonostante le formidabili difficoltà che ha dovuto affrontare. Ha ricordato al pubblico che l’America è la terra delle opportunità e che con impegno, perseveranza e duro lavoro, educazione e, sì, anche una madre amorosa, tutti possono raggiungere grandi risultati. Le opportunità abbondano per tutti, che tu sia un nativo, un immigrato o un discendente di schiavi.
Per quanto riguarda il futuro della nazione, mentre Biden si è soffermato sul suo Programma per la Famiglia, Scott ha risposto: «Il nostro futuro più luminoso non viene dai programmi sociali di Washington o dai sogni socialisti. Viene da voi, dagli americani. Neri, latini, bianchi e asiatici, repubblicani e democratici. Noi non siamo nemici, siamo una famiglia! Siamo tutti sulla stessa barca».
Nella preghiera conclusive di Scott, invocando il Signore che ha guidato la sua vita, ha anche detto: «Possa la Sua presenza precederti, seguirti, affiancarti. Nelle lacrime e nella gioia, Egli è con te. Possa la Sua grazia scendere sulla nostra nazione per mille generazioni». Signor presidente, la prego di ascoltare!