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Il bello e il buono, nella pace di San Salvatore

Sulla riviera occidentale del Lago Maggiore, in cima al colle Biviglione sorge il santuario di San Salvatore, che dal Mille ospitò monaci Benedettini e Agostiniani. Un luogo silenzioso, dove convivono la bellezza del creato e l'opera dell'uomo.

Cultura 23_03_2013
Eremo San Salvatore, Massino (NO)

Massino Visconti è un borgo della riviera occidentale del Lago Maggiore, culla della famiglia che nel XIII secolo conquistò la signoria di Milano. Da qui, una breve strada a tornanti, che offre allo sguardo una vista spettacolare, conduce fino ad un piazzale dove sorge l’eremo santuario di San Salvatore. 

Siamo a circa 800 metri di altitudine, su un colle un tempo chiamato Biviglione per la presenza delle grandi betulle che ancora oggi avvolgono l’antico complesso architettonico. L’isolamento, la tranquillità e la quiete di questo luogo, dove il tempo sembra essersi fermato, attrassero intorno all’anno Mille una comunità di monaci Benedettini, che vi costruì un’abbazia ad una sola navata. Nell'abside originaria, corrispondente alla cappella sinistra dell’attuale chiesa, sono presenti oggi tracce di una decorazione quattrocentesca.

Decaduto il monastero, nel 1400 ai Benedettini subentrarono gli Agostiniani. Furono questi ultimi ad introdurre e diffondere il culto della Madonna della Cintura, legata alla figura di Santa Monica, madre di Agostino, alla quale la Vergine apparve in sogno e chiese di indossare la sua stessa semplice veste, stretta ai fianchi da una cinta di cuoio. Una devozione, questa, ancora molto radicata tra la gente del posto che ogni anno, la terza domenica di agosto, fa festa recandosi in processione sulla vetta del monte.

Nei due secoli di permanenza dei frati, sostituiti successivamente da eremiti inviati dal parroco di Massino, continue furono le modifiche apportate all’architettura che anche per la pendenza del terreno è da sempre costretta in uno spazio limitato. Alla primitiva chiesa, largamente ampliata, si aggiunsero due cappelle antistanti, di cui quella dedicata a Sant’Uguccione conserva un ciclo di affreschi del XV secolo, raffiguranti la Beata Panacea, Sant’Abbondio e la Crocefissione.

Altre tre cappelle, o absidi di celebrazione dei monaci, sovrapposte una all’altra e intitolate a San Quirico, Santa Margherita e Santa Maria Maddalena, vennero edificate ad un livello inferiore, raggiungibile attraverso una scala santa che devotamente i pellegrini risalivano in ginocchio in preghiera. Sulle loro pareti lacerti di affreschi con la Vergine Maria, una Sacra Famiglia e figure di Santi e Dottori della Chiesa dal Quattrocento accolgono e accompagnano i celebranti nelle loro preghiere.

Nei locali dell’antico cenobio una storica trattoria consente a chiunque si avventuri fin quassù di godere, oltre che del bello, anche del buono che il creato offre.