Il Bangladesh vuole la pena di morte per il reato di blasfemia
Due giudici propongono l’introduzione dell’ergastolo e della pena di morte e il divieto di concedere la libertà su cauzione a chi è accusato di blasfemia
In Bangladesh, paese musulmano al 90%, gruppi integralisti e partiti politici organizzano spesso delle manifestazioni per chiedere una legge che punisca più severamente la blasfemia. Ma non era mai successo che dei giudici ne recepissero le istanze. Invece il 12 marzo Rezaul Hasan e Fahmida Quader, due giudici della Corte Suprema, hanno avanzato la proposta di emendare la legge, che già prevede per i trasgressori fino a due anni di reclusione e una multa fino a 500.000 taka, pari a 4.545 dollari, introducendo l’ergastolo e la pena di morte. Inoltre hanno raccomandato che la blasfemia diventi un reato per il quale non è possibile concedere la libertà su cauzione. I due giudici hanno spiegato di essere preoccupati per il crescente numero di casi in cui i sentimenti religiosi vengono offesi e di temere che questo possa finire per scatenare delle rivolte popolari. I giornalisti di UCA News (Union of Catholic Asian News) hanno preso contatto con numerosi leader delle minoranze indù, cristiane e buddiste, ma tutti hanno rifiutato di commentare dicendo che si tratta di una questione “troppo delicata” e “rischiosa”. Shahriar Kabir, giornalista e attivista per i diritti umani, invece ha accettato di parlarne. La richiesta di una legge più severa, ha detto, rispecchia l’ideologia islamista e la sua influenza nel paese. La preoccupazione è che, come in Pakistan dove la pena di morte e l’ergastolo sono previsti dalla durissima legge sulla blasfemia, una norma più severa diventi strumento di persecuzione delle minoranze religiose e anche espediente per colpire rivali, avversari, nemici. Inoltre servirebbe, come già adesso, a punire solo chi offende la religione islamica. “Ci sono tantissimi casi in cui dei religiosi integralisti e i loro seguaci hanno offeso e insultato pubblicamente altre religioni, ma finora nessuno è mai stato denunciato e punito per questo”.