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LA SCOPERTA SCIENTIFICA

Il Bambin Gesù e il vero best interest della scienza

Il successo della terapia genica contro la leucemia linfoblastica acuta di un bambino di 4 anni al Bambin Gesù. Una buona notizia, che fa pensare alla "buona scienza": quella che cura, non che uccide. Guarda caso promossa da un ospedale cattolico. Perché la fede non è nemica della scienza. 

Vita e bioetica 04_02_2018

La notizia è questa: all'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma è stata affrontata con una terapia genica innovativa la leucemia linfoblastica acuta di un bambino di 4 anni per il quale le terapie convenzionali risultavano inadeguate.

Riassume così il Messaggero di Roma: "Manipolare geneticamente le cellule del sistema immunitario per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore. Lo hanno fatto i medici dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma con un bimbo di 4 anni affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario a terapie convenzionali. È il primo paziente italiano curato con tale metodo rivoluzionario. Ad un mese dall'infusione delle cellule riprogrammate nei laboratori del Bambin Gesù, il piccolo sta bene ed è stato dimesso: nel midollo non sono più presenti cellule leucemiche".

Si tratta evidentemente di una buona notizia, che fa pensare alla "buona scienza": quella che cura, non quella che uccide o che deturpa la natura delle cose, come una forma moderna di magia.

Ho chiesto al genetista Matteo Bertelli, che si occupa di malattie genetiche e rare nell'associazione MAGI onlus (che ha come motto "Nati per accogliere l'invito evangelico: andate, insegnate, guarite") un parere al volo su questa novità. Raggiunto al telefono, ha dichiarato: "L'interessante è che la terapia genica può risultare utile anche per la cura di malattie non genetiche, in questo caso un tumore del sangue. Significativo che al Bambin Gesù si sia partiti da un protocollo americano già approvato, che ha però avuto una modifica, sperimentata con approvazione del ministero italiano".

Al di là delle considerazioni sceintifiche, si possono fare alcune riflessioni di carattere generale.

La prima, piuttosto edificante in tempi così confusi, è il fatto che mentre una certa cultura, soprattutto anglossassone, è ormai improntata alla dottrina del "best interest", per cui medici e giudici sono chiamati sempre più spesso a decretare la morte di bambini affatti da malattie gravi, vi sono realtà in cui si va nella direzione opposta. A tal riguardo non è forse secondario notare il nome del direttore scientifico del Bambin Gesù: il genetista Bruno Dallapiccola, già direttore scientifico dell'ospedale di padre Pio e dell'Istituto Mendel di Roma, fondato nel 1953 da Luigi Gedda, "che lo ha reso famoso per gli studi e le ricerche nel campo della Genetica Medica e della Gemellologia".

Gedda, qualcuno lo ricorderà, fu oltre che un grande genetista, anche un uomo di fede, chiamato da Pio XII ad organizzare i Comitati Civici che nelle elezioni del 18 aprile 1948 furono fondamentali per la sconfitta dei comunisti. Anche Dallapiccola, dal canto suo, ha al suo attivo una qualche militanza "politica": fu infatti il testimonial più autorevole della battaglia referendaria contro l'uso sperimentale occisivo sugli embrioni umani durante la campagna referendaria del 2005.

Svolse questo ruolo, in mezzo alla bufera mediatica alimentata da millantatori e nichilisti, fiancheggiando una bellissima intuizione, l'associzione Scienza & Vita, che fu capace di mettere insieme giuristi, medici, giornalisti... cattolici e non, in nome del diritto naturale, della buona scienza e del rispetto della vera dignità umana. Una realtà di vero progresso di cui purtroppo non ha poi compreso il valore il successore di Camillo Ruini, Angelo Bagnasco, e che è inevitabilmente finita nel mirino di monsignor Nunzio Galantino, attentissimo a depotenziare qualsiasi possibile attività dell'associazione nel dibattito su unioni civili, gender e utero in affitto, in cui pure la buona scienza dovrebbe avere una parola di peso.

La seconda riflessione: è bello notare che questa cura innovativa è stata realizzata nell'ospedale che porta un nome dolcissimo, quello di Gesù bambino. Nessun altro nella storia ha portato una novità più grande di quel Dio-Bambino che nella sua innocente debolezza ha stravolto i criteri di giudizio umani, rendendo possibile la nascita di due istituzioni tipicamente cristiane: l'orfanatrofio e l'ospedale.

Verrebbe da concludere, con san Camillo de Lellis - malato nel suo corpo ed infermiere, così come Cristo era stato patiens, infirmus et medicus - che scientia et caritas devono stare insieme, perchè comprendere porta ad amare e amare è comprendere davvero. Nulla scientia, sine caritate