STORIE
Ignazio Danti, il vescovo scienziato
Architetto, matematico e cartografo, è una delle figure più belle del Cinquecento italiano. Ha riformato il calendario per conto di Gregorio XIII.
Cultura
18_12_2010
Era la sera del 4 ottobre 1582. Gli italiani, i portoghesi, i francesi, gli spagnoli e gli altri cattolici di quel tempo, andarono a dormire, per risvegliarsi il giorno dopo, come sempre. Ma era il 15 ottobre 1582. Non avevano dormito dieci giorni, ma era semplicemente cambiato il calendario. Il calendario gregoriano entrò in vigore in questa storica data in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e in altri paesi cattolici, e nei 5 anni successivi molte altre regioni europee aderirono al metodo ideato da Danti. Questo miracolo fu reso possibile dall’opera di un prete: Ignazio Danti (oppure Egnatio e anche Egnazio).
Nasce nel 1536 a Perugia (e viene battezzato Pellegrino), in una famiglia di persone geniali. Infatti, Danti crebbe sotto l’influenza del padre Giulio (architetto e ingegnere) e della zia Teodora (matematica e pittrice, allieva del Perugino). Entrato a dicianove anni nell’ordine Domenicano, il giovane cambiò il nome di battesimo da Pellegrino in Ignazio. Dopo gli studi di teologia e filosofia, fece il predicatore, ma ben presto si dedicò con grande zelo agli studi di matematica, geografia e astronomia, che erano le sue grandi passioni. Questi studi gli saranno presto molto utili: nel 1562 si trasferisce da Perugia al monastero domenicano di San Marco a Firenze e comincia ad insegnare matematica e scienze ai figli delle più potenti famiglie fiorentine.
Fa un lavoro eccellente e viene presto notato dal Gran Duca di Toscana, Cosimo I, che lo invita a partecipare al suo grande progetto cartografico, il Guardaroba di Palazzo Vecchio. Per dodici anni, compie un lavoro notevole, dipingendo più di trenta carte geografiche delle regioni del mondo, ispirandosi ai disegni di Giacomo Gastaldi, Abraham Ortelius, Gerardus Mercator. Nello stesso tempo, realizzò anche altri gradi progetti corografici, come il globo terrestre esistente nel Guardaroba e molti strumenti scientifici in ottone, fra i quali l'astrolabio, esposto oggi nel Museo di storia delle Scienze di Firenze.
E' l'epoca di Pio V, anche lui domenicano, che ammirava il genio scientifico di Danti. Infatti, il grande Papa gli commissionò i progetti per la costruzione del Convento domenicano di Bosco Marengo in Piemonte. Nel frattempo, Danti e Cosimo I avevano cominciato ad immaginare la realizzazione di un canale che avrebbe collegato Firenze sia con il Mediterraneo, sia con l’Adriatico. Ma il loro piano visionario non vide mai la luce: nel 1574 il Duca muore e suo figlio Francesco I de' Medici gli succede. Questi, a differenza del padre, non ama Danti, e non lo vuole a corte e fa di tutto per allontanarlo.
Con la gentilezza che lo caratterizzava, con il senso di carità, di ubbidienza e soprattutto di sconfinata fiducia in Dio che gli era proprio, e che è così tipico del carattere di un buon prete, Danti lascia Firenze e si trasferisce a Bologna. Anche qui si distingue subito, grazie alle sue doti ed alla sua erudizione: diventa professore di matematica all'Università di Bologna, che a quel tempo era di grande prestigio internazionale. Oltre ad insegnare, realizza la meridiana della Chiesa di San Petronio, un'opera visibile ancora oggi.
In quello stesso periodo, Danti calcola anche la circonferenza del globo terrestre, calcolo che gli era necessario per costruire la meridiana. Il nuovo Pontefice è Gregorio XIII, il cui nome rimarrà indissolubilmente legato al calendario che Danti modificherà più tardi. Il Papa non poteva non notare lo scienziato domenicano. In effetti, il Papa lo invita a Roma è lo nomina matematico pontificio e membro della prestigiosa commissione per la riforma del calendario. Lo incarica anche di sovrintendere al gruppo di artisti che il Papa aveva incaricato di continuare la decorazione del Palazzo apostolico, e più precisamente di realizzare una serie di mappe dell'Italia moderna, nella Galleria delle carte geografiche, recentemente costruita lungo il Cortile del Belvedere. E’ un grande progetto, che Danti realizza alla perfezione. I lavori iniziano nel 1580 e sono terminati un anno e mezzo dopo. Il risultato è stupefacente: le regioni italiane sono raffigurate in quaranta grandi carte geografiche affrescate.
Le capacità di Danti erano multiple. Infatti, quando il pontefice incaricò l'architetto Domenico Fontana di riparare il porto di Claudio, fu Danti a disegnare i progetti. Oltre a fare l’architetto, era anche scrittore e letterato. A Roma, pubblicò la traduzione di una parte delle opere di Euclide con alcune annotazioni, e scrisse la vita dell'architetto Jacopo Barozzi da Vignola, oltre a preparare delle note per il suo studio sulla prospettiva che compirà in seguito. Oltre a questi libri, Danti fu l'autore del Trattato dell'uso e della fabbrica dell'astrolabio con la giunta del planisfero del Raja; Le Scienze matematiche ridotte in tavole ed anche un'edizione modificata ed annotata de La Sfera di Messer G. Sacrobosco.
Gregorio XIII era fiero di lui e per ringraziarlo, nel 1583, lo consacrò vescovo di Alatri (nel Lazio), dove poi sarebbe morto tre anni più tardi. Poco prima della sua morte, Papa Sisto V lo convocò a Roma per sovrintendere alla sistemazione del grande obelisco nella piazza del Vaticano. Come vescovo di Alatri, Danti convocò un sinodo diocesano, corresse molti abusi e mostrò grande sollecitudine verso i poveri. Promosse inoltre l'istituzione del Monastero dell'Annunziata, che progettò egli stesso e che è stato riconosciuto monumento nazionale. Danti, durante il suo periodo vescovile, fu un grande pastore. Con la sensibilità tipica dell’artista, l’efficienza dello scienziato e la precisione dell’architetto, curò le anime, medicò le loro ferite, fece i fedeli sentirsi amati e li avvicinò a Dio. Con la sua opera scientifica e pastorale, Ignazio Danti si dimostro degno del Signore, che lo aveva coperto di doni e talenti così speciali. Dimostrò che non c’era conflitto alcuno tra fede e scienza, facendosi portatore dei meravigliosi valori di entrambe.