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ORDINE DEL GIORNO

Ici e Chiesa, Monti apre ai Radicali

Il Governo accoglie la richiesta dei Radicali, che lanciano un'offensiva anche su pedofilia (commissione d'inchiesta) e caso Emanuela Orlandi.

Attualità 19_12_2011
marco pannella

Sul loro sito, i Radicali si lamentano del fatto che nessun giornale ha pubblicato la notizia dell’accoglimento da parte del Governo, in sede di discussione della manovra finanziaria, del loro ordine del giorno su Chiesa e Ici, ovvero volto “ad adottare le opportune iniziative normative per abrogare ogni norma che preveda esenzioni o riduzioni fiscali e tributarie a favore di qualsiasi soggetto svolgente un'attività commerciale, ancorché il fine di lucro non connoti in modo principale l'attività della persona giuridica beneficiaria dell'esenzione o della riduzione stessa; in particolare, ad abrogare la normativa che consente l'esenzione ICI, la riduzione dell'IRES, dell'IRAP e qualsiasi beneficio fiscale”.

Dal loro punto di vista e al di là della monotona accusa all’informazione di ignorare le loro gesta - magari fosse vero - questa volta hanno ragione. E’ certamente una notizia che il Governo aderisca di fatto ad una campagna demagogica e priva di fondamento che ha l’obiettivo di colpire la Chiesa cattolica, che intenderebbe incidere, come sembra essere nei propositi di chi ha presentato l’ordine del giorno, anche su altre organizzazioni, come, ad esempio, quelle di volontariato, che connotano l’identità solidale di questo paese.
Né si può invocare, a parziale discolpa dell’esecutivo, il fatto che sia stato lo stesso Parlamento ad approvare un altro ordine del giorno - più sfumato del precedente - presentato dalla deputata del PDL, Gabriella Giammanco e votato in maniera bipartisan, che impegna l'esecutivo a “valutare l'opportunità di affrontare e definire, considerato il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti 'no profit' e, tra questi, gli enti ecclesiastici, la questione relativa al pagamento dell'Imu sugli immobili parzialmente utilizzati a fini commerciali”.

Gli ordini del giorno, si sa, non sono vincolanti per il Governo, ma rappresentano un indirizzo di natura politica. C’è da chiedersi, quindi, se il Presidente Monti (e con lui, il suo mentore, il Presidente della Repubblica) e i suoi Ministri, abbiano acquisito una posizione politica su quest’argomento o se, rimanendo ondivaghi, preferiscano, in questo momento di furia anticlericale, tenere la barra del timone in direzione del vento che tira. Resta comunque il fatto che si esimono dall'indicare quali sono gli sprechi della macchina centrale dello Stato e d’intervenire di conseguenza, così come su quelli dei costi della politica mentre assecondano politicamente una campagna di tal fatta.

Se questo è l’andazzo, non ci meraviglieremmo che questo Governo o magari qualche suo Ministro di cosiddetta area cattolica aderisca ad un’altra idea radicale rilanciata proprio in queste ore. Si tratta della richiesta, rivolta al cardinale Bagnasco, “di aprire gli archivi delle Curie a una Commissione indipendente che indaghi sui casi di pedofilia clericale in Italia”, così come avvenuto in Olanda con la decisione presa dalla Conferenza Episcopale di quel paese. Siamo certi che su questo punto il dibattito proseguirà in modo articolato e naturalmente a senso unico, nelle prossime settimane, non considerando che è stato questo bistrattato Papa a gridare, prima del suo Pontificato, durante la Via Crucis della Pasqua del 2005, della “sporcizia all’interno della Chiesa”.


C’è, infine, sempre in queste ore, un’altra iniziativa radicale che merita anch’essa di essere ripresa. Riguarda l’invito - espresso sul loro organo d’informazione - allo Stato della Città del Vaticano di “cessare i comportamenti omissivi ed omertosi e di dire la verità sul mistero di Emanuela Orlandi”. Vengono riproposte, a questo fine, notizie già apparse, negli ultimi anni, su molte testate della carta stampata e televisive e vengono citate - tra le altre - persone che non possono replicare, perché nel frattempo non ci sono più: l’ex capo della polizia e numero due del SISDE, Vincenzo Parisi, morto nel 1994; il cardinale Silvio Oddi, morto nel 2001; il vescovo Paul Marcinkus, morto nel 2006; oltre a Giovanni Paolo II, morto nel 2005.


Il pezzo forte è, come di consueto, dedicato al supposto legame tra la vicenda Orlandi, il Vaticano e l’avvenuta sepoltura di uno dei capi della banda della Magliana, Renato De Pedis, all’interno della Chiesa di Sant’Apollinare. Su quest’ultimo punto, si dà tra l’altro conto del fatto che la Procura di Roma abbia interrogato Pedro Huidobro, appartenente all’Opus Dei, rettore della Basilica di Sant’Apollinare, il quale, peraltro, già nel 2008, in un’intervista a La Stampa, aveva dichiarato: ”Io amministro per conto del Vicariato di Roma la chiesa di Sant’Apollinare. Se mi arrivano i permessi necessari, sono pronto non solo ad aprire la tomba ma anche a spostarla. Tutto questo clamore è pubblicità negativa per la Basilica”. Dal canto suo, tre anni prima, il 3 ottobre 2005, il Vicariato di Roma aveva reso una dichiarazione pubblica di questo tenore: "Gli attuali responsabili del Vicariato pur comprendendo che tale sepoltura possa suscitare notevoli perplessità devono precisare di essere venuti a conoscenza di essa soltanto dopo la morte del Cardinale Ugo Poletti che la autorizzò e di non possedere altre informazioni in merito al di là dell'autorizzazione stessa e di un attestato di Mons. Piero Vergari, allora rettore della Basilica di Sant'Apollinare, già resi pubblici dai mezzi di informazione. Non si ritiene d'altronde di dover procedere all'estumulazione in quanto l'autorizzazione concessa dal Cardinale Vicario oltre che per il rispetto che si deve comunque ad ogni defunto. Appare infine infondato qualsiasi collegamento tra la scomparsa di Emanuela Orlandi che ha avuto luogo il 22 giugno 1983 e la sepoltura di Enrico de Pedis in Sant'Apollinare, avvenuta oltre 6 anni dopo. Questo Vicariato, comunque, per parte sua non si oppone ad ulteriori accertamenti in merito".

Ci chiediamo: vista la disponibilità, sono stati chiesti, in questi anni, al Vicariato di Roma, ulteriori accertamenti in merito? Dal canto suo, il Vicariato di Roma può considerare la possibilità di dare a chi amministra la Basilica del Sant’Apollinare i permessi necessari? Cesserebbero di fatto, così, almeno limitatamente a questo punto, le speculazioni e le dietrologie.