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MEDICINA SPETTACOLO

I virologi star, impuniti, tornano a pontificare

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Il virologo-star è stata la figura dominante nelle nostre televisioni durante la pandemia. Ma hanno contribuito a creare disordine nella mente degli italiani, spingendo sulla paura o su un'eccessiva tranquillità a seconda dei momenti. Nessuno di loro ha mai ammesso un errore. Pensavamo di essercene liberati. E invece...

Editoriali 10_03_2023
Il murales al Giovanni XXIII di Bergamo

Le cronache degli ultimi giorni hanno mandato in frantumi una nostra speranza, che dunque si è rivelata una pia illusione: esserci liberati una volta per tutte di virologi, epidemiologi, infettivologi, scienziati sedicenti esperti di pandemie che hanno imperversato per quasi tre anni in tv, dopo di che, con la fine dell’emergenza sanitaria, sono andati in crisi d’astinenza senza che in alcun talk show si sentisse minimamente la loro mancanza.

Ora sono tornati, speriamo solo temporaneamente, perché l’inchiesta di Bergamo ha riacceso i riflettori sugli errori commessi dai politici nelle strategie di contrasto al virus. I virologi, che pure hanno cavalcato l’onda sensazionalistica per ottenere spazio nei salotti televisivi, ora scaricano sulla classe dirigente anche i propri errori. Ormai conoscono le tecniche più evolute di comunicazione televisiva, giocano sull’effetto annuncio e sanno che, quando si alza la voce nella critica, negli attacchi e, a volte, anche negli insulti, si ottiene più spazio.

Purtroppo gli italiani hanno la memoria corta. La gioia di essersi lasciati alle spalle il Covid fa velo ad una obiettività di giudizio su quanto questi virologi hanno detto per anni in tv, vale a dire tutto e il contrario di tutto, contribuendo a disinformare, terrorizzare/tranquillizzare in base all’emotività del momento. I danni provocati dal “Festival della virologia a reti unificate”, che un’informazione superficiale e disattenta ha assecondato per mesi, soprattutto a partire dalla seconda ondata, cioè dopo l’estate 2020, non sono quantificabili e dunque nessuno pagherà per questo. Certo è che la mancanza di una comunicazione scientifica sobria, equilibrata e rispettosa dei principi della deontologia del giornalismo medico-scientifico l’hanno pagata soprattutto i cittadini emotivamente fragili, che si sono affidati alle analisi e alle profezie, puntualmente smentite, dei virologi, e ora, sul piano della salute psicologica, stanno molto peggio di come stavano prima dello scoppio della pandemia.

Molti scienziati sedicenti esperti di pandemie hanno scritto libri e li hanno presentati in tv e nelle piazze, come vere e proprie star. Altri hanno tentato la strada della candidatura politica, per fortuna degli italiani senza successo, salvo eccezioni. L’evoluzione dell’inchiesta di Bergamo e la prospettiva che in Parlamento venga istituita una commissione d’inchiesta per fare luce sulle responsabilità degli ultimi governi in materia di azioni di contrasto alla pandemia hanno ringalluzzito la comunità delle virostar, che ora provano a dire la loro anche su vicende giudiziarie che non li riguardano o che riguardano solo alcuni di loro, quelli che avevano ruoli di responsabilità nel Comitato tecnico-scientifico.

La diffusione di intercettazioni riguardanti politici e personale amministrativo e al vaglio degli inquirenti bergamaschi sta offrendo ai virologi il pretesto per rivendicare una verginità e per far dimenticare i propri innumerevoli e gravi errori di sopravvalutazione o di sottovalutazione della minaccia Covid.

Da nessuno di loro sono mai arrivate in tre anni scuse, rettifiche, spiegazioni. In nome dell’imprevedibilità della scienza, in perenne evoluzione, hanno continuato a pontificare su contagi, mascherine, lockdown, vaccini, cambiando sempre opinione sulla base dell’evoluzione della situazione epidemiologica, senza contribuire in alcun modo a chiarirla, ma al contrario incidendo sulla salute psichica e mentale di milioni di italiani che incautamente si sono affidati a loro ricavando ulteriore disorientamento oltre quello già generato dall’incertezza del virus e dagli errori nelle strategie per combatterlo.

Anziché ammettere che il boicottaggio delle cure domiciliari e l’emarginazione dei medici di base hanno provocato tante vittime innocenti che si sarebbero potute curare seriamente e non con tachipirina e vigile attesa, questi virologi insistono in tv sui loro meriti. Invece un giornalismo d’inchiesta degno di questo nome dovrebbe semplicemente riavvolgere il nastro e riportare alla memoria collettiva la successione delle frasi che ciascuno di quei virologi tornati in prima linea in tv nelle ultime settimane ha pronunciato nel pieno della pandemia. Ci sarebbe da rimanere esterrefatti per quanto quelle loro parole si sono alla prova dei fatti rivelate fallaci, inattendibili, infondate. Eppure la gente dimentica tutto e accetta che, anche sul servizio pubblico, questi medici in cerca di notorietà televisiva continuino a dire la loro, analizzando una situazione che ora non desta alcun allarme e che loro non sono stati capaci in alcun modo di interpretare e comunicare all’opinione pubblica quando ce ne sarebbe stato bisogno.

Secondo alcuni giuristi ci sarebbero perfino gli estremi per denunciare alcuni virologi per procurato allarme o per altri reati collegati alla diffusione di fake news e opinioni false e fuorvianti, che hanno seriamente compromesso il diritto alla salute dei cittadini. Di certo una riflessione sull’appiattimento che certa informazione ha compiuto sulle esternazioni dei virologi andrebbe fatta. Molti giornalisti hanno delegato di fatto alle virostar la funzione informativa, alimentando la babele delle opinioni e allontanando i cittadini dalla comprensione della verità. Davvero una pagina buia del rapporto tra informazione e scienza, che speriamo sia chiusa per sempre, al di là di questo improvvido colpo di coda dei virologi in tv.