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NUOVI PRESIDENTI

I vescovi tedeschi e spagnoli votano la linea progressista

Bätzing succede a Marx come presidente della Conferenza episcopale tedesca. Il suo nome è in continuità con il suo predecessore: è perciò probabile che il “cammino sinodale” prosegua spedito. Nella Spagna laicista a guida Psoe-Podemos, i vescovi eleggono Omella, arcivescovo di Barcellona e ritenuto interprete della “Chiesa in uscita”.

Ecclesia 04_03_2020

Quella di ieri è stata una giornata di elezioni per i vescovi di due Paesi importanti come la Germania e la Spagna. La Conferenza episcopale tedesca (Dbk) ha salutato Reinhard Marx, presidente uscente che - a sorpresa - a febbraio aveva annunciato la sua indisponibilità a un secondo mandato. Insieme a lui si è congedato anche Hans Langendörfer, anch’egli non disposto ad una nuova elezione come segretario generale. Un incarico per il quale il cardinale Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, ha detto di vedere bene una donna.

A Magonza, sede dell’Assemblea plenaria, è stato eletto Georg Bätzing come successore dell’attuale coordinatore del Consiglio per l’Economia vaticano e membro del C6. Non toccherà, dunque, al cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia e prelato tra i più critici nei confronti dell’avviato percorso sinodale della Chiesa tedesca.

Il nome di Bätzing rappresenta un segnale di continuità con la linea tracciata da Marx: il vescovo di Limburgo è favorevole all’abolizione del celibato sacerdotale (“credo che non faccia male alla Chiesa se i sacerdoti sono liberi di scegliere se vogliono vivere il matrimonio o vivere senza matrimonio”), sebbene abbia aggiunto che è una regola che ha grande valore per lui perché “così visse Gesù”. Relativamente a un altro dei temi più scottanti nel dibattito interno alla Chiesa, in un’intervista di inizio anno ha dichiarato che occorre “prendere sul serio il fatto che l’esclusione delle donne dagli uffici di ordinazione è percepita come fondamentalmente ingiusta e inappropriata in un ambiente sociale che da tempo identifica donne e uomini con i loro diritti”.

Con l’elezione di Bätzing è prevedibile che la “via sinodale” non conoscerà battute d’arresto: il neopresidente ha più volte difeso l’evento dalle critiche ed è stato presidente di uno dei forum tematici più discussi del cammino, quello dal titolo “Vivere in relazioni di successo - l’amore vive nella sessualità e nella collaborazione”.

Intanto in Spagna, dove si prevedono tempi duri per la Chiesa a causa dell’agenda laicista dell’esecutivo rosso-viola (vedi qui e qui), i vescovi hanno scelto Juan José Omella per guidare la Conferenza episcopale nei prossimi quattro anni. L’arcivescovo metropolita di Barcellona, creato cardinale nel quarto concistoro dell’attuale pontificato, è un interprete della linea della “Chiesa in uscita” cara a Francesco. Con la sua elezione - e con quella di monsignor Carlos Osoro Sierra alla vicepresidenza - si può considerare definitivamente archiviata l’era Rouco Varela per la Chiesa spagnola. Nonostante la fine del suo mandato presidenziale nel 2014, l’arcivescovo emerito di Madrid - molto vicino a san Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI - continuava ad avere una non indifferente influenza nell’Assemblea plenaria. Il cardinale Rouco Varela fu il grande protagonista della stagione delle piazze pro-vita contro le politiche laiciste del governo Zapatero.

Omella ha un profilo molto diverso da quello del suo più noto predecessore: basta pensare che quando nel 2005 i vescovi spagnoli si unirono alla marcia organizzata dal Forum della famiglia contro la legge che riconosceva le unioni gay, l’attuale arcivescovo di Barcellona volle distinguersi, non aderendo alla protesta e preferendo sfilare in una manifestazione contro la povertà. Il neopresidente condivide lo stesso orientamento con il ‘suo’ vice, quell’Osoro Sierra con cui Bergoglio ha voluto sostituire proprio Rouco Varela a Madrid e che in patria viene definito “il piccolo Francesco”.

Esce ‘sconfitto’, invece, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Valencia e considerato a lungo “il piccolo Ratzinger”, che aveva dato nelle settimane scorse la sua disponibilità ad accettare l’incarico nel caso in cui i suoi confratelli lo avessero votato in maggioranza. Non è difficile immaginare che il prelato voluto da Benedetto XVI alla guida della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti nel 2008 non avrebbe certamente fatto sconti all’esecutivo Psoe-Podemos che sembra intenzionato ad attuare un programma fortemente contrastante con la visione dell’uomo cara alla Chiesa.