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Medio Oriente

I timori dei cristiani siriani

Spaventa l’eventualità che venga adottata la legge islamica e che i nuovi padroni del paese riducano i cristiani nella condizione di dhimmi

 

I pochi cristiani che ancora vivono in Siria (ridottisi dei due terzi dall’inizio della guerra civile nel 2011), ora che il gruppo jihadista Hay’at Tahrir al-Sham ha assunto il controllo del paese temono che venga adottata la shari’a, la legge islamica, e di essere ridotti allo status di dhimmi, tollerati e discriminati, se non peggio. Il patriarca Beshara Rai, capo della Chiesa maronita, nell’omelia pronunciata durante la messa domenicale, lo scorso 15 dicembre, li ha confortati ed esortati a impegnarsi nella ricostruzione del paese che è la loro patria. “La Siria è la culla del cristianesimo nella regione – ha detto – i cristiani devono vivere la loro naturale e attiva presenza all’interno della società siriana, essendone una componente genuina ed essenziale”. Davanti alla cattedrale di Notre-Dame a Tartous la sera di domenica sono state accese le luci dell’albero di Natale nel corso di una cerimonia presenziata dal vescovo maronita locale, Antoine Chbeir.  Due giorni prima, il 13 dicembre, anche l’arcivescovo siro-cattolico di Homs, Hama e Dabek, monsignor Jacques Mourad, durante la conferenza stampa organizzata a Damasco dall’associazione francesce L’oeuvre d’Orient, ha esortato i cristiani: “Aiutiamo questo nuovo Stato – ha detto – anche se sostiene di essere musulmano. Siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità nella direzione di questo Paese”. Però si è detto del tutto contrario al progetto formulato tra gli altri dal nuovo ministro della giustizia, Shadi Mohammad al-Waisi, di adottare la shari’a. “Abbiamo combattuto contro l’ingiustizia – ha detto – ma non perché la sharia possa sostituire il Palazzo di Giustizia”. L’arcivescovo maronita di Damasco, monsignor Samir Nassar, intervistato da L’Orient-Le Jour, ha per la prima volta pubblicamente dichiarato che le Chiese presenti in Siria non sono state abbastanza coraggiose da denunciare quel che stava succedendo nel paese sotto la dittatura di Assad e di suo padre prima di lui. Centinaia di migliaia di siriani – ha ricordato – sono stati imprigionati in condizioni indescrivibili, uccisi o ‘scomparsi’ sotto questa dittatura. Ha descritto una Siria in cui tutti, compreso il clero, erano sorvegliati 24 ore su 24 e in cui lui stesso, quando era in carica, ha condiviso le proprie idee con toni sommessi” persino quando era all’estero. “I servizi segreti, i ‘moukhabarat’, erano dappertutto – ha detto – passavano attraverso il cuoco, il portinaio, il sagrestano. Vi erano quattordici servizi di intelligence e rapporti quotidiani. Tutti controllavano gli altri e anche molti sacerdoti erano coinvolti in questo sistema. Un giorno hanno persino trovato un microfono in una penna nel mio cassetto”.