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A SAINT-SULPICE

I singolari funerali di Chirac

Grande adunata di vip internazionali alle esequie dell’ex presidente francese, a parte Le Pen e seguaci, non voluti dalla famiglia. Sorprendono le due cerimonie religiose, di cui una a Saint-Sulpice. Chissà se alla fine si è convertito. Quel che è certo è che avversò il cristianesimo, come quando rifiutò, insieme ad altri, di inserire nella Costituzione europea il riferimento alle radici cristiane.

Attualità 02_10_2019

«Alla stazione c’erano tutti: dal commissario al sacrestano, alla stazione c'erano tutti con gli occhi rossi e il cappello in mano». Così cantava Fabrizio De André in Bocca di rosa, i cui versi vengono prepotenti in mente allo spettacolo dei grandiosi funerali di Jacques Chirac, che fu «il presidente più amato dai francesi», almeno stando ai commenti sui vari tiggì. Infatti, l’ultima volta che fu vista una tale adunanza di vip politici internazionali fu, se non andiamo errati, in occasione delle esequie di Giovanni Paolo II.

Dicevamo che «c’erano tutti», ma per essere esatti non è proprio così. Mancava Marine Le Pen, et pour cause: non l’hanno esplicitamente voluta. Eggià, quelli del Front National, o come si fa chiamare adesso, sono brutti, sporchi e cattivi, sovranisti, xenofobi, razzisti eccetera, i salvini di Francia insomma. A escluderli è stata un precisa richiesta della famiglia del de cuius, il che la dice lunga sugli orientamenti ideologici degli Chirac, molto politicamente corretti e in linea con l’ideologia di base della République, la laïcité.

La Francia ha una tradizione di scrittori e poeti «maledetti», l’ultimo è Michel Houellebecq, che nel suo famigerato Submission immaginò un futuro prossimo in cui la Francia viene islamizzata per puro odio nei  confronti della destra: i partiti laici si alleano col partito dei musulmani pur di escludere i lepenisti. Facendo come quel famoso genio che si evirò per dispetto nei confronti della moglie.

Funerali di Stato, e vabbè, giorno di lutto nazionale, e non fa una grinza, adunanza di capi di Stato, comprensibile. Ma la cerimonia religiosa? Chirac era dunque cattolico credente e praticante? Rettifichiamo, per amor di precisione: non una cerimonia religiosa ma ben due, una, privata, a Les Invalides, e l’altra, pubblica e addirittura solenne a Saint-Sulpice.

Ora, delle due l’una: o si era convertito in articulo mortis (o poco prima di ammalarsi) o il suo era un cattolicesimo diciamo così bergogliano, non dottrinale cioè ma pastorale. Infatti, quando, illo tempore, in sede Ue il nostro Berlusconi perorava la causa dell’introduzione delle famose radici cristiane nella confezionanda Costituzione europea, proprio Chirac gli si rivolse con un beffardo «Merci, monsieur l’abbé!». Che, per chi non sa il francese, significa «Grazie, signor curato!». E, com’è noto, la Costituzione europea ebbe tante radici da somigliare a una quercia. Tranne quelle cristiane. E fu da allora che si cominciò a parlare apertamente di cristianofobia delle istituzioni comunitarie, come poi fece con vari accenti e varianti l’ex pontefice Benedetto XVI.

Qualcuno osservò che, così com’era confezionata, la Costituzione finale dell’Ue sapeva più che altro di illuminismo paramassonico. E in Francia, si sa, la massoneria è potente, specialmente in politica. Auguriamo a Jacques Chirac ogni bene nell’altra vita così come ne ha avuti in questa. Ma la curiosità rimane: perché ce l’aveva tanto con le radici cristiane d’Europa? Già, perché in quel momento, all’ora del diniego (che non fu solo suo, ovviamente, era in affollata compagnia), l’opinione pubblica era impensierita dall’immigrazione islamica, la più restia a integrarsi. L’inserimento delle radici cristiane nella Costituzione europea avrebbe potuto costituire un paletto, un argine a certe usanze alloctone come la poligamia, i tribunali della sharìa, l’ineguaglianza delle donne eccetera. Questa era l’intenzione di quelli che lo propugnavano, anche se personalmente non erano granché religiosi. Invece no. Perché? Boh.