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I Sermoni di sant’Antonio, una quadriga verso il Cielo

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In ragione della sua opera teologica, sant’Antonio di Padova è stato proclamato Dottore della Chiesa. Testimonianza di questa fine teologia sono i Sermoni, composti «a gloria di Dio», con il fine di aiutare le anime a conoscere la verità e guadagnarsi il Paradiso.

Ecclesia 13_06_2025
Sant'Antonio di Padova con Gesù Bambino (Guercino)

«Prima opera teologica maturata all'interno del francescanesimo, i Sermoni racchiudono e custodiscono la profonda formazione scritturistica e patristica del canonico agostiniano Fernando e dei suoi anni di studio a Coimbra, prima che egli entrasse a far parte della fraternità francescana con il nome di Antonio. Nati dalla sua prolungata ed intensa attività di predicazione, questi testi non sono però una diretta trascrizione delle prediche da lui effettivamente pronunciate, quanto piuttosto la sua risposta all’esigenza di formazione dei giovani confratelli che venivano inviati a ricucire, mediante l’evangelizzazione, il tessuto ecclesiale lacerato da eresie, decadenza e corruzione». Queste parole – tratte da Maria nei Sermoni di sant’Antonio di Padova, un articolo pubblicato nella rivista Theotokos XIX (2011) e redatto da suor Mary Melone, insigne studiosa del santo – riescono a offrirci un’adeguata introduzione per comprendere l’importanza che questi scritti hanno ricoperto nella storiografia del santo di Padova. Ma non solo, perché riescono anche a farci riflettere sull’importanza che gli stessi Sermoni hanno avuto nel panorama teologico in cui sono nati.

Eppure sant’Antonio di Padova (Lisbona, Portogallo, 1195 circa – Padova, 13 giugno 1231), del quale oggi ricorre la memoria liturgica, troppo spesso viene ricordato nell’immaginario collettivo solamente con l’iconica immagine a cui siamo abituati da tempo immemore: il santo con il Bambino Gesù in braccio, l’immancabile giglio e poi il famoso pane, simbolo della carità verso i bisognosi. Immagine sicuramente tenera e viva. Vera. Popolare. Ma questo simbolismo non deve far dimenticare un altro tratto essenziale del santo: l’alta teologia che ha donato al popolo di Dio, la sua grande conoscenza della Bibbia, simboleggiata dal libro, altro suo ricorrente attributo iconografico. Il santo francescano dovrebbe essere ricordato anche e soprattutto quale Dottore della Chiesa, come papa Pio XII lo proclamò nel 1946.

Proprio i Sermoni sono testimonianza di questa fine e alta teologia che il santo portoghese (ormai “adottato” dall’Italia) ha prodotto. O meglio, vissuto. Una teologia vissuta, così si potrebbe definire la sua esistenza. Per questo motivo, allora, si comprendono ancor meglio le parole che papa Benedetto XVI volle dedicare ai testi antoniani durante l’udienza generale del 10 febbraio 2010: «Questi Sermoni di sant’Antonio sono testi teologico-omiletici, che riecheggiano la predicazione viva, in cui Antonio propone un vero e proprio itinerario di vita cristiana». È questo il concetto-base che anima i Sermoni: accompagnare il fedele in un percorso di perfetta vita cristiana.

La raccolta consta di 53 Sermoni detti “domenicali”. A questi, si devono aggiungere i 20 Sermoni detti “festivi”. Ci troviamo di fronte, dunque, a un vero e proprio commento alla Sacra Scrittura: un commento dettato soprattutto dal ciclo liturgico. A questa già vasta produzione, si devono aggiungere 4 Sermoni dedicati ad altrettante feste per la Beata Vergine Maria, ossia: la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e l’Assunzione.

Lo stesso santo, nel Prologo, ci avverte: «Perciò a gloria di Dio e per l’edificazione delle anime, a consolazione del lettore e dell’ascoltatore, con l’approfondimento del senso della sacra Scrittura e ricorrendo ai vari passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, abbiamo costruito una quadriga, affinché su di essa l’anima venga sollevata dalle cose terrene e portata, come il profeta Elia, in cielo per mezzo della frequentazione delle verità celesti». È affascinante l’immagine che Antonio di Padova utilizza in questo scritto: una metafora che fa comprendere bene l’intento dei suoi Sermoni.

Il linguaggio è davvero particolare: i Sermoni sono vere e proprie pagine di poesia teologica che per stile non hanno proprio nulla da invidiare alle pagine dei poeti pagani (che alcune volte addirittura cita). È davvero impressionante, inoltre, come venga padroneggiata la materia delle Sacre Scritture: i rimandi alla Parola si “accavallano” fra loro ma ciò non disorienta il lettore, bensì lo avvolge e lo rende partecipe al testo. E poi, c’è tutto il fuoco della predicazione: «Brucia la Parola di Dio per purificare la coscienza del peccatore, per purificare i cuori come la fornace purifica l’oro, infiamma di amore di Dio e illumina coloro che l’ascoltano», così scrive nel Sermone XXIV dopo Pentecoste.

I temi trattati dal santo portoghese sono davvero tanti: dalla penitenza alla discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste; dall’Epifania del Signore al significato della Croce; e poi c’è anche spazio per alcune feste, come quella dei santi apostoli Pietro e Paolo; e, ancora, la Resurrezione di Cristo, una tematica immancabile, ovviamente. Come immancabile è il riferimento all’Eucaristia: «“Questo è il mio corpo”, il pane si trasforma, si transustanzia, diventa il corpo di Cristo, che conferisce l'unzione di una duplice ricchezza a colui che lo riceve degnamente, perché attenua le tentazioni e suscita la devozione. Per questo è detto: Terra dove scorrono latte e miele [in questo caso, il santo fa riferimento al Libro del Deuteronomio, 31,20; nda], perché addolcisce le amarezze e incrementa la devozione».

Assai interessante ciò che sant’Antonio scrive in merito al fuoco dello Spirito Santo: «Ciò che il fuoco materiale opera nel ferro, opera anche questo fuoco in un cuore malvagio, insensibile e indurito. Infatti con l’infusione di questo fuoco, l’anima dell’uomo perde a poco a poco ogni bruttura, ogni insensibilità e ogni durezza, e si trasforma a somiglianza di colui dal quale è stata infiammata. A questo scopo infatti viene donato all’uomo, a questo scopo viene in lui infuso, perché ad esso si conformi, per quanto è possibile».