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CHIESA & STATO

I satanisti e la provocazione sulla libertà di religione

Al potere politico si può chiedere: fino a dove sei disposto a riconoscere il diritto alla libertà di religione? Se il potere non sa rispondere sono grossi guai perché o sarà il potere stesso a decidere di volta in volta in modo arbitrario (e quindi totalitario) oppure accetterà tutto, anche le religioni sataniche per il solo fatto che esistono. La legittima autorità riesce ad usare la ragione politica a questo fine solo se rimane in contatto con la religio vera, ma così facendo lede il principio della libertà di religione, perché dà la preferenza ad una religione sulle altre. Ecco l’avvitamento in cui si cade volendo porre la libertà di religione e anche i suoi limiti.

Editoriali 13_08_2020

Dunque il Tempio Satanico dice che le leggi pro-vita violano il principio della libertà religiosa perché per loro l’aborto è un rito. La cosa, che potrebbe essere derubricata come una delle tante stranezze passeggere del momento, ha invece la capacità di mettere a nudo le difficoltà e le incertezze sia filosofiche che teologiche del concetto di libertà di religione. Ci riferiamo qui alla visione seria di questo diritto e non alle tante versioni relativiste e libertarie che sono prive di motivazioni perché in fondo chiedono una libertà senza regole.  Mi riferisco, invece, alla visione della libertà religiosa come un diritto naturale della persona umana connessa con la sua dignità. Sì, anche questa presenta dei problemi e i satanisti obbligano a prenderne atto.

Chi sostiene la visione seria di libertà di religione riconosce che essa non può essere senza limiti. Al potere politico che la prevede si può chiedere: fino a dove sei disposto a riconoscere il diritto alla libertà di religione? Se il potere non sa rispondere sono grossi guai perché o sarà il potere stesso a decidere di volta in volta in modo arbitrario (e quindi totalitario) oppure accetterà tutto, anche le religioni sataniche per il solo fatto che esistono.

La potestas politica, quindi, dovrebbe rispondere e fino a ieri si è sempre risposto in questo modo: la libertà di religione non deve contraddire il “giusto ordine pubblico” ovverossia il bene comune, i principi naturali della convivenza umana. Per esempio una religione che prevedesse mutilazioni del corpo umano oppure che non riconoscesse uguale dignità all’uomo e alla donna non potrebbe essere politicamente riconosciuta, quantomeno nelle specifiche disposizioni. È evidente che nel limitare un diritto non si può semplicemente fare ricorso ad una decisione politica, ma occorre riferirsi ai principi di un ordine oggettivo. “Non puoi farlo perché lo dico io” non vale in questi casi perché non è lecito negare l’esercizio di un diritto in modo arbitrario. Non è nemmeno sufficiente limitare un diritto “Perché lo dice la Costituzione” perché in fondo anche la Costituzione è lì perché “lo ha detto qualcuno”, fosse anche questo qualcuno una dotta assemblea di illuminati o la maggioranza di un popolo. La legittimazione ultima della Costituzione sta nella sua capacità di tutelare giuridicamente e politicamente il bene dell’uomo e dalla comunità politica che non è essa Costituzione a stabilire.

Se domani i satanisti chiedessero di partecipare all’otto per mille su che basi quindi dire loro di no? Sulla base di un ordine del bene umano inscritto nella sua natura e che un tempo si chiamava diritto naturale. Sembra una conclusione chiara e che così tutto sia a posto, ed invece è proprio quiche viene il bello.

La ragione umana è grande ma anche debole. Può conoscere molte cose ma spesso perde fiducia in se stessa fino al punto da pensare di non essere in grado di conoscere questa legge non scritta presente nella natura umana. Aborto, eutanasia, suicidio, embrioni, procreazione, sessi … molti oggi dicono: “dipende…!”. Anche i parlamentari oggi dicono “dipende…!” e approvano tutte le richieste limitandosi a disciplinarne le circostanze. Chiesa satanista? “dipende …!. Una ragione così indebolita al punto da essere capace solo di misurare quantitativamente le cose, come diceva Benedetto XVI,  ma non più di valutarle, una ragione così esangue ed estenuata incapace ormai di dimostrare anche il suo relativismo … non è in grado di conoscere nessun ordine oggettivo su cui fondare i limiti alla libertà di religione e non ha motivi per dire di no alle chiese sataniste.

Ma perché la ragione, compresa la ragione politica, non riesce più a conoscere un ordine naturale oggettivo delle cose? Perché ha perso il rapporto con la religione cristiana. Su questo Benedetto XVI ci ha detto una valanga di cose fondamentali. Il relativismo è il dogma di una ragione che non è più sostenuta dalla fede: senza credere nel Creatore finisce che anche la natura è solo un mucchio di pietre e l’uomo solo un mucchio di cellule. Venuto meno Dio, tutti gli dei sono ammessi perché la ragione (non la fede) non ha più argomenti per confutarli.

Qui ci troviamo di fronte al nodo più importante della questione della libertà di religione che – a mio modesto avviso – non è stato ancora sciolto, né dal Concilio né dal post-concilio. I limiti della libertà di religione sono posti dalla legittima autorità a difesa del bene comune, ossia del giusto ordine pubblico – come anche dice la Dignitatis humanae – ma la legittima autorità riesce ad usare la ragione politica a questo fine solo se rimane in contatto con la religio vera, ma così facendo lede il principio della libertà di religione, perché dà la preferenza ad una religione sulle altre. Ecco l’avvitamento in cui si cade volendo porre la libertà di religione e anche i suoi limiti. Fino a che questo cerchio non verrà fatto quadrare non ci saranno motivi validi per dire di no anche alle religioni più irreligiose.