I santuari sono luoghi di nuova evangelizzazione
Con il Motu proprio Sanctuarium in Ecclesia papa Francesco affida la cura dei santuari al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, togliendo la competenza alla Congregazione per il Clero. Il valore dei santuari viene rilevato come luoghi in cui, «nonostante la crisi di fede che investe il mondo contemporaneo», i fedeli possono «trovare un vero rifugio per riscoprire sé stessi».
Con il Motu proprio Sanctuarium in Ecclesia, firmato lo scorso 11 febbraio e presentato ieri, papa Francesco affida la cura dei santuari al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, togliendo la competenza alla Congregazione per il Clero.
Passano quindi al dicastero attualmente retto da monsignor Rino Fisichella la competenza circa «l'erezione dei Santuari internazionali e l’approvazione dei rispettivi statuti; lo studio e l’attuazione di provvedimenti che favoriscano il ruolo evangelizzatore dei Santuari e la coltivazione in essi della religiosità popolare; la pastorale organica dei Santuari come centri propulsori della nuova evangelizzazione».
Più in generale il dicastero dovrà “governare” la pietà popolare che è tanto cara al pontefice. Questo motu proprio rilancia il ruolo del pontificio consiglio per la Nuova Evangelizzazione, eretto da Benedetto XVI nel 2010, e che sembrava in odore di essere ripensato e ridimensionato. Fra i nuovi compiti rientrano anche la «formazione degli operatori dei Santuari e dei luoghi di pietà e devozione; la vigilanza affinché venga offerta ai pellegrini, nei luoghi di percorrenza, una coerente e sostenuta assistenza spirituale ed ecclesiale; la valorizzazione culturale e artistica dei Santuari secondo la via pulchritudinis».
Questo provvedimento cade mentre in questi giorni monsignor Henryk Hoser, arcivescovo di Varsavia-Praga (Polonia), e inviato speciale del Papa per veder chiaro nelle presunte apparizioni di Medjugorie, ha raggiunto la località balcanica per «acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio». Alcune indiscrezioni affermano che il destino della parrocchia di Medjugorie potrebbe proprio essere quello di un erezione a santuario, con relativo delegato pontificio per il suo governo, come accade ad esempio per la Basilica di Loreto o Sant'Antonio a Padova. A quel punto anche Medjugorie rientrerebbe sotto la “giurisdizione” del dicastero per la Nuova Evangelizzazione, ma la situazione nel caso della parrocchia della Bosnia-Erzegovina è talmente delicata che occorrerà attendere il risultato del lavoro di Hoser per capire meglio come evolverà.
Il valore dei santuari viene rilevato nel motu proprio, come luoghi in cui, «nonostante la crisi di fede che investe il mondo contemporaneo», i fedeli possono «trovare un vero rifugio per riscoprire sé stessi e ritrovare la necessaria forza per la propria conversione». Se ne riconosce un ruolo importante nella fede dei popoli, perché «molti Santuari sono stati a tal punto percepiti come parte della vita delle persone, delle famiglie e delle comunità da aver plasmato l’identità di intere generazioni, fino ad incidere sulla storia di alcune nazioni».
In Italia il pellegrinaggio a Loreto o a San Giovanni Rotondo, come a Padova per Sant'Antonio, sono esempi di quella religiosità popolare che affonda nella semplicità, quasi un eco di quel passo evangelico in cui Gesù ringrazia e loda il Padre per aver «nascosto queste cose ai saggi e agli intelligenti, e le hai fatte conoscere ai piccoli» (Mt 11, 25). Nei santuari si trova quella dimensione religiosa fondamentale dell'uomo che è la nostalgia di Dio, perciò diventa importante l'accompagnamento che il motu proprio chiama “pedagogia di evangelizzazione”, per condurre i pellegrini «ad un impegno sempre più responsabile sia nella loro formazione cristiana, sia nella necessaria testimonianza di carità che ne scaturisce». Anche per evitare che le devozioni o altre credenze diventino folklore, o peggio, vie di confusione o vere e proprie superstizioni.
Ma la “fede dei santuari”, troppo spesso snobbata dagli intellettuali da accademia, rappresenta spesso l'oasi di salvezza e ristoro per uomini alla ricerca di senso, bisognosi di perdono e assetati di misericordia. Tanti possono testimoniare questa esperienza di fede che ha segnato una svolta nella propria vita, e per papa Francesco, sensibile a quella variante della teologia della liberazione denominata teologia del popolo, questo aspetto è ben presente. Non a caso nel motu proprio c'è una citazione dal documento di Aparecida del 2007, documento dei vescovi sudamericani in cui c'è una certa attenzione alla religiosità popolare, e alla cui redazione ha contribuito in modo determinante proprio l'allora cardinale Bergoglio.
Così Sanctuarium in Ecclesia indica alla Chiesa intera che i santuari «sono chiamati a svolgere un ruolo nella nuova evangelizzazione della società di oggi e che la Chiesa è chiamata a valorizzare pastoralmente le mozioni del cuore che si esprimono attraverso le peregrinazioni ai Santuari e ai luoghi di devozione»