POLEMICHE
I santoni della crisi nella grotta di Betlemme
Gli esperti della finanza hanno scalzato il vero Salvatore. Quando l'uomo perde il suo rapporto con Dio smarrisce la speranza.
Attualità
30_12_2011
Sulle pagine dei quotidiani di questi giorni campeggiano articoli sulla crisi economica, sulle borse, sullo spread. Pochissimo spazio è stato dedicato all’evento della nascita di Gesù. I nuovi santoni dell’economia e della finanza, gli esperti della crisi, i profeti del futuro prossimo e lontano sono gli uomini più citati, i più intervistati. Sono i corifei della nuova bandiera che porta sul campo verde il simbolo del dollaro o su campo azzurro quello dell’euro. Nei discorsi delle persone domina lo scetticismo, come se dall’anno venturo non potessimo attenderci nulla di buono. Le previsioni sono già state fatte dagli esperti, quindi, cosa dovremmo aspettarci?
Purtroppo, questa forma di pensiero è diffusa ovunque, anche tra quanti si sono sempre ritenuti e si ritengono credenti. La crisi è, dunque, l’occasione di verificare la nostra fede, di capire su cosa poggi davvero. Quando l’uomo non dipende dal Mistero e da Dio, diventa schiavo dei sistemi di potere e delle ideologie. Nella grotta di Betlemme non c’è più posto per il Bambino Gesù. Da quale nuovo salvatore ci attenderemo, dunque, la risoluzione della crisi? In questo XXI secolo in cui sembrano tramontate tutte le certezze e tutte le ideologie politiche, si può dire che sia davvero finita l’epoca delle ideologie? L’animo umano è fatto per l’infinito e per l’appartenenza, non per l’individualismo e per la solitudine.
Per questo motivo, il «deserto» del mondo d’oggi, deprivato di un senso e di un Creatore, sempre più è invaso da ideologie che hanno la presunzione di costruire la nuova città, di creare l’oasi, di fondare il mondo nuovo sulle ceneri del vecchio, che avrebbe palesato tutta la propria insufficienza. Che si chiamino scientismo, relativismo, progressismo o ecologismo le nuove ideologie mostrano sempre la medesima presunzione che l’uomo possa prendere il posto non più occupato da Dio e finalmente, lontano da ancestrali fantasie religiose e superstiziose, realizzare il mondo giusto, equo, fondato sul diritto e su una morale al passo con i tempi. Su quali fondamenti sarebbe possibile finalmente liberare l’uomo dalle catene della barbarie e dell’ignoranza? Su quali presupposti l’uomo si erge a nuovo Messia e si fa portatore di un verbo di rigenerazione universale?
Nello scientismo la convinzione è quella di poter accedere alle chiavi nascoste dei meccanismi dell’universo e dell’umano, decifrandone tutte le leggi. La supremazia della tecnica fonda la presunzione di migliorare all’infinito un mondo, deprivato della dimensione dello spirito, fondato su un rigido determinismo, abitato da un uomo che risponde ad esigenze e bisogni identici a quelli degli animali, anche se magari un po’ più evoluti. Così, in modo paradossale, un ambito come quello scientifico che è espressione del contatto tra l’umana intelligenza e il grande mistero del cosmo (termine che in greco significa «ordine») toglie all’uomo quella centralità che gli proviene dalla sua autocoscienza e lo rende pari alle altre creature. Nel contempo, il potere della tecno - scienza autorizza e rende lecito qualsiasi bisogno umano attribuendogli lo statuto di diritto. In maniera subdola l’uomo pensa così di porre se stesso sul piedistallo, adorando in realtà l’idolo fasullo dello scientismo. Il progressismo auspica l’avvento di un nuovo mondo fondato su presunti valori e diritti universali, che sono, in realtà, espressione di mode del tempo e di gruppi di potere. Questa umanità nuova, basata su una libertà moderna, sull’autonomia da norme morali cristiane, sul permissivismo, sulla creazione di nuove leggi morali, è un ritorno al passato, pur presentandosi come il futuro più auspicabile. Nomi diversi nascondono velleità libertarie antiche, sempre esistite nella storia. L’ecologismo, sfumatura del progressismo, esaltando la natura fino all’idolatria e colpevolizzando l’uomo, nasconde, in realtà, antichi culti pagani e la supremazia di chi è più ricco e possiede già.
Il relativismo, che è in realtà alla base dell’imperversare delle ideologie, perché ha spazzato via ogni barlume di certezza del passato, si è tradotto nel tempo in una vera e propria ideologia che vuole colpire e eliminare dal sistema tutti coloro che si fanno ancora portavoci dell’esistenza di una verità. Ne è un emblema evidente l’apparato massmediatico che censura spesso il pensiero forte e valorizza quello debole. Tutte queste nuove ideologie sono favorite e corroborate dal potere e dal sistema. Si è creato un sodalizio tra il sistema di potere e le ideologie culturali, connubio che favorisce un clima consumistico ed edonistico, un’omologazione in cui l’uomo crede di poter vivere bene, senza problemi e domande. Questo è quel centralismo della cultura consumistica che lo scrittore P. P. Pasolini (1922-1975) descriveva già negli anni Settanta come il peggiore dei totalitarismi e di cui parleremo più avanti. Tutte queste ideologie hanno paura della verità, perché laddove alberga la verità esse non trovano un terreno in cui crescere.
Per questo tutte queste ideologie sono alleate comuni contro il Verbo incarnato, un bimbo che è venuto nel mondo a proclamare la verità, a portare la pace e l’amore, a dire a chiare lettere: «Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? […] Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Oggi, pensiamo, dunque, a ringraziare per quanto ci è stato donato. La gratitudine ci riempirà di una letizia inaspettata. Ciàula, un personaggio di una novella pirandelliana, fa la scoperta della bellezza della realtà. Costretto a lavorare in miniera per tante e tante ore, fin da piccolo aveva provato paura per il buio della notte. Un giorno, ritornato in superficie dopo l’estenuante fatica, «restò […] sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d’argento. Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna. Sì, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna? Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva». La scoperta della Luna è la rivelazione di una presenza che è più grande di noi e che esiste a prescindere dalla nostra consapevolezza. Si può vivere senza cogliere la bellezza che ci circonda, senza palpitare di meraviglia. Ora Ciaula si rende conto che nessuna fatica, nessun limite, nessuna circostanza ci definiscono e ci schiacciano.
Quando si è pieni di stupore, anche la fatica non si sente più. La sorpresa più grande per un adulto che guardi un bimbo di fronte alla realtà è osservarlo mentre si sofferma stupito, pieno di domanda e di curiosità. Tutto è nuovo per lui, sorprendente e interessante e desta in lui un sorriso. Un bimbo vuole dare un nome alle cose che incontra proprio come Adamo che ha dato un nome alle bestie. L’augurio per il nuovo anno per ciascuno di noi è quello di rinnovare questo sguardo sorpreso dei bambini che si stupiscono per la realtà che hanno di fronte.