Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
A FAVORE DEL DOGMA

I santi non hanno dubbi: Maria è Corredentrice

Veronica Giuliani, Padre Pio, Gabriele dell’Addolorata, Madre Teresa, Bartolo Longo, Massimiliano Kolbe, Edith Stein, suor Lucia di Fatima, Pio X, Giovanni Paolo II, ecc. Onorando la missione della Madre celeste al servizio del divin Figlio e Redentore, moltissimi servi di Dio, venerabili, beati e santi hanno chiamato la Vergine «Corredentrice». E Lei stessa ha chiesto il dogma, profetizzando che sarà «l’ultimo» e «il più grande»

Ecclesia 26_12_2019

«E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2, 35)

Si è già ricordato su questo quotidiano che la Corredenzione di Maria è dottrina cattolica certa. Una dottrina radicata nelle Sacre Scritture (dalla Genesi all'Apocalisse) e implicita nell’approfondimento teologico già dei primissimi Padri della Chiesa, come san Giustino e sant’Ireneo, sul ruolo di Maria quale «nuova Eva», specialissima cooperatrice alla Redenzione di Gesù Cristo, il «nuovo Adamo» delle lettere paoline.

Se è vero che le obiezioni di alcuni teologi sono basate sul termine, «Corredentrice», può essere d’aiuto ricordare che questo stesso termine è stato usato esplicitamente da una schiera formidabile di santi, beati, venerabili e servi di Dio, compresi alcuni Papi del nostro tempo. Tra queste anime predilette ci sono inoltre grandi mistiche, come santa Veronica Giuliani e la serva di Dio Luisa Piccarreta.

Partiamo proprio da uno degli scritti della Piccarreta, perché le parole dette da Gesù stesso sulla pia pratica delle “Ore della Passione” sono rivelatrici: «Figlia mia, sappi che col fare queste “Ore” l’anima prende i miei pensieri e li fa suoi, la mia riparazione, le preghiere, i desideri, gli affetti, anche le più intime mie fibre e le fa sue, ed elevandosi tra Cielo e la terra, fa il mio stesso ufficio, e come corredentrice (corsivo nostro, ndr) dice assieme a Me: Ecce ego, mitte me […]».

È chiaro che se questo vale per ogni anima che si unisce alla Passione di Cristo, tanto più vale per la creatura eletta a essere Madre di Dio e misticamente di tutti i Suoi figli. Lo ha spiegato tra gli altri un pontefice che per ben sei volte, nel suo magistero ordinario, si è riferito a Maria Santissima come Corredentrice: san Giovanni Paolo II. «La collaborazione dei cristiani alla salvezza - diceva Wojtyla nel 1997 - si attua dopo l’evento del Calvario, del quale essi si impegnano a diffondere i frutti mediante la preghiera e il sacrificio. Il concorso di Maria, invece, si è attuato durante l’evento stesso e a titolo di Madre; si estende quindi alla totalità dell’opera salvifica di Cristo. Solamente Lei è stata associata in questo modo all’offerta redentrice che ha meritato la salvezza di tutti gli uomini». In un’omelia del 31 gennaio 1985, il Papa polacco aveva parlato della Madonna come «spiritualmente crocifissa con il Figlio crocifisso» e aggiunto che «il ruolo corredentore di Maria non cessò con la glorificazione del Figlio», ma continua «nella Chiesa di tutti i tempi».

L’apice raggiunto sul Calvario si rileva anche nelle parole della Beata Vergine trascritte sempre dalla Piccarreta: «[…] Troppo mi costano le anime, mi costano la vita d’un Figlio-Dio; ed io, come Corredentrice e Madre, le lego a te, o croce», si legge nell’Orologio della Passione. È noto che questo manoscritto era stato letto da san Pio X, che lo aveva ricevuto da sant’Annibale Maria di Francia, a cui il Papa aveva ordinato: «Fai subito dare alle stampe L’Orologio della Passione della Piccarreta. Leggetelo in ginocchio, perché è Nostro Signore che parla!». Oltre all’imprimatur di questo libro, frutto di rivelazioni celesti, sotto papa Sarto fu introdotto, in documenti delle congregazioni vaticane, il termine «Corredentrice», usato per tre volte, dal 1908 al 1914, in riferimento alla liturgia per la Festa dei Dolori di Maria e alla concessione di indulgenze per la recita di preghiere legate a Maria Corredentrice [1].

Da quanto accennato, è evidente che la plurisecolare pietà cristiana e il significato teologico della Madonna Addolorata sono un tutt’uno con la dottrina della Corredenzione mariana. Non si può non ricordare al riguardo il carisma di un eccelso devoto di Maria, san Gabriele dell’Addolorata. Il giovane santo, un passionista, scriveva che la Vergine «ci partorì sul Calvario», definiva la partecipazione ai suoi dolori «il mio Paradiso» e più volte la chiamò nelle sue lettere «Corredentrice».

Tra i nati nel medesimo secolo, il XIX, di san Gabriele, adoperarono lo stesso termine: il grande convertito inglese, san John Henry Newman, il grande convertito italiano e instancabile apostolo del Rosario, beato Bartolo Longo, l’arcivescovo di Milano, beato Ildefonso Schuster, il fondatore delle Edizioni Paoline, beato Giacomo Alberione, il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, san Luigi Orione, la fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, santa Francesca Saverio Cabrini, e molti altri ancora. In particolare “Mother Cabrini”, come la chiamarono gli italoamericani, scriveva che alla Vergine «toccò il vanto di dare la vita al nostro Redentore; ad essa, come ben disse il nostro Santo Padre [Pio X, ndr], toccò insieme l’ufficio di custodire e preparare al sacrificio la sacra vittima del genere umano. Maria fu Madre di Gesù non solo nelle gioie di Betlemme, ma ancor più sul Calvario… ed ivi meritò di divenire degnissimamente la Corredentrice».

Ricchissimo è l’insegnamento sulla Corredenzione di un innamorato dell’Immacolata e martire dei campi nazisti, san Massimiliano Maria Kolbe. Meditando sul compimento del peccato originale da parte dei nostri progenitori e sul profetico passo della Genesi (Gn 3,15), padre Kolbe scrisse: «[…] fin da quel momento Dio promette un Redentore e una Corredentrice dicendo: “Porrò inimicizia fra te e la donna, fra il tuo seme e il suo seme: Ella ti schiaccerà la testa”». Un’altra martire del nazismo, santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, compatrona d’Europa, affermava che «Maria esce dall’ordine naturale e si pone come Corredentrice al fianco del Redentore».

San Pio da Pietrelcina la chiamava «nostra sì cara Corredentrice» e «Regina dei martiri» (una delle invocazioni nelle Litanie Lauretane), san Josemarίa Escrivá spiegava mirabilmente il nuovo titolo legandolo allo “stare” della Madre iuxta crucem e ai suoi dolori per il sacrificio del Figlio, san Leopoldo Mandic si era proposto addirittura di scrivere un trattato sulla Corredenzione ma non poté per il moltissimo tempo dedicato al sacramento della Confessione: ciò non gli impedì, comunque, di fare un atto di offerta di tutto sé stesso per la ricomposizione dello scisma con l’Oriente «in ossequio alla Corredentrice del genere umano». Per almeno otto volte, nei suoi scritti, suor Lucia di Fatima usò il termine Corredentrice, spiegando tra l’altro che chiamiamo la Santa Vergine «Nostra Signora dei dolori, perché nel suo cuore ha sofferto il martirio di Cristo, con Lui e accanto a Lui».

AMSTERDAM, È IL CIELO A VOLERE IL DOGMA

Questa panoramica, per nulla esaustiva, sulle anime del Paradiso dà insomma un’idea di quale sia il sensus fidei riguardo a Maria Corredentrice. Ricordiamo pure che è stata Lei stessa a chiedere - nelle apparizioni di Amsterdam alla veggente Ida Peerdeman - la proclamazione di un quinto dogma mariano, quale «Corredentrice, Mediatrice e Avvocata». Nei messaggi che si accompagnarono alle apparizioni (1945-1959), riconosciute nel 2002 dal vescovo Joseph Punt, la Madonna chiese di lavorare e pregare per il dogma, profetizzando che tra quelli a Lei riferiti sarà «l’ultimo» e il «più grande».

In diversi messaggi la Madre celeste spiegò le ragioni del dogma e come si legasse a tutti i misteri della sua vita terrena e conseguente Assunzione. Si soffermò anche sull’uso appropriato del titolo: «… il nuovo dogma dovrà essere il dogma della Corredentrice. Nota che pongo l’accento specialmente su “Co”. Ho già detto che ne nasceranno molte dispute. Te lo ripeto nuovamente: la Chiesa, Roma, lo porterà a compimento e lotterà per esso. La Chiesa, Roma, incontrerà opposizioni e le supererà. La Chiesa, Roma, diventerà più vigorosa e più forte, nella misura in cui affronterà la disputa. […] Poiché il Padre, il Figlio, lo Spirito vuole portare in questo mondo quale Corredentrice e Avvocata colei che fu scelta per recare il Redentore»[2].

La Vergine dettò solennemente una preghiera e volle che la diffusione della sua immagine quale Signora di tutti i Popoli precorresse la definizione dogmatica. Sempre Lei spiegò in modo particolareggiato l’immagine: la Madonna appare ritta davanti alla Croce e con i piedi sul globo, libero dalle spire del serpente satanico. Diretti verso una moltitudine di pecore, tre raggi fuoriescono dalle ferite nelle sue mani, «i raggi di Grazia, Redenzione e Pace», doni del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Spirito Santo che sarà inviato in abbondanza sul mondo con il ritorno dei popoli alla Croce e la proclamazione del dogma: tappa che diversi teologi vedono come l’inizio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Concludiamo con le parole che Madre Teresa di Calcutta, dopo aver esposto in modo breve e limpido il perché di ognuno dei tre titoli, scrisse in una risposta autografa del 14 agosto 1993: «La definizione papale di Maria come “Mediatrice, Corredentrice e Avvocata” porterà grandi grazie alla Chiesa». Come insegnano i santi: tutto a Gesù per Maria.

 

[1] Cfr. Agiografia corredenzionista nel secolo ventesimo: sintesi storico-teologica, di padre Stefano Manelli. Nello specifico, per i tre documenti, vedi AAS 41 (1908), p. 409; AAS 5 (1913), p. 364; AAS 6 (1914), p. 108.

[2] Il termine “Corredentrice” è in sé linguisticamente chiaro. Come ricorda il mariologo Mark Miravalle (2001): «Il termine “Corredentrice” è correttamente tradotto “la Donna con il Redentore” o ancor più letteralmente “colei che riacquista con [il Redentore]”. Il prefisso “co” deriva dal Latino “cum”, che significa “con” e non “uguale a, pari a”».