FONDAMENTALISMO
I salafiti alla conquista dell'intera Europa
Un inquietante episodio avvenuto in Olanda alcuni giorni fa rivela come la presenza dei fondamentalisti islamici sia già ramificata nel Continente.
Attualità
12_12_2011
«Il 7 Dicembre 2011, una ventina di musulmani radicali ha attaccato un evento con i due musulmani riformisti, Irshad Manji e Tofik Dibi, ad Amsterdam. Gli estremisti hanno più volte gridato "takfir", ordinando così l'esecuzione di Manji e Dibi. Dopo aver minacciato di spezzare il collo della Manji, hanno chiesto che l'evento, patrocinato dalla European Foundation for Democracy, venisse interrotto.
I relatori si sono però rifiutati di lasciare il palco. La loro discussione sulla modernizzazione dell'islam è ripresa dopo che la polizia ha arrestato alcuni estremisti. Manji ha dichiarato: "Non ho mai provato paura. Nemmeno per un istante. Né Tofik. In realtà, ci siamo rifiutati di andarcene, anche quando la polizia ce lo ha chiesto. Noi non ci saremmo mai piegati alle condizioni dei jihadisti. Alcune cose sono semplicemente più importanti della paura". Il deputato olandese Tofik Dibi ha ribadito "l'interruzione dimostra che anche nei Paesi Bassi, è necessario continuare il dibattito sulla riforma dell'islam".
Roberta Bonazzi, direttore esecutivo della European Foundation for Democracy, ha aggiunto "la voce dell'islam democratico non sarà messa a tacere dall'estremismo. Siamo uniti e continueremo a sostenere i riformatori d’ispirazione musulmana in Europa. I due riformatori intervenuti ad Amsterdam, sono la dimostrazione che la Fondazione sta perseguendo la sua missione di potenziamento musulmani liberali che sostengono i valori delle società aperte.
Irshad Manji è in Europa per promuovere il suo ultimo libro, Allah, la Libertà e Amore. Manji, una musulmana praticante, è anche l'autore di Quando abbiamo smesso di pensare (Guanda, Milano 2004). Durante il suo tour sta incontrando altri riformisti musulmani, giovani attivisti e parlamentari nei Paesi Bassi, Belgio e Germania.
I radicali pare siano membri di Sharia4Belgium, uno dei numerosi gruppi islamici che cercano di mettere in atto la sharia in tutta Europa».
Questo il comunicato lanciato il 9 dicembre dalla European Foundation for Democracy di Bruxelles. E’ sufficiente uno sguardo alle fotografie scattate cinque sere fa ad Amsterdam per capire che i salafiti non sono solo il partito che ha riportato quasi il 30% al primo turno delle elezioni egiziane, che i salafiti non sono solo in Arabia Saudita, ma che sono qui in Europa. Uomini tra i 20 e 50 anni, con barba lunga e tunica al polpaccio tipica degli ultraconservatori, sono stati fatti entrare nella sala in cui Manji e Dibi stavano tenendo una conversazione pubblica sull’islam da riformare. Sono stati fatti entrare in nome della libertà, della democrazia a noi tanto cara. Si sono accomodati nelle ultime file e poco dopo hanno iniziato a inveire al grido “Allahu akbar!” (Dio è grande!) e invocando il takfir, ovvero condannando i due presenti di apostasia.
Siamo nell’Olanda che il 2 novembre 2004 ha assistito all’efferato omicidio di Theo van Gogh da parte di un cittadino olandese di origine marocchina. Nel caso dei venti salafiti che hanno attaccato Irshad Manji e Tofik Dibi non si tratta di cittadini olandesi, bensì con molta probabilità di persone residenti in Belgio appartenenti al gruppo Sharia4Belgium. Si tratta in ogni caso di cittadini o residenti ai quali non è stato chiesto di riconoscersi in una comune civiltà, in valori decisivi quali la libertà e la tolleranza, la sacralità della vita singola. No, a loro è stato detto: ciascuno ha diritto di vivere secondo la propria identità e cultura, ritenendosi tranquillamente europeo. E loro lo sanno.
Sharia4Belgium ha di recente istituito una corte sharaitica ad Anversa. Nel loro sito si leggono frasi aberranti quali: “Sono ormai 86 che è crollato il califfato islamico. La tirannide e la corruzione in questa nazione prevale; si va da uno scandalo all’altro. Crisi economica, pedofilia, crimini, dilagante islamofobia”; “Così come in passato i musulmani hanno salvato l’Europa dalle tenebre, ora noi vogliamo fare parimenti. Ora abbiamo la giusta soluzione per tutte le crisi e questa è l’osservanza della legge divina, la sharia. Vogliamo che venga introdotta la sharia in Belgio”; “Invitiamo quindi la famiglia reale, il parlamento, l’aristocrazia e ogni residente in Belgio a sottomettersi alla luce dell’islam. Salvate voi e i vostri figli dal doloroso castigo dell’aldilà e garantitevi la vita eterna in paradiso”.
Non stupisce che nel sito venga dato ampio spazio al takfir, la condanna per apostasia, questa rivolta ai musulmani che – proprio come la Manji e Dibi – professano la propria religione nel pieno rispetto dei diritti universali. Stupisce invece, soprattutto perché il sito è ancora attivo e non è stato ancora chiuso, il riferimento continuo e l’esaltazione di Omar Bakri, ribattezzato l’ambasciatore di Osama bin Laden in Europa. Bakri, un ideologo radicale siriano che ha vissuto per oltre vent’anni a Londra e ora è in carcere in Libano, commentò così l’esordio dei kamikaze europei in Israele: «Sono anni che i nostri combattenti vanno a fare la Jihad in Bosnia, in Afghanistan, in Kashmir, in Cecenia e anche in Palestina. E’ vero che Asif è il primo martire britannico in Palestina. Ma ci sono stati altri martiri britannici in Kashmir e in Cecenia. Attualmente abbiamo dei combattenti in Iraq che continuano a lottare contro l’occupazione americana. Per noi è un fatto naturale. Con il martirio noi attestiamo che siamo un’unica nazione, che abbiamo un’unica causa e che perseguiamo lo stesso obiettivo: la vittoria della nazione islamica».
Con inalterata tranquillità Bakri previde uno scenario inquietante: «Certamente queste azioni di martirio potrebbero verificarsi anche sul territorio europeo. Le minacce proferite da bin Laden vanno prese molto sul serio. Per lui l’Europa è un Dar al harb , un Territorio di guerra». In un’intervista concessa al londinese The Times il 17 gennaio 2005, Bakri spiegò che «l’Accordo di sicurezza, in base al quale i musulmani in Gran Bretagna vivono pacificamente, è stato violato dal governo tramite la sua legge anti-terrorismo». Di conseguenza «tutta la Gran Bretagna è diventata territorio di guerra» e «la vita e le proprietà degli infedeli non sono più sacre».
Ebbene, i salafiti di Sharia4Belgium e i loro simili sono ormai ovunque e agiscono liberamente. Due sere fa ad Amsterdam alcuni sono stati arrestati, ma dovrebbero senza dubbio essere prese misure molto più severe nei confronti di chi predica l’odio in Europa poiché costoro non sono solo personaggi strani che indossano una tunica lunga, ma sono da prendere sul serio prima che sia troppo tardi. Parallelamente andrebbero valorizzate tutte quelle iniziative volte a fare emergere cittadini europei di cultura islamica che invece condividono appieno i nostri valori e sono i più acerrimi nemici dell’estremismo islamico che li condanna di apostasia. Le istituzioni hanno un’enorme responsabilità e devono agire prima che sia troppo tardi.
Questo il comunicato lanciato il 9 dicembre dalla European Foundation for Democracy di Bruxelles. E’ sufficiente uno sguardo alle fotografie scattate cinque sere fa ad Amsterdam per capire che i salafiti non sono solo il partito che ha riportato quasi il 30% al primo turno delle elezioni egiziane, che i salafiti non sono solo in Arabia Saudita, ma che sono qui in Europa. Uomini tra i 20 e 50 anni, con barba lunga e tunica al polpaccio tipica degli ultraconservatori, sono stati fatti entrare nella sala in cui Manji e Dibi stavano tenendo una conversazione pubblica sull’islam da riformare. Sono stati fatti entrare in nome della libertà, della democrazia a noi tanto cara. Si sono accomodati nelle ultime file e poco dopo hanno iniziato a inveire al grido “Allahu akbar!” (Dio è grande!) e invocando il takfir, ovvero condannando i due presenti di apostasia.
Siamo nell’Olanda che il 2 novembre 2004 ha assistito all’efferato omicidio di Theo van Gogh da parte di un cittadino olandese di origine marocchina. Nel caso dei venti salafiti che hanno attaccato Irshad Manji e Tofik Dibi non si tratta di cittadini olandesi, bensì con molta probabilità di persone residenti in Belgio appartenenti al gruppo Sharia4Belgium. Si tratta in ogni caso di cittadini o residenti ai quali non è stato chiesto di riconoscersi in una comune civiltà, in valori decisivi quali la libertà e la tolleranza, la sacralità della vita singola. No, a loro è stato detto: ciascuno ha diritto di vivere secondo la propria identità e cultura, ritenendosi tranquillamente europeo. E loro lo sanno.
Sharia4Belgium ha di recente istituito una corte sharaitica ad Anversa. Nel loro sito si leggono frasi aberranti quali: “Sono ormai 86 che è crollato il califfato islamico. La tirannide e la corruzione in questa nazione prevale; si va da uno scandalo all’altro. Crisi economica, pedofilia, crimini, dilagante islamofobia”; “Così come in passato i musulmani hanno salvato l’Europa dalle tenebre, ora noi vogliamo fare parimenti. Ora abbiamo la giusta soluzione per tutte le crisi e questa è l’osservanza della legge divina, la sharia. Vogliamo che venga introdotta la sharia in Belgio”; “Invitiamo quindi la famiglia reale, il parlamento, l’aristocrazia e ogni residente in Belgio a sottomettersi alla luce dell’islam. Salvate voi e i vostri figli dal doloroso castigo dell’aldilà e garantitevi la vita eterna in paradiso”.
Non stupisce che nel sito venga dato ampio spazio al takfir, la condanna per apostasia, questa rivolta ai musulmani che – proprio come la Manji e Dibi – professano la propria religione nel pieno rispetto dei diritti universali. Stupisce invece, soprattutto perché il sito è ancora attivo e non è stato ancora chiuso, il riferimento continuo e l’esaltazione di Omar Bakri, ribattezzato l’ambasciatore di Osama bin Laden in Europa. Bakri, un ideologo radicale siriano che ha vissuto per oltre vent’anni a Londra e ora è in carcere in Libano, commentò così l’esordio dei kamikaze europei in Israele: «Sono anni che i nostri combattenti vanno a fare la Jihad in Bosnia, in Afghanistan, in Kashmir, in Cecenia e anche in Palestina. E’ vero che Asif è il primo martire britannico in Palestina. Ma ci sono stati altri martiri britannici in Kashmir e in Cecenia. Attualmente abbiamo dei combattenti in Iraq che continuano a lottare contro l’occupazione americana. Per noi è un fatto naturale. Con il martirio noi attestiamo che siamo un’unica nazione, che abbiamo un’unica causa e che perseguiamo lo stesso obiettivo: la vittoria della nazione islamica».
Con inalterata tranquillità Bakri previde uno scenario inquietante: «Certamente queste azioni di martirio potrebbero verificarsi anche sul territorio europeo. Le minacce proferite da bin Laden vanno prese molto sul serio. Per lui l’Europa è un Dar al harb , un Territorio di guerra». In un’intervista concessa al londinese The Times il 17 gennaio 2005, Bakri spiegò che «l’Accordo di sicurezza, in base al quale i musulmani in Gran Bretagna vivono pacificamente, è stato violato dal governo tramite la sua legge anti-terrorismo». Di conseguenza «tutta la Gran Bretagna è diventata territorio di guerra» e «la vita e le proprietà degli infedeli non sono più sacre».
Ebbene, i salafiti di Sharia4Belgium e i loro simili sono ormai ovunque e agiscono liberamente. Due sere fa ad Amsterdam alcuni sono stati arrestati, ma dovrebbero senza dubbio essere prese misure molto più severe nei confronti di chi predica l’odio in Europa poiché costoro non sono solo personaggi strani che indossano una tunica lunga, ma sono da prendere sul serio prima che sia troppo tardi. Parallelamente andrebbero valorizzate tutte quelle iniziative volte a fare emergere cittadini europei di cultura islamica che invece condividono appieno i nostri valori e sono i più acerrimi nemici dell’estremismo islamico che li condanna di apostasia. Le istituzioni hanno un’enorme responsabilità e devono agire prima che sia troppo tardi.