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Induismo

I radicali indù contro una Ong cristiana in Bangladesh

L’impegno per migliorare la condizione femminile porta i cristiani a combattere alcune istituzioni indù che discriminano le donne e questo agli integralisti indù non piace

 

L’organizzazione non governativa cristiana Banchte Shekka (Impara a sopravvivere), che lotta per i diritti delle donne in Bangladesh, e la Manjsher Janno Foundation sono state accusate il 19 giugno dai vertici del movimento radicale indù Bangladesh Jatiya Hindu Mahajote di promuovere “attività contro gli indù” e minacciate di “terribili conseguenze” se non desisteranno. L’attività denunciata è quella per la parità delle donne che nella tradizione induista, ad esempio, non ereditano dai genitori. La battaglia per far modificare le leggi in materia di successione è condivisa da altre associazioni, preoccupate per le conseguenze negativa sulla condizione femminile. La Banchte Shekka respinge le accuse sostenendo il proprio impegno a migliorare la vita delle donne di tutte le fedi religiose. In effetti cercare di eliminare determinate istituzioni si configura come un attacco ai cardini stessi di alcune religioni, non soltanto quella induista. La reazione minacciosa dei radicali indù si spiega anche perché l’operato dell’ong cristiana trova consensi ed è difeso da una parte dei fedeli indù bangladeshi che non approvano le posizioni radicali del Bangladesh Jatiya Hindu Mahajote. In materia di successione in particolare, il movimento radicale è isolato e indebolito dal fatto che in India le leggi di successione indù sono state modificate e adesso le donne, almeno sulla carta, godono degli stessi diritti degli uomini. La Banchte Shekka è impegnata dal 1976 a migliorare la condizione socioeconomica delle donne. Per il lavoro svolto la responsabile dell’ong, Angela Gomez, nel 1999 è stata insignita del Magsaysay Award, il cosiddetto Premio Nobel dell’Asia.