I quatto padri della Chiesa nelle cupole del monastero
San Salvatore in Santa Maria Teodote a Pavia è un antico monastero femminile longobardo la cui fondazione va fatta risalire alla fine del 600 d.C, Il re longobardo Cuniperto vi fece rinchiudere la nobildonna bizantina Teodote. In origine sorgeva nel luogo ove oggi si trova il seminario diocesano e fu soppresso nel XVIII secolo.
San Salvatore in Santa Maria Teodote a Pavia è un antico monastero femminile longobardo la cui fondazione va fatta risalire alla fine del 600 d.C. Ne parla Paolo Diacono, per la prima volta, nella sua Historia Longobardorum, ricordando l’amore fedifrago del re Cuniperto per la giovane nobildonna bizantina Teodote, fatta rinchiudere nel convento dal sovrano longobardo. Da qui il nome del complesso, detto anche della Pusterla, per la prossimità a una delle porte delle mura cittadine pavesi.
Gli anni in cui le monache di Teodote passarono sotto la giurisdizione del monastero di San Salvatore, poco distante da lì, fu il tempo del profondo rinnovamento rinascimentale. La data 1478 è incisa sul capitello di una colonna del grande chiostro porticato sul cui lato orientale si apre una cappella, detta del Salvatore, mentre sulle pareti delle campate antistanti sono affrescati san Pietro e san Giovanni che guariscono uno storpio e diversi momenti della Resurrezione di Lazzaro.
La chiesetta è a croce greca, con cupola all’incrocio dei bracci, ciascuno dei quali termina in un’abside, anch’essa cupolata. Non si conosce il nome dell’architetto ma questa tipologia di struttura, a pianta centrale, idealmente inscrivibile in un cubo, particolarmente diffusa tra il ‘400 e l’inizio del ‘500, è senz’altro di origine bizantina. La decorazione che riveste interamente l’interno dell’oratorio è opera di Bernardino Lanzani da San Colombano, pittore lombardo allievo e seguace di Ambrogio da Fassano, e della sua bottega. L’impresa si compì tra il 1506 e il 1507.
Il progetto iconografico è piuttosto articolato ma la sua lettura è facilitata dalle iscrizioni con i nomi dei Santi raffigurati e, negli episodi narrativi, le parole pronunciate dai vari personaggi. Il tema principale è legato alla titolazione dell’ambiente e quindi alla salvezza del mondo qui rappresentata nel registro superiore. La calotta della cupola è un cielo notturno stellato su cui si dispongono, attorno ad un globo di luce, tre cerchi di angeli e cherubini, oranti e musicanti. Tutt’intorno si aggirano profeti, apostoli, protomartiri e, nei pennacchi, gli Evangelisti con i rispettivi simboli che si affacciano da tondi aperti nel cielo azzurro.
Nelle cupolette laterali la stessa posizione è occupata, invece, dai Padri della Chiesa, Ambrogio, Agostino, Gregorio, Gerolamo, ciascuno davanti al proprio scrittorio. Nel registro inferiore le immagini indicano le vie possibili per raggiungere la gloria del cielo. Le pareti sono, dunque, popolate dai grandi abati benedettini e da figure femminili, modelli di virtù e santità. Sulle pareti absidali i dipinti sono realizzati, curiosamente, a monocromo. È andato perduto quello dell’altare maggiore, mentre quelli corrispondenti agli altari laterali raffigurano Maria e Giovanni ai piedi della Croce e il Cristo deriso. Santi a figura intera ed episodi evangelici completano il programma decorativo.L’antico monastero, come accadde a molte altre istituzioni religiose, fu soppresso all’epoca della Repubblica Cisalpina, sul finire del XVIII secolo. Ben presto, però, vi fu ricollocato il seminario vescovile che ancora oggi ha qui la sua sede.