I preti "gay" e quell'indulgenza sull'omosessualità
C'è una dilagante abitudine fra i leader della Chiesa di parlare come se il problema fosse l’“abuso” sessuale e non l’omosessualità.
Considerando che la Chiesa Cattolica ha avuto molti alti e bassi nel corso della sua lunga storia, sono convinto – e su questo sono abbastanza ottimista – che in futuro riemergerà dall’attuale crisi. Ma il suo recupero non avverrà presto. Dunque, io che sono anziano, non vivrò abbastanza a lungo per vederlo. E la cosa mi rattrista. Abbiamo già toccato il fondo? Se lo abbiamo fatto, posso vivere per vedere almeno l’inizio della risalita. Mi farebbe piacere. Ma temo che non abbiamo toccato il fondo. Il peggio deve ancora venire. E cosa può andare ancor peggio di quel che è già avvenuto? Molte cose, fra cui anche il rifiuto di affrontare apertamente il problema dell’omosessualità fra i sacerdoti e nell’episcopato. Non sto parlando solo dell’orrendo problema dei preti che sono omosessuali attivi; sto parlando anche del clero che, benché non sia esso stesso omosessuale, ha un’indebita simpatia per l’omosessualità.
Sto pensando alla dilagante abitudine rintracciabile fra i leader della Chiesa di parlare come se il problema fosse l’“abuso” sessuale e non l’omosessualità. Certamente lo sfruttamento sessuale o l’abuso di minori è un problema, un problema gigantesco, un orrore indicibile. Ma l’omosessualità clericale è un problema più fondamentale rispetto all’abuso dei minori. Se non avessimo preti omosessuali, avremmo molto poco in termini di violenza sui minori. Stando a come parlano i vescovi è come se, quando dicono di voler far pulizia nella Chiesa, intendano porre fine al sesso dei preti con minori; quando invece i preti si limitano al sesso consensuale con adulti, sia uomini che donne maggiorenni, allora avremmo risolto il nostro problema. Lo scandalo sarebbe finito. Ma è assurdo. I preti e i vescovi hanno fatto una promessa solenne di astenersi dai rapporti sessuali. Probabilmente alcuni di loro lo hanno fatto come atto di follia. Ma gli uomini d’onore mantengono le loro promesse. E tutti sanno che cosa un prete dovrebbe fare se si trovasse nell’impossibilità di vivere una vita di castità: dovrebbe lasciare la tonaca. Molti lo hanno fatto. Buon per loro. Ma molti altri, pare, si son detti: “sono incapace di rimanere casto come un prete dovrebbe essere, ma a parte questo, amo essere un prete”. Che è un po’ come dire: “Amo fare il chirurgo, ma odio tagliare la carne umana”.
Se un prete cattolico scopre di non credere più nel Credo di Nicea, non c’è dubbio che debba rinunciare al suo sacerdozio; per presentarti al pubblico come prete cattolico, devi anche dire, fra le altre cose: “sono un uomo che crede nel Credo di Nicea”. Allo stesso modo, presentarti al pubblico come prete cattolico è anche dire: “sono un uomo che sta vivendo una vita completamente casta”. Questo vuol dire che un prete che commette un errore o due debba immediatamente lasciare il sacerdozio? No. Un uomo che è fondamentalmente casto può avere dei momenti di mancanza di castità, così come nell’uscita dall’alcolismo si possono avere delle ricadute qua e là. Ma se diventa un’abitudine, allora è un’altra storia.
Il particolare orrore del nostro problema attuale è che molti dei nostri preti non casti, lo sono in senso omosessuale. Fra quelli che si possono chiamare peccati sessuali “ordinari”, come la contraccezione nel matrimonio, la masturbazione, la fornicazione, l’adulterio e la sodomia omosessuale, l’ultimo di questi, la sodomia omosessuale, è stato considerato tradizionalmente come il peggiore di tutti. Perché? Perché è “innaturale”. Ma se approvi il più estremo di questi peccati, puoi disapprovare quelli che lo sono meno? Se trovi normale ubriacarti, difficilmente puoi disapprovare una bevuta sociale. I preti che non hanno nulla da obiettare alla condotta omosessuale, non avranno alcuna obiezione alla contraccezione, alla masturbazione, alla fornicazione o all’adulterio. E probabilmente non opporranno niente di più che un’obiezione annacquata all’aborto. L’aborto, naturalmente, non è un peccato specificamente sessuale, è un peccato di omicidio. Ma è fortemente connesso a un peccato sessuale, la fornicazione. Così come il presidente Wilson sperò di rendere il mondo sicuro per la democrazia, l’aborto, assieme ad una contraccezione disponibile e a buon mercato, rende il mondo sicuro per la fornicazione. Se non hai nulla da dire contro la fornicazione, probabilmente non provi alcuna passione nell’opporti all’aborto.
Il fatto di avere un clero e un episcopato che non si oppongono con passione all’omosessualità – al peggiore dei peccati comuni sessuali – può spiegare, almeno così mi sembra, perché il clero negli ultimi cinquant’anni o giù di lì sia stato così “morbido” sulla contraccezione, sulla fornicazione, sulla convivenza non matrimoniale, sull’adulterio e anche sull’aborto. L’ideale della castità, anche dell’ultra-castità, è stato un elemento essenziale del cattolicesimo dai tempi degli apostoli. Ma la castità con è una virtù di moda al giorno d’oggi, in America. Nei fatti, è considerata come l’opposto di una virtù. Come un vizio. C’è poco di che stupirsi se i nostri preti gay non la sostengono con passione. E c’è anche poco da stupirsi se non sia promossa neppure da molti dei nostri preti che non sono gay, ma provano simpatia per i loro fratelli gay.
Il mondo secolarizzato ci suggerisce che la disapprovazione dell’omosessualità deriva dall’omofobia, un odio irrazionale per gay e lesbiche. Molti di noi credono quel che ci dicono. E dal momento che l’odio è il peggiore dei peccati per un cristiano, essendo l’opposto dell’amore, la più grande virtù cristiana, siamo riluttanti a disapprovare l’omosessualità. I cattolici, specialmente i preti e i vescovi cattolici, devono superare questa riluttanza. Dobbiamo deplorare l’omosessualità. Dobbiamo gridare la nostra disapprovazione dai tetti delle case. Se lo facessimo, almeno faremmo un po’ di progressi nel tener fuori preti e vescovi gay fuori da posizioni che permettono loro di influenzare la politica della Chiesa e di corrompere i suoi insegnamenti. Non illudiamoci. Se fossimo determinati ad essere “tolleranti”, come il mondo secolarizzato vuole che siamo, saremmo nemici della Chiesa e del Vangelo.
*Professore di sociologia e filosofia presso il Community College of Rhode Island, autore di The Decline and Fall of the Catholic Church in America. Questo articolo è stato pubblicato con il titolo "Gay" Priests and Indulgence of Homosexuality, su The Catholic Thing il 30 novembre 2018
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