I pochi cattolici che hanno lottato, ma finché resta un'Idea...
Idea, la piccola pattuglia di Giovanardi e Quaglierello può vantare di aver combattuto la battaglia parlamentare contro il biotestamento con coerenza e coraggio. Ma per una rappresentanza dei cattolici serve molto di più. In Cile ad esempio...
Il Corriere della Sera aveva ieri un caffè di Massimo Gramellini intitolato Fattore umano in cui si commentava l’ok alla legge sul biotestamento partendo dalle lacrime, non della Bonino, ma del pm del caso Fabo che si commuove nel vedere il video del dj morto suicida in Svizzera la scorsa primavera. Immancabile è arrivata la stilettata al senatore Carlo Giovanardi, eretto a emblema dei nemici dei nuovi diritti, che ieri, oltre che dello sconfitto, ha fatto anche la figura del cattivo. Gramellini ha ironizzato sul discorso di Giovanardi fatto in Senato al momento del voto in cui ricordando la vicenda Englaro, ribadiva che Eluana godeva di discreta salute. Affermazione inaccettabile se mentalmente si inquadra Eluana come una malata terminale. Ma corretta, se si pensa che invece Eluana era soltanto disabile, ma la sua vita venne giudicata non degna di essere vissuta. Ciò che per Gramellini è degno di ironia invece è la pura verità.
Ed è con questi artifici mentali che oggi l’eutanasia è entrata nel nostro ordinamento. Insomma: così come è stata presentata la vicenda sembra che ci sia tutta l’Italia nella ragione e Giovanardi dall'altra parte come unico pasdaran ad essere nel torto, tanto che viene da chiedersi per quale motivo ogni volta che c’è un tema che si presenta divisivo per l’opinione pubblica, il senatore modenese debba sempre fare la parte del guastafeste da insultare.
Eppure se si vanno a guardare bene i numeri e si entra nel merito dell’attività parlamentare forse si capisce perché Giovanardi assieme alla pattuglia insignificante numericamente dei senatori di Idea, diano così fastidio. Perché sono stati gli unici che hanno dato battaglia non solo sulla legge del biotestamento, ma anche sulle unioni civili. Anzitutto decidendo lasciare il governo Renzi quando è stata approvata la legge Cirinnà e siccome in Italia la coerenza è una virtù da lodare a corrente alternata e la sopravvivenza politica un dogma, questo dà oggettivamente scandalo.
Tra i 71 voti contrari al biotestamento non si trova nessuno ad eccezione di Idea il cui gruppo parlamentare abbia votato maniera compatta per il no. Lo strapuntino governativo di Ap ad esempio, ha avuto 11 voti contrari, 3 a favore e nove assenti tra missioni e assenze non giustificate. Così anche la pattuglia di Parisi, che ambisce a presentarsi da sola alle prossime elezioni: dei due senatori in sua quota, Albertini ha votato a favore e Sacconi, forse per non far vedere che il gruppo è spaccato, dopo aver condiviso la battaglia per il no, ha optato per una inspiegabile non partecipazione al voto per protesta.
Ha tenuto tutto sommato Forza Italia, il cui vicepresidente del Senato Gasparri è riuscito a compattare le fila del no nonostante la libertà di coscienza data da Berlusconi e mandando in missione l’unico favorevole all’eutanasia, il capogruppo Romani. Anche la Lega ha conosciuto piccoli sbandamenti. Ma per trovare un gruppo parlamentare compatto contro il no al biotestamento, bisogna andare proprio al piccolo drappello di Idea, che oggi può vantare di avere almeno cercato di giocare tutte le carte a disposizione per fermare la legge.
Come? Presentando in Commissione tutte le pregiudiziali, chiedendo il voto segreto e facendo, per quel poco che è stato fatto prima del canguro, la battaglia sugli emendamenti. Un drappello di 4 uomini che non ha fatto appello alla libertà di coscienza, ma ha utilizzato tutti gli strumenti previsti dal dibattito parlamentare per opporsi.
Nata con coraggio dopo la Cirinnà, Idea ha conosciuto una virata proprio dopo aver lasciato il governo Renzi e mettendosi all’opposizione. Ma prima aveva vissuto l’adesione ambigua dei suoi esponenti ancora in quota Alfano, al voto sul divorzio breve, “peccato originale” che Giovanardi & co non confesseranno mai, anzi ribalteranno perché grazie a loro non è passato il divorzio lampo.
Sulla pattuglia di quella che oggi è Idea, dopo la Cirinnà però, il comportamento parlamentare è di tutto rispetto tanto che oggi Quagliarello e Giovanardi possono rivendicare a ragione di essere riusciti a fermare con il lavorio parlamentare della guerriglia di emendamenti e di ostruzioni, il disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia, la madre di tutte le misure totalitarie dei nuovi diritti. Il provvedimento, licenziato dalla Camera arrivò al Senato e lì ancora giace.
Ma Idea ha sbarrato la strada anche alla modifica sul cognome dei figli ancor più libertaria di quella attuale, un’altra legge che demolisce l’istituto familiare, ma anche ha bloccato l’ambigua norma sui crimini domestici. E soprattutto ha fermato alla Camera il Ddl di liberalizzazione della cannabis. Oggi Giovanardi dice che se non ci fosse stato quell’ostruzionismo quelle leggi sarebbero passate in un batter d’occhio.
Ma è chiaro che la pattuglia di Idea, se da un lato ha mostrato come pochi parlamentari per nulla inclini al compromesso siano capaci di mettere i bastoni tra le ruote al padrone del vapore, dall’altra deve ancora misurarsi sulla credibilità di una proposta politica che è ancora tutta da costruire e soprattutto da verificare. Parafrasando Gaber, finché resta un'idea è soltanto un'astrazione.
Prendiamo ad esempio le recenti dichiarazioni del senatore Gaetano Quagliarello il quale ha promesso che in caso di vittoria del centrodestra il 4 marzo, la legge sul biotestamento sarà cambiata. Cambiata o cancellata? Qui la differenza è enorme. No, l’orientamento della nuova formazione politica centrista è quello di cambiarla eliminando ad esempio il nome, riportando le dichiarazioni (non vincolanti) invece delle attuali disposizioni e affermando il principio che idratazione e nutrizione sono sostegni vitali e non cure, che è alla base dell’articolo 1 dell’attuale legge. In sostanza, si tratta di ritornare alla legge approvata solo in un ramo del parlamento nella scorsa legislatura, che aggiungeva alla volontà del paziente già prevista di sospendere solo le cure anche la casistica in cui questi si dovesse trovare in una situazione di incapacità mentale.
E’ una soluzione che però presenta a sua volta molti rischi e che risulta insufficiente per il semplice fatto che per risolvere il problema alla radice e scongiurare ogni rischio di eutanasia, l’unica cosa da fare è non legiferare. Una volta che si entra nell’agone della liceità legislativa di un testo che ha a che fare con la vita e la morte, nel cui mezzo si trova il dolore umano, il passo verso il rischio eutanasico, è già compiuto.
Forse sarà un tema del prossimo Parlamento. O forse no. I Radicali hanno già detto infatti che l’asticella si alzerà ulteriormente sulla richiesta esplicita anche dell’eutanasia dimenticando che anche staccare un respiratore precedentemente attaccato è eutanasia attiva. Ma faranno leva sul fatto che non si può far morire di fame e di sete le persone. Ci vuole dignità. Meglio dunque un’iniezione letale. Presto vedremo chi saranno gli attori di questo nuovo scontro.
Cambiare l’attuale legge diventerà così materia anacronistica e condizionata agli equilibri della futura maggioranza. Cancellarla invece, come ha promesso il candidato della destra cilena alle prossime elezioni Pinera, circa la nuova legge sull’aborto, presuppone forse una dose di utopia maggiore, ma anche un coraggio e una coerenza di principi che oggi non si vede all’orizzonte in nessuno dei due rami parlamentari.