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SCUOLA

I nuovi Balilla dell'ideologia gender

Dal 1992 (campagna per l'uso dei preservativi) ad oggi, la strategia è sempre la stessa: parla direttamente agli scolari, saltando i genitori. L'on. Zan (SEL) chiede di distribuire con urgenza gli opuscoli dell'Unar su  “educazione alla affettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi”. La Manif pour Tous Italia prepara le difese.

Educazione 17_03_2014
La campagna per il preservativo (1992)

Il lettore con qualche lustro in più sulle spalle e all’anagrafe si ricorderà della vicenda “Lupo Alberto e profilattici”. Siamo nel 1992 e l’allora ministro della Sanità De Lorenzo fece stampare 300mila copie del fumetto “Lupo Alberto” da distribuire anche nelle scuole superiori, fumetto in cui il simpatico canide blu suggeriva agli studenti di usare il profilattico per prevenire le infezioni da HIV. Poi intervenne il Ministero dell’istruzione per bloccarne la diffusione.

A distanza di più di vent’anni la strategia per indottrinare le coscienze rimane la stessa, ma questa volta si è affinata e vuole trovare adepti non solo tra gli adolescenti ma anche tra i bambini. Ritorniamo a parlare dei libretti “Educare alla diversità” editi dall’Ufficio Antidiscriminazione Nazionale (UNAR), ente diretto dal Dipartimento per la Pari opportunità il quale a sua volta fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli opuscoli, come abbiamo spiegato più volte, mirano a diffondere a promuovere l’ideologia gender tra gli studenti di ogni ordine grado, dalle elementari alle superiori: tra il maschio e la femmina ora spunta l’(h)omo novus, né maschio né femmina.

Il 7 marzo scorso l’on. Alessandro Zan, deputato SEL e attivista gay, in una interpellanza proposta alla Camera si lamentava che questi opuscoli avevano subito una battuta d’arresto: “il fenomeno del bullismo omofobico e transfobico nelle nostre scuole, gli episodi di discriminazione nei confronti dei ragazzi omosessuali e transessuali nelle scuole sono all'ordine del giorno. Inoltre – prosegue Zan - l'azione dell'UNAR, permettetemi, è una delle poche a livello istituzionale che contribuisce a contrastare le discriminazioni, conformemente alle linee previste dal Consiglio d'Europa e questa, diciamo, è la strategia nazionale già approvata dal Governo, LGBT per il 2013- 2015, che era fortemente, ed è fortemente voluta dal Consiglio d'Europa, per gli interventi nelle scuole”.

Ovviamente l’operazione avviene scavalcando i genitori che poco o nulla ne sanno. La Manif Pour Tous Italia e il Forum delle Associazioni Familiari dell’Umbria però non sono state a guardare e in una nota hanno reso  noto che “stanno diffondendo un vademecum ad uso dei genitori per proteggere i propri figli dall’indottrinamento pro ideologia del gender che ha iniziato a svolgersi negli istituti scolastici di tutta Italia, dagli asili alle superiori”. Dodici mosse per fronteggiare l’assalto del nemico, tra cui: prima di iscrivere vostro figlio a scuola verificate l’offerta formativa ed evitate scuole in cui nei programmi compaiano espressioni come “educazione alla affettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi”; proponetevi come rappresentanti di classe; tenetevi informati sui contenuti delle singole lezioni e visitate spesso il sito internet della scuola; se vi sono lezioni su questo tema “date l’allarme e convocate una riunione informale” con gli altri genitori e poi un consiglio di classe straordinario con tanto di lettera al dirigente scolastico locale; se nonostante ciò la scuola va per la sua strada e vuole comunque impartire queste lezioni allora “terrete i vostri figli a casa” e intanto fate ricorso al Tar e preparate diffide. Ultimo ma non ultimo: “custodite i vostri figli” affinchè “non si sentano mai soli”.

Il giorno prima che l’on. Zan prendesse la parola in Parlamento è stata approvata dalla commissione Affari sociali la relazione annua sullo stato di attuazione della 194. Al termine della Risoluzione, tra gli impegni che il governo dovrebbe assumersi, viene indicato anche il seguente: “sensibilizzare le regioni affinché siano promosse, dalle istituzioni scolastiche in collaborazione con le associazioni dei genitori e con i consultori territoriali, attività di informazione ed educazione alla salute sessuale e riproduttiva, all'affettività, alla maternità e paternità consapevole”. E’ noto che l’espressione “educazione alla salute sessuale e riproduttiva” è un mantra inventato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e significa “aborto e contraccettivi”. Ancora una volta la scuola viene scelta come campo ideale per far crescere la mala pianta dell’ideologia, questa volta abortista.

La logica sottesa all’operazione messa in atto dall’UNAR e a quella suggerita dalla commissione Affari sociali non è difficile da comprendere: se vuoi instillare un’idea inizia dai bambini che frequentano la scuola. Lì non troverai i genitori che ti ostacoleranno, lì troverai invece giovani menti ingenue, prive di filtri critici, che prenderanno come oro colato tutto quello che dice un adulto. Poco importa che poi questi balilla dell’ideologia gender e abortista facciano ritorno a casa e chiedano – forse – spiegazione a mamma e papà su quello che hanno sentito a scuola. Ormai la bomba è stata sganciata nelle coscienze vergini dei fanciulli, il virus è stato inoculato con successo.

Certo, la strategia prevede che le truppe si muovano al buio, di nascosto, in modo tale da non allertare i genitori, però un po’ la colpa, a ben vedere, a volte è anche del disimpegno di questi ultimi, che non di rado ad occhi chiusi delegano agli insegnanti l’intera educazione dei pargoli, genitori che intendono la scuola come parcheggio ad ore ove lasciare i figli senza poi interessarsi su cosa è successo in quel parcheggio per tutte quelle ore. E’ tempo di andare dal custode del baby parking a chiedere spiegazioni.