I nidi delle cicogne
Gli scritti inediti dello scrittore Luigi Santucci, un maestro che riusciva a cogliere la poesia e l'essenza della bellezza con un semplice sguardo sulla quotidianità.
Saggia la decisione dell'editore Aragno di ripubblicare l'opera di Luigi Santucci, lo scrittore scomparso nel 1999, questa volta in versione “omnia” come si fa per le opere classiche. E può veramente definirsi “classico” lo stile di eccezionale livello dei suoi scritti, quelli già noti, accanto a quelli inediti di grande valore e attualità. Alla fine di questo primo volume, che raccoglie anche poesie e testi teatrali, vi è poi un interessante epistolario con alcuni “grandi” dei novecento con i quali l'Autore pare duettare su temi letterari o questioni esistenziali. Dall'amico Calvino a Chiusano, Turoldo, La Capria, Rusconi, vi è anche una lettera a Paolo VI.
A Santucci -credente- non piacque mai l'idea di essere etichettato come scrittore cattolico per il timore di essere rinchiuso in un ghetto. Arrivò a rifiutare (come risulta da una sua lettera inviata a Padre Macchi) un'onoreficenza dal Pontefice che avrebbe messo in imbarazzo la sua natura di artista libero e amante della modestia, che non ha bisogno di orpelli e fronzoli. “Se voglio restare un cattolico in qualche modo utile, non posso essere un notabile cattolico”, questa fu la sua motivazione. La sua abilità di poeta sapeva trarre l'essenza della bellezza dalla semplice quotidianità. Non sparate sui narcisi è il titolo eloquente di una sua opera, che identifica nella grazia dei fiori più profumati l'incanto dei sogni infantili. “Io l'infanzia l'ho conservata. Forse per questo ho anche Dio”, dice l'Autore.
Non per questo Santucci non sentiva il peso e le contraddizioni della modernità. Di fronte alla babele di linguaggi confusi ama definirsi uno “scrittore cicogna”, in fuga dal frastuono e rifugiato sui tetti, in compagnia di tante antenne televisive, ma anche dei venti e delle nuvole. Inedito può anche essere considerato il suo amore per la città, Milano e la sua abilità nel cimentarsi in briosi racconti in dialetto milanese, ulteriore prova della sua abilità linguistica. Santucci accarezza una ad una le vie a lui più care della città, narrandone anche la storia di meticciato culturale tipica delle metropoli. Dall'antica via Pattari che evoca il medio evo di Ariberto e del Carroccio alla “terrona” via Agnello con il profumo esotico delle sue pizzerie meridionali, alla via Santa Radegonda con i signori che escono dai teatri ”con le loro scarpe lucidate”.
Da uomo colto trova nella memoria “bella e senza rughe” il dono dell'età matura. Come nel racconto “Occhi chiusi” dove narra dei suoi sogni da bambino, in una fredda serata milanese, al ritorno da teatro con la faccia affondata nella pelliccia della madre, piena di profumo e sapori dolciastri. In “Merenda a Chiaravalle” è uno scolaro in cerca di evasione dal rumoroso sferragliare dei tram di corso Lodi. Alla caccia di more, corre sui verdi prati e tiene come un piccolo segreto una rana viva nel fazzoletto.Lampi di autenticità nei quali tutti possono riconoscersi e proprio qui sta l'universalità della sua opera.
Luigi Santucci
I nidi delle cicogne e altri scritti inediti
Aragno, pagine 365, euro 20.