I nemici dell'Italicum provano a ucciderlo sul nascere
Felice Besostri è l’avvocato che già vinse una volta contro la precedente legge elettorale e ora ha deciso di guidare la nuova crociata contro quella approvata di recente dal Parlamento. Il fronte anti-Italicum è assai nutrito e comprende anche il Movimento 5 Stelle, che pure sarebbe avvantaggiato dal nuovo sistema.
Il killer del Porcellum ci riprova con l’Italicum. Felice Besostri è l’avvocato che già vinse una volta contro la precedente legge elettorale (nel dicembre scorso) e ora ha deciso di guidare la nuova crociata contro quella approvata di recente dal Parlamento.
Nei giorni scorsi, infatti, sono stati presentati ricorsi in quindici Corti d’Appello e due quesiti per altrettanti referendum abrogativi depositati in Cassazione. L’iniziativa è del Coordinamento democrazia costituzionale, che ha scelto di affidarsi proprio all’avvocato per tentare di scardinare i capisaldi del nuovo sistema elettorale: premio di maggioranza alla lista che raccoglie il maggior numero di consensi; capilista bloccati e metodo del ballottaggio.
Il fronte anti-Italicum è assai nutrito: oltre ad insigni giuristi e costituzionalisti del calibro di Gustavo Zagrebelsky, ne fanno parte molti esponenti della minoranza Pd e dei cespugli della sinistra. Il Movimento Cinque Stelle, che pure avrebbe convenienza a mantenere l’Italicum così com’è, sembra disposto ad accodarsi. Il centrodestra da tempo chiede la modifica dell’Italicum proprio per sostituire il premio alla lista con il premio alla coalizione. L’obiettivo comune, però, al di là della revisione della legge elettorale e dell’eterogeneità del cartello che la richiede, sembra quello di mettere alle corde il governo Renzi.
I grillini, con il premio alla lista, hanno la quasi certezza, visti gli attuali sondaggi, di arrivare al ballottaggio, probabilmente contro il centrosinistra, e di giocarsi la partita per Palazzo Chigi raccogliendo al secondo turno ampie porzioni di elettorato di centrodestra. Invece, se il premio andasse alla coalizione, ben difficilmente avrebbero chance, vista la loro indisponibilità a stringere accordi con altre forze politiche. Gli altri due poli, invece, potrebbero compattarsi, riaggregarsi in coalizioni e giocarsi la vittoria a un ballottaggio che, fatalmente, vedrebbe i grillini tagliati fuori.
E allora perché Grillo e i suoi si dicono interessati a cambiare l’Italicum? La partita è molto più complessa. Insieme con l’Italicum, gli oppositori a Renzi intendono smantellare anche altre sue riforme come il Jobs Act e la Buona Scuola, promuovendo altri quesiti referendari specifici su quelle materie. Mentre Civati di recente ha registrato un imbarazzante flop nella raccolta firme (poco più di 300.000 contro le 500.000 richieste), il Coordinamento democrazia costituzionale e altre aggregazioni del mondo della sinistra punterebbero all’accorpamento di tutte le consultazioni popolari. In altri termini, si potrebbe far slittare il referendum confermativo della riforma del Senato al 2017, in modo da celebrarlo insieme con i quesiti proposti dal Comitato guidato da Besostri e di altri riguardanti temi sociali. La prevedibile mobilitazione di sindacati, associazioni scolastiche e di altri settori del mondo delle professioni per quanto riguarda i quesiti su Jobs Act e Buona Scuola consentirebbe di raggiungere il quorum dei votanti e, nelle intenzioni dei proponenti, potrebbe far vincere i no anche al referendum confermativo sul disegno di legge Boschi. A quel punto i giochi si riaprirebbero del tutto e su tutto e l’esecutivo, proprio alla vigilia delle elezioni politiche, vedrebbe azzerato tutto il lavoro fatto in questi anni.
L’azione giudiziaria intrapresa nei giorni scorsi presso i distretti di Corti d’Appello ma anche presso alcuni Tribunali civili mira, quindi, a veder dichiarate incostituzionali parti del sistema di voto (in particolare la facoltà di candidature plurime concessa ai capilista, il premio di lista e le modalità del ballottaggio).
La Consulta, nella sentenza del dicembre 2014, aveva dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum con riferimento al premio di maggioranza ("foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione e può produrre una distorsione, perché non impone il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista") e alle liste bloccate “lunghe”.
Non è quindi escluso che la scure della Corte Costituzionale si abbatta anche sull’Italicum e cambi le carte in tavola a Renzi, che invece starebbe puntando ad elezioni politiche nel 2017, con l’Italicum già in vigore nella versione attuale (premio alla lista) e con la riforma costituzionale già validata dal referendum confermativo di ottobre 2016. In quest’ipotesi, tutti i quesiti referendari sulla legge elettorale e sulle altre riforme varate dal governo in carica slitterebbero al 2018. Con buona pace di chi vorrebbe impallinare l’attuale inquilino di Palazzo Chigi