I missionari camilliani che rischiano la vita ad Haiti
Determinati a rimanere e ad assistere la popolazione, lanciano messaggi disperati prevedendo un ulteriore peggioramento della situazione
Testimoni di fede, decisi a rimanere a rischio della vita. Sono i missionari che ad Haiti restano al fianco della popolazione disperata e abbandonata a se stessa, cercando di assisterla mentre le bande armate che controllano l’80% della capitale Port au prince e altre aree del paese imperversano incontrastate. “Continuare a lavorare, tenere aperto l’ospedale di Port au Prince e proseguire con tutte le attività che abbiamo ad Haiti diventa sempre più difficile e i missionari rischiano letteralmente la loro vita ogni giorno”. A descrivere la situazione, raggiunto dall’agenzia di stampa Fides, è padre Antonio Menegon, il missionario camilliano responsabile della onlus Madian Orizzonti. Un messaggio allarmato arriva anche da un altro missionario camilliano, padre Erwan dei Ministri degli infermi: “le bande armate hanno bloccato tutto. Il partito di Aristide ha preso il potere mandando a casa il primo ministro Ariel Henry (e il suo successore, n.d.A.). È una cosa molto grave. Adesso nessuno sa come va finire questa cosa. Speriamo in bene”. Il riferimento è all’annuncio dato il 10 novembre della nomina a primo ministro di Alix Didier Fils-Aimé, in sostituzione di Garry Conille che ha ricoperto la carica a partire dal giugno scorso. L’11 novembre, mentre il nuovo premier prestava giuramento, delle bande armate hanno attaccato l’aeroporto internazionale della capitale che è stato chiuso al traffico. Nello stesso giorno Medici senza frontiere è stato vittima di un attacco particolarmente efferato. Una ambulanza – riferisce la Ong – che trasportava tre giovani con ferite da arma da fuoco è stata fermata dalla polizia a un centinaio di metri dall’ospedale di Msf nella zona di Drouillard, nella capitale, ed è stata costretta a dirigersi verso l’Hôpital La Paix dove forze dell’ordine e uomini armati l’hanno circondata e le hanno tagliato le ruote. Poi hanno hanno lanciato dei lacrimogeni contro il personale di Msf che si trovava all’interno del veicolo per costringerlo a uscire, hanno portato i pazienti feriti poco lontano e ne hanno uccisi almeno due.