«I media ignorano i bambini vittime. E la pedofilia culturale avanza»
«C’è un negazionismo da parte della società» sulla realtà degli abusi sui minori. Sul Web «si continua a celebrare la giornata dell’orgoglio pedofilo» e «ci sono intellettuali che vogliono normalizzare la pedofilia». Il gender, il cattivo uso degli smartphone, il mancato controllo dei genitori e una malintesa privacy espongono i bambini a maggiori rischi. Ma guarire dalle ferite degli abusi si può. La Bussola intervista don Di Noto per la XXVI Giornata Bambini Vittime, che si chiude domenica.
- EUROPA RIFUGIO DELLA PEDOFILIA ONLINE di L. Volontè
Il 25 aprile l’Associazione Meter ha dato il via alla XXVI Giornata Bambini Vittime, che quest’anno prevede una settimana di iniziative, fino a domenica 1 maggio. Un’occasione per sensibilizzare e contrastare il fenomeno degli abusi - non solo sessuali - sui minori e che, tuttavia, fatica a trovare spazio sui grandi media. La Bussola ha intervistato il fondatore di Meter, don Fortunato Di Noto.
Partiamo dal tema della Giornata di quest’anno, “Oltre la porta per ritrovare la vita”, perché questo titolo?
Perché le porte simboleggiano o l’apertura o la chiusura. L’apertura deve significare l’impegno ad accogliere e ascoltare chi è stato vittima di abusi, violenze, indifferenza. La porta aperta è una risposta anche al negazionismo sugli abusi.
Negazionismo da parte di chi?
Da parte della società. Io ricordo sempre, al di là dell’enorme mole di materiale pedopornografico che denunciamo ogni anno e riportiamo nel nostro report annuale, un dato contenuto in un rapporto dell’Oms del 2013, che stima in 18 milioni i bambini che soffrono di abusi sessuali in Europa. E oltre a quelli prettamente sessuali, ci sono milioni di casi di abusi di altro tipo, violenze psichiche e fisiche in generale. Molti non vogliono affrontare questa realtà.
Come sempre, se si parla di abusi, fa notizia soltanto, o quasi, la Chiesa.
Certo, c’è anche questo aspetto. Chiaramente è grave e doloroso il fatto che avvengano abusi nella Chiesa. Ma se guardiamo alla situazione mondiale i numeri sono enormi: circa 1,3 miliardi di minori sono vittime di vessazioni, traffico di organi e di esseri umani, abusi sessuali, ecc. La nostra Giornata non vuole essere una mera commemorazione, perché non ha senso commemorare delle nefandezze e non fare nulla… no, il punto è sensibilizzare e moltiplicare l’impegno a tutela dei bambini. La GBV c'è da 26 anni, ma si possono contare sulle dita le testate che ne parlano, solo quelle cattoliche. Impressiona questo silenzio.
La vostra Giornata è dedicata ai bambini vittime di pedofilia ma non solo, giusto?
Riguarda tutte le violenze contro i minori, compreso lo sfruttamento, ovviamente con un’attenzione particolare a pedofilia e pedopornografia. A proposito, la Giornata Bambini Vittime viene celebrata dal 25 aprile all’1 maggio in risposta alla propaganda di gruppi come il “Partito dell’orgoglio pedofilo”, il “Fronte di liberazione dei pedofili” e a tutti quei settori culturali che vogliono normalizzare la pedofilia e che da tempo celebrano pure, soprattutto il 25 aprile, la giornata dell’orgoglio pedofilo, da loro chiamata anche Alice Day.
Ancora la celebrano?
Sì, continuano a celebrarla online, magari in maniera più sommersa, sofisticata, per non avere troppi riflettori addosso. Però il mondo della pedofilia culturale è vivo e vegeto, senza che si faccia granché per contrastarlo. C’è un’intellighenzia a livello mondiale, che opera attraverso siti e portali ben strutturati e che vuole abbattere l’ultimo tabù sessuale, appunto la pedofilia, dicendo che sia un “orientamento sessuale”. Questi intellettuali sostengono che ci siano “pedofili virtuosi” che vogliono il benessere dei bambini e insinuano sottilmente che i bambini possano relazionarsi sessualmente con gli adulti e non ci sia nulla di male se non c’è costrizione. Ma sappiamo benissimo che la pedofilia fa leva sulla manipolazione del bambino, è un “omicidio psicologico”, come ha detto anche papa Francesco. Queste idee, che a Meter monitoriamo da trent’anni, vengono riproposte di volta in volta con dibattiti e approfondimenti diretti a giustificare il comportamento pedofilo. Perciò è fondamentale l’aspetto educativo.
In che direzione?
È evidente che oggi i bambini sono esposti da più parti a un’erotizzazione dannosa. E vengono anche lasciati soli, nel mondo del Web, come se fossero “carne da macello”, senza nessuna vigilanza. C’è una società che da un lato tratta i bambini come scarti, dall’altro li usa perché fanno guadagnare tantissimo, sono un business, come dimostrano i milioni di video e foto pedopornografici presenti su Internet.
A proposito di Internet e degli smartphone, il cardinale Bassetti ha scritto un messaggio per la Giornata sottolineando proprio la necessità di vigilare.
Sugli smartphone ci sono dichiarazioni ufficiali che sottolineano i rischi per la salute psicofisica, se usati male e/o troppo: mi riferisco alla Società Italiana di Pediatria, nonché a neuropsichiatri infantili di tutto il mondo. Il problema ovviamente non è lo smartphone in sé, ma come lo usi, dove vai a “naufragare” navigando su Internet, che sfrutta tutta la potenza delle immagini, spesso in modo cattivo. Perciò i genitori dovrebbero educare e vigilare su questo aspetto, accompagnando gradualmente i loro figli all’uso degli smartphone.
Dare loro un cellulare base, per Sms e chiamate, attendendo per esempio almeno i 14 anni per lo smartphone, potrebbe essere una prima soluzione?
Sì.
Nel rapporto Meter di quest’anno, avete evidenziato il fenomeno degli abusi di adolescenti maschi su altri adolescenti maschi. In che misura l’avete riscontrato?
È un fenomeno che già avevamo monitorato negli anni scorsi, ma non se ne parla mai, o quasi. Però l’evidenza dei fatti, dei video, è impressionante. C’è una grandissima produzione di video di adulti maschi con maschietti; ma appunto anche adolescenti maschi che abusano di altri adolescenti maschi e si autofilmano. Questo pone pure una nuova sfida educativa, perché sono pochissimi i maschi che denunciano.
È ravvisabile un legame con tutta l’ideologia e la propaganda sulla fluidità sessuale, sul gender?
Il problema del gender non è affrontato nel modo giusto, nella giusta misura e direzione. È un problema magmatico ma nessuno ne vuol parlare, a parte gli addetti ai lavori, oppure se ne parla con una prospettiva sbagliata. Non so se si tratta più di un problema dei minori o di un problema degli adulti che vogliono instillare nei minori un certo pensiero: credo sia più questa seconda ipotesi.
Tra i problemi particolarmente scabrosi che avete segnalato c’è quello della “pedomama” e degli abusi su minori servendosi di animali. Com’è possibile che si arrivi a tanto?
La perversione sessuale è una perversione grave e purtroppo può colpire anche delle mamme. Non si tratta solo di “carezze”, ci sono neonati abusati con una forza devastante, non so se riescono a sopravvivere. Questa è la dimostrazione che nella perversione sessuale il bambino diventa un oggetto.
A proposito di oggetto, nel rapporto spiegate che ci sono diversi casi di minori che si autofilmano dietro compenso e in ciò influisce la sessualizzazione precoce. Ma qual è il legame con l’attacco che da decenni viene portato all’insegnamento cristiano?
Il problema è evidentemente che la verginità e in generale la purezza sono denigrate come cose da “bacchettoni”, ignorando che la purezza è la capacità di saper vivere con responsabilità la propria sessualità, di donarsi all’altro nel matrimonio secondo il progetto di Dio sull’uomo e la donna. Se invece insegno ai bambini che tutto è lecito, a partire dalla masturbazione - che etimologicamente può significare “stuprarsi con le mani”, quindi farsi violenza - sorgono i problemi… Il problema è ridurre le cose belle a cose basse, a un piacere fine a sé stesso. Nei percorsi che Meter fa nelle scuole, noi insegniamo invece la bellezza della sessualità come dono e atto d’amore aperto alla vita.
Nel rapporto si sottolinea anche il nodo della privacy, cioè di trovare il giusto bilanciamento tra tutela della riservatezza e necessità di perseguire gli abusatori.
La questione si può risolvere stabilendo il principio che nel momento in cui qualcuno scopre che in un server-provider c’è del materiale pedopornografico, in presenza di una denuncia, il diritto alla privacy non può essere d’ostacolo a perseguire penalmente chi compie abusi su minori. Bisogna assumersi le proprie responsabilità verso le persone vulnerabili. La privacy è sacrosanta, ma i colossi del Web possono, per ragioni di business, frapporre il problema della privacy di fronte a crimini così? Io credo che non sia corretto.
Meter ha un centro di ascolto e di formazione multidisciplinare. Che tipo di percorsi di guarigione propone?
Chiaramente ogni persona ha la sua propria richiesta d’aiuto, ha le sue ferite, quindi per ogni persona c’è un percorso ad hoc con gli specialisti del centro. Di solito si tratta di un intervento a lungo termine, non si risolve in una settimana, ma dipende sempre dal caso specifico. Il nostro centro vuole essere un po’ la locanda descritta da Gesù, dove il locandiere accoglie il malcapitato portatogli dal Buon Samaritano, che gli chiede di curarlo nel migliore dei modi. Dalle ferite dell’abuso si può guarire.
A proposito di guarigione, per quest’anno avete preparato una preghiera che invita ad amare i bambini vittime come li ama il Padre celeste. Che ruolo ha in generale la preghiera nelle vostre iniziative?
È fondamentale. Tantissime preghiere delle nostre giornate dedicate ai bambini vittime sono state pensate dagli stessi abusati, le loro ferite sono diventate feritoie di luce, nel senso che si sono impegnati in favore degli altri. Ricordo che la nostra realtà è nata in una parrocchia, in Sicilia, non abbiamo una potenza economica alle spalle, ma confidiamo nella Provvidenza. Grazie a Dio tante persone hanno trovato nella GBV una speranza.