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I lavori finti in chiesa, ma l'incasso pubblicitario è vero

L'annosa questione della chiesa di Santa Maria di Portosalvo: dopo anni di cantiere mai terminato, la facciata viene utilizzata come immenso cartellone pubblicitario che ha già fruttato alla Curia di Napoli più di 3 milioni di euro. Che evidentemente non sono andati per i lavori di restauro. 
-#SALVIAMOLECHIESE: LA CAMPAGNA DELLA BUSSOLA

Ecclesia 30_11_2018

Chi ha avuto l'opportunità di fare un giro per le strade di Napoli, ha potuto constatare quanta arte, soprattutto sacra, si intercetta ad ogni "vicolo". Perché passeggiare per Napoli vuol dire soprattutto imbattersi, continuamente, nel portone di una chiesa, di una cappella, di una basilica, e nel suono di un campanile. Sì, le campane suonano ancora e tanto per le strade campane, eppure il ritmo potrebbe essere più prepotente se non fosse che sempre di più sono abbandonate all'incuria, al degrado, quando non ci s'inciampa nella profanazione o nella presa in giro. 

Perché forse solo di presa in giro si può parlare quando ci s’interroga circa il destino del patrimonio e dell’eredità culturale e sacra della chiesa S.Maria di Portosalvo, a Napoli. Tempio sacro che da oltre dodici anni invade la cronaca per il grave stato di degrado in cui versa e per un’opera di restaurazione eterna, per qualcuno, a questo punto, persino finta.

La storia è talmente triste da aver indotto, praticamente, la nascita del Comitato Civico di S. Maria di Portosalvo: “comitato per la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico, artistico, architettonico, culturale, antropologico e sociologico della Chiesa di S. Maria di Porto Salvo e delle altre chiese consacrate, ma non valorizzate o addirittura chiuse al pubblico in Napoli”.

La chiesa di Santa Maria di Portosalvo è un luogo di culto cattolico di Napoli sito nella zona del porto, detta anche fuori le mura in quanto sorgeva, appunto, fuori le mura della città. L’edificazione risale alla metà del XVI secolo, quando un marinaio, Bernardino Belladonna, ricevuta la grazia per essere scampato ad un nubifragio, sentì il bisogno di sdebitarsi implorando a Papa Pio IV l’autorizzazione a fondare una congrega e ad erigere una chiesa da dedicare alla Madonna. Il luogo scelto fu più che simbolico: un lembo di terra bagnata su tre lati dal mare, prima della feroce urbanizzazione della città. Scampando più volte, secoli dopo, alla demolizione, la chiesa, completata dieci anni dopo l’autorizzazione, nel 1564, è stata ritoccata architettonicamente più volte durante i secoli, al punto che oggi lo stile che le si attribuisce è il rococò. Vi lavoreranno in un sessantennio le migliori maestranze del legno dei marmi e dell’argento e ne verrà fuori una piccola perla. Ma chiusa al culto dagli anni ’70, è stata abbandonata completamente nel 1980.

Dopo circa vent’anni di chiusura la curia napoletana decide di riaprire la chiesa - nel 2004 - per provvedere alla valutazione e alla messa in opera di lavori di restauro.

È da allora, in una storia strana, che l’edificio sacro è sempre in procinto di riaprire ufficialmente al culto, ma i lavori di restauro non finiscono mai. La curia aveva promesso che ad ottobre 2018 sarebbero tornate a suonare le campane, eppure s’è dimostrata essere solo l’ennesima promessa senza fondamento.  Per il Comitato Portosalvo si tratta, addirittura, di un cantiere fantasma.

Quelli del comitato, con il presidente Antonio Pariante in testa, chiedono da anni un po’ di chiarezza circa gli oltre 3,6 milioni di ricavi pubblicitari, per un restauro talmente lento che, senza sembrare maliziosi, pare davvero finto. Il denaro sopracitato è relativo solo agli ultimi tre anni, quasi quattro, a cospetto di buoni quindici di restauri non conclusi, pagati dalla concessione dello sfruttamento pubblicitario della chiesa della Marina.

L’ex presidente del consiglio Provinciale Luigi Rispoli, a febbraio 2018, diceva, «La vicenda di Portosalvo è indicativa di come il Comune di Napoli ha affrontato il restyling del Centro Antico. La Curia era alla cabina di regia per questi grandi progetti, e alla base c’è qualcosa che non va». Già con un’interrogazione, i Verdi alla Regione, nell’ottobre 2017, chiedevano di conoscere i dettagli di un acquisto pubblicitario da parte dell’Ente per una somma complessiva di 99 mila euro.

Si è passati dal cantiere, attribuito alla Grandi Progetti ex Impredcost, che avrebbe dovuto concludersi il 30 settembre 2012, con autorizzazione del 2009, a quello affidato, oggi, all’Ambra. La pubblicità che la paga è venduta da tre anni dalla Spm, che ha sede legale a Salerno e uffici a Napoli e Carinaro. Dal 6 aprile 2009, la Grandi Progetti aveva infatti un contratto con Comune, Curia e Soprintendenza napoletani, per il restauro gratuito delle superfici esterne della chiesa di S. Maria di Portosalvo: in cambio aveva il diritto di trasformare i ponteggi del cantiere in giganteschi pannelli pubblicitari. Sistemata la pubblicità, però, i lavori si sono arenati. 

A cosa hanno portato così tanti mesi di manifesti pubblicitari che imprigionano l'edificio? Ad oggi sono solo il simbolo di un degrado urbano, dell’incuria di luoghi sacri e di denaro che non si sa dove stia finendo.

Per l’enorme espositore pubblicitario che è quello che oggi è la chiesa, solo inerzia e menefreghismo, o c’è sotto addirittura dell’altro? Fare illazioni non porta a nulla, ma denunciare tutto ciò è un dovere. Il sintomo di un amore per i luoghi sacri e per il destino di una città e non, come ha detto già qualcuno, “solo il piacere di accusare la Chiesa, perché va di moda”. 

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