Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giosafat Kuncewycz a cura di Ermes Dovico
INTERVISTA A KLAUS

«I governi sfruttano il Covid per accrescere il controllo»

«La maggior parte dei governi ha avuto reazioni esagerate al rischio pandemico», comprensibili «nei primi giorni, non ad aprile-maggio». «La gente dovrebbe dire NO» a questa strumentalizzazione fatta per creare il “Mondo Nuovo” e diminuire la libertà. L’Ue, con i suoi fondi, sta facendo «un passo ulteriore verso un super-Stato europeo». Intervista a Václav Klaus, ex premier ceco e voce critica delle forme totalitarie.

Attualità 05_06_2020

Il vecchio leone, Václav Klaus, leader ceco che guidò da premier la transizione dal comunismo all’economia di mercato, avendo fatto la dura esperienza diretta di cosa vuol dire vivere sotto un regime totalitario è rimasto sempre una voce critica rispetto alle successive forme di accentramento di potere, da lui definite post-occidentali.

La Nuova Bussola Quotidiana lo ha intervistato sui segni di un risorgente autoritarismo, nato assieme alla pandemia.

Presidente, in occasione della sua investitura a socio dell’Accademia delle Scienze di Bologna, nel 2017, lei tenne un discorso intitolato “Il comunismo sovietico è finito. E la libertà?” in cui rintracciò i segni inquietanti di un ritorno al passato. Non parlò di un ritorno al comunismo, ma dell’affiorare di una radice comune precedente, che nel Novecento aveva ispirato sia il nazismo sia il comunismo: il passato giacobino della Rivoluzione francese. Fa impressione oggi ripercorrere gli aspetti da lei elencati che segnalavano il declino della libertà e dell’interesse alla democrazia parlamentare in Occidente, sembrano la descrizione delle trasformazioni imposte dalla pandemia. Lei additò ad esempio il trasferimento di potere da rappresentanti eletti alla burocrazia non eletta, da legislatori a funzionari, dai parlamenti nazionali a Bruxelles, dal cittadino allo Stato; la crescita esponenziale della regolamentazione cumulativa e del controllo su ogni tipo di attività umana, fino a toccare anche le sfere intime e molto personali delle nostre vite; e la sostituzione della libertà con i diritti, nel caso del Covid-19 il diritto alla salute. Che ne pensa?
È evidente che i governi della maggior parte dei Paesi hanno avuto delle reazioni esagerate al rischio pandemico. Io comprendo bene che essi si siano spaventati fin dall’inizio. Questo potrà spiegare e giustificare le misure introdotte nei primi giorni. Ma non ad aprile, non a maggio. Sia i comportamenti giudiziari che quelli burocratici dei vari governi sono stati molto rigidi e inflessibili. Noi ne siamo le vittime.

Con la proclamazione dello stato di emergenza da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, i vari governi nazionali hanno limitato fortemente e senza alcuna remora i diritti fondamentali dei cittadini. In Italia si continua a evocare il pericolo e a imporre alle imprese dimensioni e distanze che ne hanno messo fuori mercato una buona parte.
La gente dovrebbe dire di NO a tutti questi provvedimenti. No alla strumentalizzazione dell’epidemia Covid per trasformare la nostra società ancora relativamente libera nel “Mondo Nuovo” (Brave New World) di Aldous Huxley, o nella sua variante reale nella Cina di oggi sotto lo stato di emergenza sarà difficile da far rientrare. Ai governi piace molto.

Come vede in questo scenario il ruolo dell’Unione europea?
È stata molto eloquente la proposta della Commissione di creare un enorme fondo Ue, il cosiddetto “Next Generation Fund”, presentato da Ursula von der Leyen il 27 maggio. Le élite hanno usato l’epidemia come giustificazione e pretesto per rafforzare i loro tentativi ricorrenti di prolungare lo stato già non sostenibile dell’Ue, avviando un indebitamento massiccio dei cittadini degli Stati membri e delle loro future generazioni. E non si tratta solo di indebitamento: visto per intero il piano è un appello perché si abbandoni la razionalità economica per attuare un’ulteriore centralizzazione dell’Ue, finanziare le sue ambizioni altamente controverse e - ultimo ma non minimo - rafforzare l’unione politica. Questi trasferimenti finanziari giganteschi costituiranno un passo ulteriore verso un super-Stato europeo.

Qualcuno vi vede un nuovo Piano Marshall.
Con il Piano Marshall si fecero entrare risorse finanziare “da fuori”.  Questo della Commissione è solo un trasferimento di fondi. Opera su somme enormi di denaro senza però aggiungere ulteriori risorse finanziarie.

È presentato però come aiuto ai Paesi particolarmente colpiti dal lockdown dopo la pandemia.
È già stato provato a sufficienza che il denaro prestato non porterà prosperità ai Paesi dell’Ue, né accelererà la ripresa delle economie colpite dall’epidemia e dalle restrizioni. Nessuna iniezione finanziaria aiuta (e neanche il credito a buon mercato). Porteranno solo alla conservazione di strutture inefficaci, rallenteranno i processi di aggiustamento naturali e necessari e distorceranno l’allocazione razionale delle risorse, dirigendole verso progetti motivati burocraticamente e ideologicamente.

Il potere di trovare giustificazioni per trattare in modo diverso le varie nazioni può creare un solco fra gli Stati membri?
Io ho scritto che sarebbe un errore discutere solo delle somme più o meno grandi di denaro destinate, nel mio caso, alla Repubblica Ceca. Dobbiamo vedere i danni economici e politici generati dell’intero progetto e renderci conto anche delle altre minacce collegate. Anche se l’Ue cercasse di ricattare il nostro Paese con quella che potrebbe sembrare una distribuzione di risorse finanziarie più favorevole, o con altri mezzi di altre concessioni, gli effetti sarebbero sempre negativi.

All’inizio della pandemia il problema del cambiamento climatico sembrava accantonato dall’impellenza del virus. Nessuno parlava più di Greta. Però fin da subito si è proclamata l’esigenza di cambiare abitudini e si è scoperto che “il nuovo normale” coincide con la decrescita perseguita dai climacambisti. Non viene il sospetto che sia stato tutto organizzato?
È evidente che coloro che promuovono Greta sono le stesse persone che credono nella necessità di introdurre stati di emergenza folli in relazione al coronavirus. Ma non credo che sia stato organizzato, è semplicemente la stessa mentalità.

E come possono agire i cittadini in concreto?
I partiti politici dovrebbero chiedere un cambiamento radicale, che io però non mi aspetto. È possibile in Italia? Non lo so. Se penso ai partiti politici cechi non sono molto ottimista. Poi c’è l’extrema ratio: “La Rebelión de las masas” (La ribellione delle masse), come suggerito da uno dei miei “eroi”, Ortega y Gasset, circa un secolo fa.