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Preziosissimo Sangue di Gesù a cura di Ermes Dovico
LA "PREGHIERA"

I governanti? Che Dio li benedica (e ce li tenga lontani)

«Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono» (Mt 20,25).  Lo disse Gesù ai discepoli quando vide che gli uomini del suo staff litigavano per la poltrona ancor prima di vedere realizzato il Regno del Messia. Questa sentenza ha valore universale e vale dunque anche oggi.

Politica 01_12_2015
Davanti al potere destra e sinistra pari sono

É da qualche tempo, ormai, che apro la cassetta della posta con timore e tremore. Ogni mattina, infatti, tiro un respiro di sollievo quando vedo che tra i mittenti sulle buste non c’è Equitalia. Agghiaccio al pensiero di aver dimenticato qualche pagamento, di dover perdere mattinate dal commercialista per scrutare dove e quando ho sbagliato, o se non ha sbagliato il Fisco. Il quale, sempre che lo riconosca, solo dopo qualche tempo e (mia) tribolazione rimedierà, ma senza risarcirmi dei grattacapi che mi ha creato. 

Sempre ogni mattina, il giornale mi informa di nuove tasse, di nuove furberie per estorcermi brano a brano quel poco di benessere che sono riuscito a conquistarmi nella vita; di nuovi indagati per corruzione (non finiscono mai…), di nuove piccole ingiustizie ai danni dell’onesto, di nuove imbecillità politicamente corrette proclamate o inflitte, di nuove piccinerie escogitate dai piccoli uomini che governano i popoli, popoli ai quali impongono pesi che loro si guardano bene dal portare. E, siccome sono un c.c.p (cattolico credente e praticante), mi ricordo che anche qui Gesù ci aveva azzeccato in pieno. Infatti, quando vide che gli uomini del suo staff litigavano per la poltrona ancor prima di vedere realizzato il Regno del Messia, disse loro: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono» (Mt 20,25). 

Disse proprio così, «i capi le opprimono», e non stette a sottilizzare né a distinguere. Questa sentenza,come tutte quelle riportate nel Vangelo, ha valore universale e vale dunque anche oggi come duemila anni fa. Duemila? Di più: già nell’Antico Testamento il popolo ebraico, stufo dei Giudici, chiese a Dio un re come quelli che avevano tutti gli altri popoli; Dio acconsentì, ma a patto che fosse Lui a sceglierlo. E, anche così, le cose non sempre andarono per il verso giusto. Sì, perché il popolo non sa scegliere. Basta accendere la tivù e aprire i giornali per rendersene conto: più cambiamo “capi” e peggio va. Sì, perché la sentenza di Gesù così continuava: «Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’Uomo, che non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». 

Ce lo vedete Matteo Renzi «dare la propria vita in riscatto per molti»? Questo insegnamento “politico” di Gesù, la cui saggezza era ed è evidente di per sé, fece sì che la piazza, sobillata dal Sinedrio, gridasse a Pilato: «Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi» (Lc 19,14). Tutti, il Cesare pagano compreso, ma non Lui. Sono stati accontentati. Siamo stati accontentati. E ancora verremo accontentati, perché non è Dio a mandarci all’Inferno, visto che siamo così stupidi da procurarcelo da soli, a cominciare da questo mondo. Ora, cari lettori, vi prego di richiamare alla mente le facce dei nostri capi e governanti, visualizzarle bene e poi leggere il seguente passo di san Paolo a Timoteo, che riporto: «Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1 Tim 2,1-5). 

Notare quel «prima di tutto». Sì, lo so che è difficile, specialmente dopo aver visualizzato le facce, come ho invitato a fare. Difficile, perché l’istinto non è la benedizione ma il suo contrario, non il rispetto ma il disprezzo, e la richiesta a Dio è, semmai, che si spicci a chiamarli al Suo giudizio. Solo che, cedendo all’istinto, ci facciamo del male da soli. Tutto l’insegnamento cristiano non è altro che questo: dominare l’istinto, disciplinarlo e sottometterlo alla ragione. E proprio la ragione, non tanto san Paolo, ci dice che bisogna pregare per quelli che ci governano, affinché, dopo avere soddisfatto i loro appetiti materiali e psicologici, ci lascino «condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio». 

Chiediamo solo questo, ma, come è noto, non vogliono lasciarci neanche questo. Ed è perciò che ci rivolgiamo a Dio «con domande, suppliche, preghiere» per loro. Affinché si convertano e vivano (sono anche loro figli di Dio). O almeno ci lascino in pace.