I Gesuiti cambiano: espulso prete progressista
L'espulsione dall'ordine di padre John Dear, uno degli esponti americani più noti della Compagnia di Gesù, decisione presa di concerto con la Santa Sede, potrebbe essere un segnale per i tanti sacerdoti americani ultra-progressisti.
La scorsa settimana la Compagnia di Gesù ha espulso uno dei suoi più noti esponenti negli Stati Uniti, l’attivista progressista padre John Dear. Padre Dear ha ricevuto due separate notifiche, una da parte del Preposito Generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, che cita la sua «ostinata disobbedienza», e una dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica della Santa Sede. La stampa statunitense si chiede se Papa Francesco, che conosce il caso, farà un tentativo personale per riportare nell’ovile la pecorella smarrita. Non è impossibile, ma la situazione appare complicata.
Già tre anni fa l’arcivescovo della sua diocesi di residenza, Santa Fe nel New Mexico, aveva sospeso a divinis Padre Dear, il quale dunque ora – espulso dai Gesuiti – rimane un sacerdote cattolico ma non può esercitare lecitamente il suo ministero. In una durissima dichiarazione pubblicata il 7 gennaio Padre Dear scrive che è improbabile che un vescovo americano lo accolga e rimuova gli effetti della sospensione e che al momento «non è sicuro che resterà un prete».
Padre Dear rimane uno degli autori più popolari nel mondo cattolico progressista americano. I suoi libri dominano le classifiche nelle librerie cattoliche. Dear è soprattutto noto per il suo pacifismo radicale. È stato arrestato 75 volte negli Stati Uniti per atti di boicottaggio e proteste illegali contro l’Esercito, le accademie militari, la guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq, e per il suo supporto a gruppi radicali palestinesi, compresi alcuni accusati di atti terroristici. La sua violenza verbale contro lo Stato d’Israele va molto al di là delle legittime critiche che altri possono formulare nei confronti del governo israeliano, e ricorda piuttosto la retorica dell’ultra-fondamentalismo islamico.
Lo scontro con la Compagnia di Gesù e la Santa Sede non è tuttavia avvenuto sul tema del pacifismo, ma su quello della disobbedienza sistematica alle direttive dei superiori su dove Dear deve risiedere e a quali manifestazioni ed eventi è opportuno che partecipi. Tra le materie del contendere c’è la partecipazione del gesuita a manifestazioni critiche nei confronti della Santa Sede e dei vescovi di Pax Christi U.S.A. e di Call to Action, un’organizzazione ultra-progressista le cui posizioni sono agli antipodi del «Catechismo della Chiesa Cattolica» in materia di omosessualità, riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e adozioni da parte di coppie dello stesso sesso.
Nell’ambito delle manifestazioni di Call to Action, Padre Dear ha anche richiesto «una campagna di un milione di lettere per chiedere al Vaticano l’ordinazione delle donne». Com’è noto, si tratta di una questione che – come ha confermato Papa Francesco – non è oggetto di legittima discussione nella Chiesa Cattolica. «Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione», ha scritto Francesco nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium».
Dear tiene anche ritiri – a pagamento – insieme a monache buddhiste in discussi centri zen, i cui programmi vanno molto al di là del legittimo dialogo interreligioso e tendono a presentare Gesù Cristo come uno dei tanti maestri di saggezza della storia dell’umanità, favorendo l’equivoco e il sincretismo.
La dichiarazione del 7 gennaio è, da questo punto di vista, disonesta, perché Padre Dear lascia intendere di essere stato punito esclusivamente per le sue posizioni ultra-pacifiste – che certamente, nella loro radicalità unilaterale, contraddicono a loro volta il «Catechismo della Chiesa Cattolica» – ma non parla di altre questioni che lo hanno messo in urto con la gerarchia cattolica in materia di ordinazione delle donne, omosessualità e sincretismo tra le religioni.
Naturalmente – e sfortunatamente – i religiosi che la pensano come Padre Dear negli Stati Uniti sono migliaia, e qualcuno potrebbe chiedersi perché la Santa Sede abbia deciso d’intervenire in questo singolo e specifico caso e non in altri. Probabilmente si è tenuto conto del fatto che Padre Dear è un autore molto letto e un volto noto della televisione statunitense, per cui era particolarmente urgente chiarire che, quando si esprime, non parla a nome della Chiesa Cattolica. Qualche conservatore ha scritto che una rondine non fa primavera e che il bicchiere di un’azione incisiva volta a disciplinare i religiosi ribelli americani rimane mezzo vuoto. Lo penso anch’io. Ma meglio mezzo vuoto che vuoto del tutto. E chissà che la rondine non sia un preannuncio di primavera.