Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

L'UDIENZA DEL PAPA

«I figli prime vittime delle separazioni e dei divorzi»

Nell'udienza generale del mercoledì, papa Francesco ha proseguito il ciclo sulla famiglia riflettendo «sulle ferite che si aprono nella convivenza famigliare. Quando cioè, nella famiglia stessa, ci si fa del male». Il Papa ha descritto le tragiche conseguenze di separazioni e divorzi per i figli, che ne sono le prime vittime.

Ecclesia 24_06_2015
Papa Francesco

Nell'udienza generale del 24 giugno 2015, Papa Francesco ha proseguito il ciclo sulla famiglia riflettendo «sulle ferite che si aprono proprio all’interno della convivenza famigliare. Quando cioè, nella famiglia stessa, ci si fa del male. La cosa più brutta!». Il Papa ha descritto le tragiche conseguenze delle separazioni e dei divorzi per i figli, che ne sono le prime vittime. Sappiamo, ha esordito il Pontefice, che «in nessuna storia famigliare mancano i momenti in cui l’intimità degli affetti più cari viene offesa dal comportamento dei suoi membri. Parole e azioni (e omissioni!) che, invece di esprimere amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano». Come in ogni malattia, «quando queste ferite, che sono ancora rimediabili, vengono trascurate, si aggravano: si trasformano in prepotenza, ostilità, disprezzo. E a quel punto possono diventare lacerazioni profonde, che dividono marito e moglie, e inducono a cercare altrove comprensione, sostegno e consolazione. Ma spesso questi “sostegni” non pensano al bene della famiglia!».

A sua volta, «lo svuotamento dell’amore coniugale diffonde risentimento nelle relazioni. E spesso la disgregazione “frana” addosso ai figli». Proprio ai figli il Papa ha dedicato la parte centrale della sua catechesi. Sono loro, infatti, le principali vittime delle separazioni e dei divorzi. «Nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando», si è chiesto il Papa, «se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini. Quanto più si cerca di compensare con regali e merendine, tanto più si perde il senso delle ferite – più dolorose e profonde – dell’anima». Come già aveva fatto in altre udienze, Francesco ha preso le distanze dalle teorie e dai manuali diffusi da presunti esperti. Lì si parla molto «di disturbi comportamentali, di salute psichica, di benessere del bambino, di ansia dei genitori e dei figli... Ma sappiamo ancora che cos’è una ferita dell’anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale? Quale peso ha nelle nostre scelte – scelte sbagliate, per esempio – quanto peso ha l’anima dei bambini? Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa solo a se stesso, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita».

I bambini non possono essere isolati dai drammi dei loro genitori. «Nella famiglia, tutto è legato assieme: quando la sua anima è ferita in qualche punto, l’infezione contagia tutti. E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati a essere “una sola carne” e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli …».  Il Pontefice ha invitato a riflettere sulla «durezza con cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli». Proprio perché le separazioni e i divorzi scandalizzano i figli piccoli, «possiamo comprendere meglio anche la parola di Gesù sulla grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana (cfr Mt 19,6-9). Quando l’uomo e la donna sono diventati una sola carne, tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli».

La Chiesa sa che «ci sono casi in cui la separazione è inevitabile. Anzi, talora «può diventare persino moralmente necessaria, quando appunto si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza». Nessuna colpa può essere addebitata alle persone che in queste condizioni scelgono la via della separazione quando, sostenute «dalla fede e dall’amore per i figli, testimoniano la loro fedeltà a un legame nel quale hanno creduto, per quanto appaia impossibile farlo rivivere». Francesco ha concluso che, evidentemente, non tutti i separati riescono a riconoscere «nella solitudine un appello del Signore rivolto a loro». Altri entrano «in situazioni cosiddette irregolari - a me non piace questa parola -», ha detto il Papa, «e ci poniamo molti interrogativi. Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma?». 

Il Pontefice ha evitato di entrare nella materia del dibattito in corso in vista del prossimo Sinodo in ordine alle forme di accoglienza dei divorziati risposati, e si è limitato a sottolineare che verità e carità devono e possono stare insieme: chiedendo «al Signore una fede grande, per guardare la realtà con lo sguardo di Dio; e una grande carità, per accostare le persone con il suo cuore misericordioso».