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CANADA

I falsi diritti dei bambini che includono l'eutanasia

Il governo canadese, dove sono ormai passati i diritti alla religione e alla sessualità dei bambini con l’allontanamento dai genitori ostili, dopo aver legalizzato l’eutanasia sta già spingendo per estenderla ai minori. Siamo sicuri che si tratti di scelte libere? Non è che togliendo ogni diritto alla famiglia lo si consegna ad una società che fin dall’asilo sponsorizza insieme all’agenda Lgbt quella eutanasica? Se così fosse non sarebbe plagio?

Editoriali 26_09_2018

Il governo più progressista dell’Occidente, quello dove sono ormai passati i diritti alla religione e alla sessualità dei bambini che prevedono l’allontanamento dai genitori ostili, dopo aver legalizzato l’eutanasia appena due anni fa, sta già spingendo per estenderla ai minori. Inoltre a morire su richiesta potrebbero essere non solo i malati “terminali” ma anche quelli mentali.

Il governo aveva infatti domandato al Council of Canadian Academies di consegnare un rapporto sull’eutanasia per esprimere il loro parere sul possibile omicidio dei “minori maturi”, così sapientemente definiti per anticipare ogni obiezione sulla loro reale capacità di scelta. La risposta di alcuni pediatri e bioeticisti favorevole all’estensione della norma e priva di inibizioni è giunta sul Journal of Medical Ethics: «È sbagliato forzare una persona a vivere in circostanze di sofferenza intollerabile e irreparabile» anche perché «le volontà di un paziente capace di intendere e volere dovrebbe essere rispettata…specialmente in questioni così intime come quella di scegliere come morire». 

In poche parole si considerano i piccoli liberi di scelte enormi, come se fossero in grado di comprendere da sé quale sia il loro bene e come se fossero esenti dai condizionamenti sociali. In Ontario infatti «i minori possono e sono considerati capaci di prendere le decisioni sulla propria salute - continua l’articolo del Journal of Medical Ethics - anche se queste procurano la morte». In sintesi, viene suggerita l’estensione di tale norma a tutto il Canada.

Ma di quale libertà stiamo parlando? Siamo sicuri che si tratti di scelte reali? Non è che questa ipotetica norma, come anche le leggi sopra citate sulla libertà sessuale e sul diritto alla religione dei bambini, privando la famiglia di ogni diritto lo consegna ad una società che fin dall’asilo sponsorizza insieme all’agenda Lgbt quella eutanasica, entrambe figlie di un’ideologia mortifera? Se così fosse, dare pieni diritti a persone che non possono ancora esercitarli, privandoli della difesa da parte della realtà a loro più prossima (che è la famiglia e non lo Stato), non sarebbe un plagio enorme? Lo stesso vale anche per i malati mentali. Perché è ovvio che, se una società spinge in un senso (in questo caso non verso il sostegno e l'accoglienza del debole ma all’offerta della morte) la persona sarà più facilmente tentata a togliersi di mezzo.

Gli autori dell’articolo fanno poi un passo ulteriore che aggraverebbe il condizionamento. Siccome desiderare il suicidio o chiederlo potrebbe portare all’esclusione sociale come fu per coloro che erano malati di Aids, bisognerebbe «prendere il modello dell’Hiv come strategia per una campagna pubblicitaria…sia per i pazienti» sia, ATTENZIONE, «per i medici che la forniscono». Pare quindi chiaro agli autori dell'articolo che l'eutansia infantile potrebbe sollevare non poche resistenze, inibendo i medici, a meno di avviare una campagna di “normalizzazione”, così da proteggere più che i pazienti (che volendo morire sarebbero probabilmente indifferenti allo stigma sociale) i medici adulti pronti ad uccidere. 

È impressionante pensare che in un periodo così breve il processo per l'eutanasia legale sta quasi per raggiungere le sue ultime conseguenze sotto il vessillo della libertà, ma d’altronde è solo una questione di anni che si riducono (in Olanda ce ne sono voluti 12 per passare dall’eutanasia ai terminali a quella sui bambini, ma erano altri tempi), per il resto l’estensione della norma sta nel principio della stessa: se uccidersi e uccidere diventa un diritto e perciò un valore, ossia se garantire la libertà non significa più favorire la possibilità di raggiungere un bene oggettivo come quello della vita, perché non far fuori anche i piccoli handicappati o disabili e i malati mentali?