I dubbi di Kreeft sull'infallibilità del papà (con l'accento)
L'apologeta americano, cresciuto in una famiglia protestante, racconta dell'impatto suscitato in lui dalla cattedrale cattolica di St. Patrick.

L'apologetica percorre le vie della ragione ma anche quelle (tutt'altro che contrapposte) della bellezza scaturita dalla fede. L'autore cattolico Peter Kreeft ripercorre la sua conversione su catholiceducation.org rievocando l'impatto suscitato in lui dalla cattedrale di St. Patrick. Con una domanda scomoda rivolta a suo padre.
Nato da una famiglia protestante, appartenente alla "Reformed Church in America", Kreeft aveva assimilato – insieme al grande affetto di suo padre e sua madre e all'amore per Gesù – anche «i tipici pregiudizi anti-cattolici che avevano i protestanti, specialmente a metà del XX secolo». Il che non gli impediva di porsi – e di porre – dei dubbi, sia di natura logico-razionale sia di carattere meno intellettuale ma di non minore impatto. Come accadde davanti alla cattedrale cattolica di St. Patrick a New York. E per la prima volta suo padre non ebbe la risposta pronta.
«Ero sbalordito. Era proprio come la porta del paradiso. Era un tipo di bellezza diverso. Mi sono detto, questa è l'architettura più bella che abbia mai visto in vita mia. Mi sono girato verso mio padre e ho detto: "Papà, questa è una chiesa cattolica, non è vero?".
"Sì", mi ha detto lui.
Allora ho aggiunto: "I cattolici si sbagliano, non è vero?"
E lui: "Oh, sì, certo; si sbagliano di grosso, di grosso".
E quindi gli ho chiesto: "Ma allora come fanno le loro chiese a essere così belle?".
È stata la prima volta nella mia vita che mio padre non aveva alcuna risposta a una domanda».
La bellezza dell'edificio incrinò la sua visione negativa della Chiesa in quanto tale – lo definisce un «sermone di pietra: puoi discutere con i pensieri; non puoi discutere con la bellezza» – ma soprattutto Kreeft fu colpito dall'improvviso venir meno dell'infallibilità del... papà (con l'accento)!