I cristiani iraniani “senza volto”
Il rapporto 2024 di Article 18 sulla situazione dei cristiani in Iran denuncia una netta regressione in fatto di libertà religiosa con ondate di arresti
Il 19 febbraio Article 18, l’organizzazione no profit impegnata a proteggere e promuovere la libertà di religione in Iran e difendere i cristiani perseguitati nel paese, ha pubblicato il suo annuale rapporto intitolato “Vittime senza volto: violazioni dei diritti contro i cristiani in Iran”. L’indagine è stata realizzata in collaborazione con altre associazioni tra cui Open Doors, Christian Solidarity Worldwide e Middle East Concern. Il rapporto sostiene che in Iran è in atto una “netta regressione” in fatto di libertà religiosa. Il numero dei cristiani è aumentato non di molto – 166 nel 2023 rispetto ai 134 del 2022 – però sono sempre di più i cristiani che finiscono nel mirino della giustizia “privi di nome e di volto”, da cui il titolo dato al rapporto. Nel 2023 ci sono state ondate di arresti, ma molte delle persone arrestate non hanno voluto rendere pubbliche le loro storie per timore di ulteriori vessazioni. Di altre non è stato possibile scoprire l’identità. Tra i reati contestati per i quali dei cristiani sono stati arrestati e condannati figura persino la “pratica pacifica della fede”, comportamento che non dovrebbe nemmeno meritare una condanna. I relatori del rapporto hanno individuato diversi tipi di violazioni dei diritti civili e politici subite dai cristiani tra cui la libertà di religione o di credo, di espressione, di opinione e di riunione pacifica, l’arresto arbitrario, la detenzione e la tortura. Una sezione del rapporto riguarda le pressioni che le persone e le loro famiglie continuano a subire anche dopo il rilascio dal carcere. Tra le più frequenti ci sono il monitoraggio continuo, le molestie, l’esclusione dal lavoro o dall’istruzione, nuove accuse e la riapertura di casi che erano stati archiviati. Tutto concorre a far vivere i cristiani che sono stati fermati e incarcerati nell’insicurezza e nella paura costante. Per questo “molti fuggono – spiega il rapporto – solo per trovare una nuova serie di sfide ad attenderli come rifugiati, come è dimostrato nel documento 2023 sulla situazione dei cristiani iraniani che chiedono protezione internazionale in Turchia.