I cattolici son spariti. Io voto Popolo della Famiglia
Accolgo l’invito lanciato dal direttore a motivare il prossimo voto politico e per farlo pongo una domanda: in quale luogo politico i cattolici sono più efficaci? Fino a pochi anni fa avrei risposto il centrodestra, ma oggi il quadro politico è totalmente cambiato. E allora ecco perché io voto per il Popolo della Famiglia
Caro direttore,
accolgo il suo invito (clicca qui) a motivare il prossimo voto politico e, per farlo, parto da una sua affermazione: «Tali candidati [per la vita e la famiglia] si trovano nelle varie formazioni di centro-destra oltre che nel Popolo della Famiglia».
La domanda a questo punto diventa la seguente: «In quale luogo politico i cattolici sono più efficaci?». Fino a pochi anni fa avrei risposto che il centrodestra era la scelta migliore, ma oggi il quadro politico è totalmente cambiato, per due ragioni: 1) il centrodestra (almeno, quello che conoscevamo) non esiste più; 2) la gerarchia ecclesiastica non indirizza più l'azione politica sul tema dei principi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione). Mi spiego.
Fino a qualche anno fa, il centrodestra era un soggetto credibile nella difesa della vita e della famiglia perché c’era un’anima cripto-cattolica che lo univa (il «non possiamo non dirci cristiani» di Benedetto Croce) e c’era un forte appoggio della Chiesa nelle battaglie sui principi non negoziabili. Fu grazie alla solida alleanza tra questo centrodestra “crociano” e la Cei che si riuscì a respingere l’attacco di quell’enorme potere (culturale, mediatico, istituzionale) che ha cercato di imporre le unioni omosessuali (i cosiddetti DiCo), il divorzio breve, la compravendita di embrioni di uomo (fermata con la legge 40), l’eutanasia.
E oggi? Che cos’è successo a questo centrodestra che pochi anni fa fermava le leggi sulle unioni omosessuali e il divorzio breve, e oggi non oppone ad esse alcuna resistenza o addirittura le vota apertamente? Sono diversi i fattori che hanno contribuito al suo snaturamento (a cominciare dal banale ricambio anagrafico dei suoi responsabili), ma c’è un fatto a mio parere più significativo degli altri, emblematico nella sua evidenza: il Ncd- il partito composto sostanzialmente dai cattolici di Forza Italia – che vota la fine della famiglia (clicca qui). È un gesto che racconta con la forza dell’evidenza una verità profonda: il Ncd rappresenta l’anima cattolica che esce da Forza Italia e si auto-annulla con una scelta suicida.
Ovvero, Forza Italia, il partito che unificava il centrodestra, è stato svuotato – anche fisicamente – del suo cuore cristiano e oggi è fondamentalmente un corpo senz’anima. Finita Forza Italia, è finito anche il centrodestra, che, infatti, oggi è totalmente ininfluente e diviso sulla scena politica, a maggior ragione sulla difesa dei principi non negoziabili. Come possiamo credere, onestamente, che questo centrodestra, il quale ieri ha approvato il divorzio breve e il simil-matrimonio omosessuale, possa opporsi domani al divorzio lampo, alle adozioni gay e a tutto il resto?
Che fare allora? Lo ha detto con una delle sue sintesi a effetto papa Francesco il 18 maggio ai vescovi riuniti (clicca qui): ‹‹i laici che hanno una formazione cristiana autentica non dovrebbero aver bisogno del vescovo pilota››. Ovvero, ora tocca al popolo, che deve entrare direttamente in azione. É finita la fase dei cattolici come “lievito” della grande pasta del centrodestra, perché i vescovi “non impastano” più. Se si hanno a cuore davvero i principi non negoziabili, l’unica strada praticabile è far crescere quel popolo che ha a cuore più di ogni altra cosa quella famiglia che è stata ferita a morte dalla vecchia politica: il Popolo della Famiglia, conseguenza politica necessaria del Family Day.
Le prossime amministrative sono come un referendum per i cattolici, la cui domanda potrebbe essere la seguente: «Vuoi dare una possibilità di esistenza a un movimento politico, il Popolo della Famiglia, che per la prima volta nella storia gioca davvero tutto per la famiglia, la vita, l’educazione?”». Rispondere no significherebbe decretare la fine della centralità dei principi non negoziabili in politica nel momento in cui essi sono più indifesi. E non si vedono alternative di nessun tipo all’orizzonte.
direttore di www.pepeonline.it