Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
L'INTERVISTA/ ALESSANDRO MARTELLI

I Campi Flegrei e il rischio sismico, «prevenire è meglio che ricostruire»

Ascolta la versione audio dell'articolo

I Campi Flegrei, in Campania, continuano a tremare. «Ma il rischio non è solo lì», spiega alla Bussola l'ingegnere Alessandro Martelli, uno dei maggiori esperti di sistemi anti-sismici. «La prevenzione richiede anni di lavoro. Dobbiamo pensare al futuro».

Creato 10_11_2023
Campi Flegrei, solfatara

I Campi Flegrei, in Campania, continuano a tremare. Si tratta di terremoti di scala ridotta, ma destano molta preoccupazione, soprattutto perché si teme il risveglio del super-vulcano. In un periodo in cui si è prima parlato del grande caldo, prolungatosi fino a ottobre, poi subito del dissesto idrogeologico, i terremoti sono sempre passati in secondo piano. La programmazione degli interventi pare inseguire, più che precedere, i possibili disastri, esattamente come l’attenzione dei media.

Alessandro Martelli è convinto che occorra prevenire, invece che ricostruire. Ingegnere, già direttore del Centro ricerche dell’Enea di Bologna e presidente del Glis (Gruppo di Lavoro Isolamento Sismico), è uno dei massimi esperti italiani di sistemi anti-sismici. Ha incontrato questa settimana il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Galeazzo Bignami, per la presentazione di una nuova proposta di legge «… sull’uso delle moderne tecnologie antisismiche. Il punto fondamentale è l’obbligo dell’uso dell’isolamento antisismico per le nuove scuole e per i nuovi ospedali. Poi occorrono incentivi per l’adattamento di scuole e ospedali già esistenti. I comuni, inoltre, dovrebbero già dotarsi di esperti, senza rivolgersi a esterni. Tutti i progetti anti sismici dovrebbero essere approvati da una commissione nazionale. E infine si prescrive l’obbligo di un monitoraggio sismico, almeno per le strutture strategiche».

La proposta è stata approvata?
È tutto nelle mani del ministro Salvini. Si vedrà.

Il 31 di ottobre cadeva l’anniversario della strage nella scuola Francesco Jovine, a San Giuliano di Puglia, nel terremoto del 2002. Quali lezioni abbiamo imparato?
Nel crollo della scuola Francesco Jovine sono morti 27 bambini e la loro maestra, in una scuola che in quel momento ospitava 58 persone. Questo dà l’idea dell’altissimo tasso di vittime in un terremoto che non era neppure dei più potenti, essendo 5.9 sulla scala Richter. In Cina, nel terremoto di Wenchuan del 2008 (7.9 sulla scala Richter), in una sola scuola crollata morirono 900 persone. Il punto è che, oltre che commemorare le vittime e sperare che la prossima volta non siano più numerose, dobbiamo costruire scuole più sicure, da subito. Il rischio è forte, perché in Italia non abbiamo più avuto terremoti importanti dal 2016. 

Domanda ricorrente: è possibile predire il prossimo terremoto?
In una recente trasmissione Rai sono stati definiti “inutili” gli esperimenti di previsione dell’Università di Trieste. Non è vero: bisogna proseguire su questa strada. Non si può predire un terremoto (dunque sapere data, luogo e magnitudo), ma è possibile fare delle previsioni. Si può prevedere che un sisma superiore ad una certa magnitudo avvenga in una certa zona, nel breve periodo. Le aree considerate sono molto vaste: Nord, Centro, Sud, Adriatico. Il cerchio, poi, si restringe quando arriva lo sciame sismico.

Questo serve a capire dove costruire con criteri anti-sismici per tempo?
Tutta l’Italia è sismica. Anche le aree che meno ci si aspetterebbe, come la Sardegna o Milano, storicamente hanno subito grandi terremoti. Certo poi ci sono zone molto più a rischio: la Calabria, Irpinia, Sicilia, Friuli. L’errore che si commette più di frequente è quello di credere di vivere in una zona a-sismica, solo perché non si verificano terremoti da molto tempo, anche da secoli. Ad esempio, in Emilia Romagna, dove abito, eravamo convinti di vivere in una zona priva di rischi. E invece…

E tornando ai Campi Flegrei?
I terremoti che sono avvenuti in quell’area sono di magnitudo contenuta, 4.2 sulla scala Richter. Però la profondità dell’ipocentro è molto piccola. Quindi sono dei terremoti che provocano più danni rispetto a quelli più profondi di eguale magnitudo. E poi, molte costruzioni nell’area dei Campi Flegrei sono fatiscenti, costruite fra gli anni 40 e 60, più altre più antiche in tufo. E non ci sono vie di fuga: se dovesse arrivare l’allerta, il grosso degli abitanti rimarrebbe bloccato in strada.

Quali interventi servirebbero, nell’immediato?
Ristrutturare richiederebbe molto tempo. Ma almeno bisogna mettere in sicurezza i tubi del gas. Se dovesse arrivare una scossa più forte, potrebbero provocare esplosioni e incendi. Ma non dobbiamo commettere il solito errore…

Quale?
È vero che oggi si parla dei Campi Flegrei, ma il rischio non è solo lì. Abbiamo sempre la tendenza a parlare dei problemi attuali. Ma la prevenzione richiede anni di lavoro. Dobbiamo pensare al futuro.