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L’ANNIVERSARIO

I 50 anni dell’Aula Paolo VI, tra udienze e concerti memorabili

Il 30 giugno di cinquant’anni fa Paolo VI inaugurò il vasto auditorium progettato da Pier Luigi Nervi e destinato alle udienze generali pontificie e ad altre riunioni con grande concorso di popolo. Ignoto ai più, c’è un grandioso organo a canne nell’aula. E qui sono stati dati concerti di alto livello, con protagonisti personaggi del calibro di Arturo Benedetti Michelangeli e Leonard Bernstein.

Cultura 30_06_2021

Il 30 giugno di cinquant’anni or sono Paolo VI inaugurò «questa bella e grande aula, che abbiamo voluto soprattutto per due motivi: per liberare la basilica di San Pietro dalla moltitudine eterogenea e vivace e per offrire ai nostri visitatori un’aula più adatta» (Paolo VI, Discorso in occasione dell'inaugurazione della nuova aula delle udienze, 30 giugno 1971).

Il vasto auditorium, destinato alle udienze generali pontificie e ad altre riunioni con grande concorso di popolo, sorge alla sinistra della Basilica Vaticana. Il 22 dicembre 1978 Giovanni Paolo II lo ha dedicato a Paolo VI, che l’ha voluto. Prima d’allora tutti lo chiamavano Aula Nervi, dal nome dell’ingegnere, architetto e costruttore Pier Luigi Nervi (1891-1979) che ha progettato e realizzato lo stesso auditorium a partire dal 1966. «Dobbiamo infatti esprimere la Nostra compiacenza con l’architetto Pier Luigi Nervi, ideatore di questa costruzione», disse Paolo VI durante la prima udienza celebrata in questa nuova sala. «Noi stessi, prevedendone le dimensioni, proporzionate allo scopo, lo abbiamo, al principio, incoraggiato ad “osare”, ben sapendo come egli avesse genio e virtù per tale impresa, e come l’incombente vicinanza della Basilica di San Pietro esigesse non certo la velleità d’un’emulazione, ma l’impegno a tentare opera non meschina o banale, ma cosciente della sua privilegiata collocazione e della sua ideale destinazione» (Paolo VI, ibidem).

L’insigne architetto «osa» fino progettare e realizzare un’imponente costruzione di calcestruzzo armato, dalle linee architettoniche eleganti e ardite, armoniose e funzionali, capace di circa 12.000 posti in piedi e illuminata da due ampie vetrate ovali policrome, dovute all’artista ungherese János Hajnal (1913-2010). Dal 2008 un quarto dell’energia necessaria all’aula e agli edifici limitrofi è prodotto dal grande impianto fotovoltaico installato sul tetto.

Cristo che risorge dal caos della morte, opera bronzea dello scultore Pericle Fazzini (1913-1987), dal palco domina la sala fin dal 28 settembre 1977, giorno inaugurale. Sul fondo, dietro la scultura, nascosto da pannelli, ecco l’oggetto su cui fermiamo oggi la nostra attenzione: l’organo a canne, costruito nel 1970 dalla ditta Mascioni (opus 932), replica meno elegante dell’imponente strumento (5 tastiere, 104 registri, 6750 canne) che monsignor Raffaele Manari progettò e inaugurò nel 1931 per il Pontificio Istituto di Musica Sacra (Mascioni opus 438).

Mettiamo in luce questo questo re degli strumenti musicali, su cui passano stabilmente le mani, e i piedi, di Gianluca Libertucci (1967), che, tra gli altri incarichi, è organista delle udienze pontificie. Quest’organo di solito rimane ignoto ai più, sia per il suo ruolo di secondo piano nel corso delle assemblee sia per il suo scarso uso durante gli spettacoli musicali. Circa le prime, eccolo accogliere l’arrivo del Papa e sostenere il canto del Pater noster alle udienze generali, o accompagnare i canti della Liturgia delle Ore al Sinodo dei Vescovi. Per quanto riguarda i secondi, molto raramente è impiegato per accompagnamento o come strumento solista durante i concerti nell’aula, che sono quasi sempre trattenimenti non destinati al grande pubblico, a cui si accede soltanto esibendo un biglietto d’invito.

Lo strumento si trova, dicevamo, nella parte incavata dietro al palco, cosa che ne facilita l’irradiazione del suono nell’aula. Similmente agli organi che si trovano nelle grandi sale da concerto, e diversamente da quelli usati nelle chiese, questo strumento è sviluppato in orizzontale e presenterebbe «a vista» la selva di canne con le altre parti, se non fossero nascoste da tendaggi o pannelli. Grazie alla trasmissione elettrica l’organista domina il grandioso strumento da una consolle, mobile indipendente, che, collocata di solito in platea a sinistra del palco, ha cinque tastiere di 61 note ciascuna e una pedaliera concavo-radiale di 32 note.

L’aula ospita pure un organo positivo, un piccolo organo a canne facilmente trasportabile, costruito nel 2010 da Gianluca Chiminelli.

Restano memorabili alcuni concerti dati in quest’aula. Basti citarne cinque. Il 23 settembre 1972, eseguendone il poema sinfonico-vocale Il Giudizio universale, diretto da Alberico Vitalini, con l’orchestra e il coro della Rai di Roma, la Radio Vaticana ha commemorato «il centenario della nascita del grande, indimenticabile Mons. Lorenzo Perosi, Maestro Perpetuo della nostra Cappella Sistina, che anche Noi abbiamo personalmente conosciuto e avvicinato» (Paolo VI, Discorso ai Ceciliani, 24 settembre 1972, in Jucunda laudatio: rassegna di musica antica, Vol. 10, Fondazione «Giorgio Cini», 1972, p. 12). Il 29 aprile 1977 il pianista Arturo Benedetti Michelangeli (1920-1995) suonò alla presenza di Paolo VI, bresciano come lui, il primo libro dei Preludi di Debussy: «Ogni nota un sentimento, ciascun suono sillabato come un respiro vivo, ogni frase rimembranze estatiche quasi dipinte. E a fine concerto, la calda, affettuosa gratitudine di Paolo VI, che gli stringe le mani e gli parla fissandolo negli occhi, conforta Michelangeli» (G. Bianchi, Ritratti brevi, Ed. di Storia e Letteratura, 2001, p. 127). Il 13 giugno 1987, ancora questo eccelso pianista eseguì la Sonata n. 3 di Beethoven, Gaspard de la nuit di Ravel, Images di Debussy e, in onore di Giovanni Paolo II, l’Andante spianato e la Grande polacca brillante di Chopin. Il 23 giugno 1973 il direttore d’orchestra e compositore Leonard Bernstein (1918-1990) diresse i suoi Chichester Psalms alla presenza di Paolo VI nel decimo anniversario della sua elezione alla Cattedra di Pietro. Il 12 giugno 1981, in onore di Giovanni Paolo II, ancora Bernstein diresse un programma di sue composizioni, inclusa la Terza sinfonia Kaddish.

In cinquant’anni sono passati per l’Aula Paolo VI oltre 12 milioni tra pellegrini, fedeli e turisti; molti di loro hanno potuto qui sentire la voce di un importante esemplare dell’arte organaria e partecipare ad eventi musicali di alto livello.