Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
FRANCIA IN DECLINO

Houellebecq e Manent delusi e disillusi sul voto francese

Il cattolico Pierre Manent e l'ateo Michel Houellebecq esprimono entrambi commenti molto duri sul voto delle presidenziali in Francia. Se Macron incarna l'élite ed è uomo "di una falsità assoluta" (Houellebecq), la Le Pen è "la protesta impotente" (Manent) che prende i voti dai poveri (Houellebecq). Il Paese è stanco, pronto alla ribellione.

Esteri 03_05_2022
Macron uscito dalle urne

Un cattolico (Pierre Manent) ed un ateo (Michel Houellebecq) hanno analizzato in questi giorni le elezioni e lo sfascio sociale, civile e culturale della Francia che, con la riconferma di Macron, si trova a vivere 15 anni sotto il potere di presidenti apertamente anti-cattolici e laicisti. Il Paese è stanco, pronto alla ribellione democratica, ma le destre latitano.

Per il filosofo cattolico e scienziato politico Pierre Manent, i  risultati delle elezioni presidenziali hanno confermato la “depoliticizzazione della nostra vita comune”, mostrando un Paese che è diventato incapace di conoscere se stesso. Nel secondo turno, si sono affrontati un uscente che “non rischiava di perdere le elezioni e un candidato che non aveva alcuna possibilità di vincerle”. In una lunga ed intelligente intervista con Le Figaro, lo scorso 26 aprile, Manent non si nasconde e non cela le preoccupazioni per il presente ed il futuro della Francia. Per il notissimo uomo di cultura francese, Macron «non rappresentava un'opzione politica, incarnava una classe sociale, la classe "in possesso dello Stato", quella che per la sua età, i suoi risparmi, le sue competenze, possiede l'essenziale dei beni collettivi». Una casta che riceve «l'interesse composto di decenni di arricchimento collettivo, che naturalmente non è condiviso in modo uniforme, di una rendita di proprietà che è diventata un fattore importante di divisione sociale» e anche di un'istruzione di qualità, sempre più fattore discriminante. Un gruppo di potere che ha assistito con «un'indifferenza difficilmente comprensibile» alla liquidazione di gran parte dell'apparato industriale francese, alla degradazione della società, alla diminuzione del livello di istruzione, al deprezzamento della lingua francese.

La candidata di opposizione Le Pen non esce meglio dall’analisi di Manent: «La Le Pen rappresenta la protesta impotente contro l'impotenza politica in cui sta sprofondando la Repubblica...Per circa trent'anni, i partiti "rispettabili" e i populisti "deplorevoli" hanno messo in scena il loro titanico confronto, tutti disposti a far credere che l'estrema destra è alle porte del potere... Né il RN né Marine Le Pen andranno mai al potere». La destra nazionale è stata incapace «di creare il più piccolo sindacato, la più piccola rete di associazioni, la più piccola casa editrice, di acquisire la più piccola base di influenza sociale o di prestigio, sia nei media che nelle università».

Per altro verso, il romanziere Michel Houellebecq, che nel suo ultimo romanzo dello scorso gennaio Annientare tratteggia pregi e difetti di Macron e Le Pen, ha scritto il 29 aprile una sua riflessione sulle elezioni presidenziali francesi appena celebrate e quelle che si celebreranno nel 2027, sul settimanale tedesco Der Spiegel con il titolo Nicht versöhnt ("Non riconciliato"), tradotto in Francia sul quotidiano Le Point. Houellebecq considera Macron un uomo dalla «falsità assoluta, pronunciata con sufficiente aplomb, può produrre, al di là dello sbalordimento iniziale, qualcosa come una rivelazione». Per lui, Éric Zemmour, un ebreo di origine modesta che è diventato l'araldo della destra borghese, ha tradito la sua classe sociale di provenienza. Così Marion Maréchal che, al pari di  Marine Le Pen, avrebbero tradito le loro classi sociali nella direzione opposta: «Cresciute nell'opulenza [...] Marine Le Pen ha incontrato la sue rivelazione elettorali tra i poveri francesi». Questo fenomeno, scrive Houellebecq «si è verificato molte volte nella storia: San Francesco d'Assisi, San Vincenzo de' Paoli, ecc. e così Marine Le Pen ha scoperto che aveva più piacere a chiacchierare con una cassiera al Lidl».

Sul voto francese, Houellebecq, che si considera un marxista, dice: i ricchi votano Macron, i poveri Le Pen e i medi Mélenchon. E dovrebbe far riflettere molti, «ci sono molte persone ricche in Francia, o almeno persone che pensano di esserlo e forse sarà solo una (vera) crisi finanziaria a cambiare le cose». In vista delle elezioni parlamentari del prossimo 12 e 19 giugno, si vota con il doppio turno, i partiti stanno già stabilendo le prime coalizioni, per evitare di vedersi rappresentati alla Assemblea e al Senato da piccole pattuglie inefficaci e velleitarie. Su questo fronte, il 1° maggio, si è registrato il primo accordo elettorale, la “"Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale": con la quale i Verdi  di ‘Europe Ecologie Les Verts’ e la sinistra radicale di La France Insoumise di Jean Luc Mélenchon hanno stabilito un programma comune, hanno deciso candidati unici nei  distretti elettorali, per ottenere una maggioranza parlamentare di sinistra nelle prossime camere. Il programma è un condensato del peggior populismo: eliminare la ‘povertà’ (salario minimo a 1400 euro e pensione a 60 anni), pianificazione ‘ecologica’, creazione della ‘Sesta repubblica’, ‘referendum popolare’, disobbedienza europea (ma non per i Verdi), abolizione della libertà del mercato, cooperazione ‘antiglobalista’ e, paradossalmente, liberalizzazione di tutto il peggio delle follie bioetiche e LGBTI.

Le destre di Le Pen e Zammour, per ora si annusano ma senza aver fatto alcun passo deciso per una intesa, senza la quale potrebbero restare a bocca asciutta. Certo è che per i liberisti e laicisti sostenitori di Macron sarà quasi impossibile ripetere i successi delle scorse elezioni, dove ‘En Marche’ godeva della maggioranza all'Assemblea (314 deputati su 577), la camera fondamentale per governare il Paese. I dati emersi su Le Figaro relativi alle scelte a favore della educazione famigliare (home schooling), nonostante le restrizioni di Macron, sono un chiaro segno di come il disagio verso Macron sia vivo, vegeto e pronto alla ribellione elettorale, solo se le destre si svegliassero...