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TRA LE RIGHE

Homer & Langley

Ispirato alla storia vera di due fratelli newyorkesi del primo '900, un romanzo di E.L. Doctorow scava nella fragilità degli uomini finendo per esaltare la bellezza del vivere.

Tra le righe 29_01_2011
Homer e Langley


«Sono Homer, il fratello cieco», così Omero, nell’incipit di quest'ultimo romanzo di Edgar L. Doctorow, Homer & Langley (Mondadori), torna a raccontare, questa volta da New York, con linguaggio conciso e senso del tragico mediato da leggerezza e ironia contemporanee.

Negli Stati Uniti sono diversi gli scrittori che hanno la capacità di scegliere, quasi possedessero un terzo occhio, nella produzione quotidiana di notizie, così sterminata da risultare indifferenziata, quelle che meglio rappresentano i temi e i conflitti di un’epoca, e che possiedono la necessaria maestria nel trattare la materia incandescente che è la vita degli uomini, cogliendo in ognuna di esse, pur nella fragilità, la bellezza del senso e il ritmo del momento storico cui hanno partecipato.

L’avvenimento di cronaca che riguarda i fratelli Collyer risale al 1947, quando la polizia su segnalazione di alcuni vicini fa irruzione in una casa altoborghese all’angolo tra la Fifth Avenue e la 128ma. All’interno vengono trovati i due fratelli, Homer e Langley, morti da tempo, ma i poliziotti non rimangono sbalorditi tanto dalla macabra scoperta, quanto piuttosto dalla stupefacente quantità di rifiuti che ingombrano i locali, 180 tonnellate di carte, giornali e oggetti di ogni genere, stipati ovunque, fino a raggiungere i soffitti e a lasciare cunicoli di risulta nei quali muoversi come in un labirinto folle.

La notizia fece scalpore e le fotografie pubblicate sui giornali dell’epoca, a guardarle oggi, ci impressionano ancora. A proposito dei due fratelli si parlò di sindrome ossessivo-compulsiva, di disposofobia (patologia del non riuscire a buttare via mai nulla), si individuò una specifica variante che prese il loro nome, la sindrome di Collyer e alla maniera della nostra epoca, che confina ogni devianza dal binario della normalità all’interno di rassicuranti classificazioni scientifiche e che circoscrive il regno dell’umano entro i recinti del non patologico, si cercò di chiudere il caso.

Lo riaprì lo scrittore
quando, nel 2002, sul luogo della casa dei Collyer venne inaugurato, tra le proteste degli abitanti, un parco dedicato a loro. E.L.Doctorow vide nella vicenda qualcosa di simile a un mito che nasceva e scelse di interpretarlo come un viaggio, non on the road lungo le strade americane, ma nel rapporto che legava i due fratelli e nella casa in cui vissero sempre più reclusi. Nella casa dove sarà l’America ad entrare con tutti i fenomeni che decennio dopo decennio si succederanno: il gansterismo, la nascita della musica jazz, il vertiginoso progresso tecnologico, la massiccia immigrazione, i nuovi movimenti politici e di costume.

Doctorow dichiara: «Non ho uno stile, ma i miei libri sì. Ognuno di essi richiede il suo personale metodo di presentazione». E in questo romanzo lo stile sembra suggerito dalla voce stessa dei personaggi che raccontano una vita complessa, sfaccettata, meravigliosa, tragica, folle, geniale, impossibile da confinare come esempio di disadattamento sociale.

 

Edgar L. Doctorow
Homer & Langley

Mondadori, pagine 216 , euro 19,50.