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a cura di Andrea Zambrano

LA MORTE DELLA SOUBRETTE

"Ho sparato alla Carrà"

D’accordo l’ombelico, i fagioloni in barattolo, il sesso liberato dal tinello di casa. Ma Raffaella Carrà è stata anche una rassicurante melassa conformista e disimpegnata, uno straordinario veicolo di costruzione del nuovo homo catodicus, cresciuto a icone televisive. L'unica icona di libertà è Abbatantuono che le spara in Puerto Escondido. 

Fuori schema 06_07_2021

D’accordo l’ombelico, il nazionalpopolare, i fagioloni in barattolo che hanno tenuto incollato alla tv nonne e mamme, i jingle accattivanti, la risata a scatti enfatici che faceva tanto la zia Teresa, il sesso soft liberato dal tinello di casa, ballo ballo ballo da capogiro, l’unica femmina capace di far perdere la testa ai gay, le carrambate di un’Italia sentimentale ed esibizionista.

Ma Raffaella Carrà è stata anche una rassicurante melassa conformista e disimpegnata, uno straordinario veicolo di costruzione del nuovo homo catodicus, cresciuto a icone televisive più che a farsi delle domande sulla realtà.

Raffa rideva e noi ridevamo, raffa ballava e noi ballavamo, Raffa cantava e noi … beh, da Trieste in giù. Il cordoglio unanime del social collettivo trasmette una situazione di un lutto uniforme in cui piangere il personaggio tv più che la donna Raffaella Maria Roberta Pelloni della quale il grande pubblico non sapeva nulla. Così come non conosceva le idee sulla vita, sull’umanità. Bastavano le canzoncine, i balletti, la paillette a trasmettere un messaggio che per la carriera di Raffaella Carrà si faceva un inno al disimpegno conformista della mediocrità artistica.

Poco talento, nel canto, nel ballo, ma tanta bravura artigianale nel trasformare alcuni passi di danza in plastiche esibizioni acrobatiche ancor oggi leggendarie e canzoni banali e ammiccanti da avanspettacolo in inni alla libertà cosmica dell’umanità.

Della Carrà, del resto, non ricordiamo parole particolarmente impegnate su un qualunque dramma dell’umano genere, non abbiamo di lei prese di posizione coraggiose su quelle che sono le vicissitudini dell’umanità: mai una parola fuori posto che disturbasse il padrone del vapore, mai uno slancio per infrangere, da regina della tv, i dogmi inculcati dalla tv generalista: distrarre, dimenticare, divagare, divertire.

Resterà per sempre, come vera icona di liberazione, però, il colpo di pistola di Diego Abbatantuono in Puerto Escondido: “Ho sparato alla Carrà”, dice mentre prova a liberare inutilmente Bisio dalla prigione messicana. Un colpo al televisore di fronte al quale la policia si rincitrulliva mentre era di guardia. Uno sparo al conformismo di balletti e bailarinos guapissimos tutti per lei, la regina della tv di due paesi mediterranei e per questo calienti ed emozionali. Uno sparo per svegliarci da un sonno ammaliatore, dolce e suadente quanto un tuca tuca a ombelico scoperto.