Hai l'emicrania? Tagliati la testa
Tutti gli italiani in stato di confusione dietro al gioco delle regioni a colori imposto dal governo. E malgrado il lockdown duro abbia dimostrato la sua inutilità e dannosità gli espertoni lo vogliono ancora più duro. Un "gioco" che promette di andare avanti all'infinito perché il vaccino non porterà alcuna liberazione.
Giallo, arancione, rosso. Giovedì e venerdì abbiamo sperimentato anche il giallo “rinforzato”, e i giornali lo scrivono come se fosse una cosa seria. Colori che cambiano con la frequenza di un semaforo. Ormai la gente, sempre più disorientata e confusa, passa il tempo a chiedersi: «Di che colore siamo oggi?». E si attende con ansia il “giorno dei colori”, questa settimana è stato ieri: per la prossima settimana cinque regioni indosseranno l’arancione (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Calabria, Sicilia), tutte le altre il giallo. Scampato il rosso, per ora.
Ma allora tutti questi titoli catastrofici sul Veneto fuori controllo come si conciliano con questo colore che non è il peggiore? Non si sa. Siamo tutti appesi all’indice Rt, di cui il 99,9% degli italiani (politici compresi) ha capito che esiste, che è importante, ma non ha la più pallida idea di cosa sia esattamente e come valutarlo. Vale a dire che siamo in mano a dei tecnici (o presunti tali) di cui dobbiamo avere fiducia cieca.
Ed eccoli allora i nostri “tecnici” che sanno come superare questa confusione: un unico colore, per sempre, il nero. Cioè, chiudere tutto, completamente e senza la minima eccezione. Ieri a battere la grancassa i soliti noti: l’infettivologo primario dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, e il super-consulente del governo Walter Ricciardi. Ma senza rinunciare a provocare nelle persone uno stato confusionale. Prendiamo il primo, ad esempio: in una intervista a Repubblica, riesce a dire il tutto e il suo contrario nello spazio di una risposta: «Il lockdown totale è un fallimento», dice, per poi aggiungere che «però non si può stare a combattere continuamente con i cromatismi». Cioè? «È peggio avere continui apri e chiudi che una situazione netta». Perché la gente è stupida: «Se appena affermi la liceità di una cosa questa viene interpretata come un liberi tutti allora resta solo il lockdown». Quindi? Ecco l’esempio della peste a Milano del 1576 quando il governatore De Guzman chiuse tutti in casa e non guardò in faccia a nessuno, neanche a San Carlo Borromeo che non era d’accordo. Conclusione: il lockdown totale è un fallimento però bisogna farlo ancora più totale.
Il dottor Galli sarà pure un bravo infettivologo, ma quanto a logica e buon senso lascia un bel po’ a desiderare. Se il governo, ad esempio, decide di far riaprire i ristoranti e i negozi, con tutte le misure di distanziamento rispettate, cosa dovrebbero fare le persone? Restare comunque tappate in casa e fare la spesa online per dimostrare a Galli di aver capito la lezione?
Infatti, se adesso aumentano i casi di Covid-19 la colpa è dei bagordi di Natale. Ma come, non c’era il lockdown? Non eravamo tutti in rosso? Ah no, dimenticate il fine settimana di shopping natalizio, prima del 24 dicembre, è quello che ci ha fregato, conferma Galli; lo diceva lui che non bisognava aprire (ma «il lockdown totale è un fallimento», sia ben chiaro), adesso ne paghiamo le conseguenze. Insomma è andata così: Mario e Anna sono andati a comprare i regali per i figli e per gli anziani genitori, si sono beccati il Covid, ovviamente asintomatici, e poi qualche giorno dopo, a Natale, lo hanno portato a casa di genitori o suoceri che si sono ammalati; probabilmente a Santo Stefano hanno infettato anche la vecchia zia Enrica a cui erano andati a dare un saluto. Ed ecco la nuova esplosione di contagi.
Lo conferma anche Repubblica: «Sette contagiati su dieci sono stati traditi dal Cenone, li chiamiamo contagi da Covid-panettone». È un medico che parla: «Non c’è telefonata che faccio che non mi dicano: “Ah, sì, eravamo a cena il 24, a pranzo il 25, un tè il 26, ma eravamo pochi e tutti in famiglia”. Ecco appunto, tutti in famiglia. Giù le mascherine, su i calici, le fette di panettone che passano di mano insieme al virus». La fetta di panettone come la mela avvelenata di Biancaneve. E allora non c’è che una soluzione: lockdown totale, totalissimo. Ognuno chiuso nella sua stanza, a tempo indeterminato: arretsi domiciliari e in isolamento.
A nessuno che venga in mente che la circolazione del virus magari è indipendente dai lockdown: l’Italia è il paese che in questo anno l’ha imposto più duramente di qualsiasi altro, eppure abbiamo una tra le peggiori situazioni in Europa quanto a contagi e morti dichiarati. Farsi qualche domanda?
Certo, tagliare la testa è il modo più radicale e sicuro per combattere l’emicrania, ma siamo sicuri che sia anche il migliore?
Concentrarsi su un solo fattore, per quanto importante, ignorando tutti gli altri porta a conseguenze ben più gravi della malattia che si vuol sconfiggere. Combattere il virus ignorando la persona provoca danni gravi alla salute e la devastazione psicologica. Ci si ammala gravemente e si muore anche per la solitudine forzata, come dimostrano l’aumento dei suicidi – soprattutto fra i giovani – e l’impennata di ricorsi allo psicologo. Per non parlare delle altre malattie mortali che vengono trascurate.
E andando avanti sarà sempre peggio, perché presto tutti capiranno che il vaccino è un’illusione. Da mesi la gente è stata educata all’attesa del vaccino miracoloso che ci libererà dalla schiavitù della malattia. E ora invece si comincia ad ammettere sempre più esplicitamente che non sarà così: intanto non è dimostrato che il vaccinato non è più contagioso, quindi necessariamente restano tutte – dicasi tutte - le misure precauzionali (mascherine, distanziamento e ovviamente lockdown); poi in questi giorni stiamo anche scoprendo che ci vogliono molti giorni prima di essere immunizzati dal vaccino, siamo già arrivati a sei settimane. Vale a dire: mi vaccino lunedì 11 gennaio, sarò al riparo dal virus - se va bene - il 22 febbraio.
Ma una copertura vaccinale sufficiente a parlare di “immunità di gregge” non si avrà comunque prima della fine dell’anno: da ultima lo ha spiegato l’altra sera l’immunologa Antonella Viola a “Otto e mezzo”, e comunque basta fare due conti e dividere la popolazione italiana per il numero di vaccinazioni quotidiane che realisticamente si possono fare, per capirlo. Quindi per tutto il 2021 la prospettiva è ancora il lockdown, con il gioco dei colori. Niente liberazione. E per il 2022 la musica non cambia: perché l’effetto del vaccino – se va bene – dura 9-12 mesi. Vale a dire che tra un anno si ricomincia perché nel frattempo chi si sta vaccinando oggi non sarà più coperto, per non parlare delle varianti del virus che nel frattempo si stanno diffondendo. E quindi – con questo approccio al Covid – andremo avanti all’infinito.
Impegnare le persone con il gioco dei colori e con il senso di colpa collettivo, sembra il modo più efficace per rafforzare il potere.