Guerra sui vaccini: meglio prevenire che punire
L’Ordine dei medici minaccia la radiazione per chi sconsiglia la vaccinazione e usa termini pesanti per squalificare chi mette in dubbio l’utilità e l’efficacia dei vaccini. E il ministero della Salute offre all’ordine una sponda politica scandalosa. La guerra dei vaccini rischia così di esplodere a danno dei cittadini.
Ha suscitato un certo scalpore il documento della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo) in merito ai medici che sconsigliano le vaccinazioni, nei confronti dei quali si potrà arrivare a provvedimenti disciplinari, compreso quello estremo della radiazione dall’Albo professionale, con la conseguente impossibilità a svolgere l’attività medica. Un documento che ha fatto immediatamente discutere, con toni non propriamente garbati.
Il documento stesso usa termini pesanti per squalificare chi mette in dubbio l’utilità e l’efficacia dei vaccini. «imbonitori di turno», «complottisti», «invenzioni truffaldine», «ciarlatani». Da parte loro, gli antivaccinali denunciano con toni forti, attraverso il Comilva, Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni, il tentativo di «mettere il bavaglio agli oppositori del sistema vaccinale, attraverso azioni di stampo squadristico e di manipolazione dell’informazione». Siamo alle solite: toni sopra le righe, uso di immagini demonizzanti, dai ciarlatani agli squadristi, accusa questa piuttosto grottesca tenendo anche conto che il fascismo fu una delle prime ideologie ossessionate dal salutismo.
E peggio ancora ha fatto il ministro della Salute, che ha salutato entusiasticamente il documento della Fnomceo a suo avviso essenziale per sconfiggere «la piaga della paura medievale della vaccinazione». Medievale? Ma la bionda ministra lo sa che le vaccinazioni sono nate nel ‘700? Quale paura ci poteva essere dei vaccini nel Medioevo? Ma questa età, si sa, per certe mentalità refrattarie allo studio dei documenti e dei fatti è sempre sinonimo di arretratezza culturale.
Lo scontro ideologico sulla questione delle vaccinazioni si sta dunque facendo molto duro. Il confuso intervento della Lorenzin ha una precisa motivazione: è la sponda politica attesa e richiesta dal documento della Fnomceo, che si conclude con la richiesta di interventi politici e normativi. Noi la nostra parte la facciamo- si può leggere tra le righe- punendo i riottosi. Il governo faccia il resto nel sostenere la pratica vaccinale seguendo magari esempi come quello della Regione Emilia Romagna che, di propria iniziativa, senza aspettare una normativa nazionale, vuole vietare l’iscrizione a scuola ai bambini non in regola con il calendario vaccinale, una restrizione mutuata dalla legislazione degli Stati Uniti, un tempo visti nella rossa Emilia come il male assoluto.
Davanti a questi serrati dibattiti ideologici, le famiglie sono sempre più disorientate. Vaccinare o no i propri figli? Credere a chi sostiene l’utilità e l’innocuità delle vaccinazioni o farsi conquistare dai dubbi alzati non solo da apprendisti stregoni, come li dipinge la Fnomceo, ma anche da molti studiosi seri?
C’è un dato di partenza su cui riflettere, e che spiega la durezza dello scontro in atto: le coperture vaccinali si stanno abbassando, e non solo in Italia: in tutta Europa. Lo conferma il fatto che in Italia la provincia dove le percentuali di bambini vaccinati sono le più basse è quella di Bolzano. In Sud Tirolo evidentemente si avverte l’influenza del mondo germanico, dove i numeri di vaccinati sono da anni in forte discesa, e dove esiste una diffusa e seguita pubblicistica anti vaccinale. I genitori che leggono e aderiscono a queste teorie sono tutt’altro che degli ignoranti o degli sprovveduti abbindolabili da “ciarlatani”. Sono persone con un elevato grado di istruzione.
Il fenomeno della disaffezione e la diffidenza alla pratica vaccinale è dunque diffuso in tutta Europa, e i vari Paesi stanno attuando le migliori strategie per affrontarlo, che consistono soprattutto in una migliore informazione sulle malattie infettive, che sono le patologie da cui i vaccini ci proteggono, e sui vaccini stessi, per chiarire ai genitori i dubbi e le perplessità. In Italia invece sembra prendere piede una strategia della coercizione: non vaccini? E allora scattano le punizioni. Sembra essere un triste destino di questo Paese: il non riuscire a fare prevenzione senza ricorrere a misure punitive. Non è un caso che questo è stato l’ultimo Paese in Europa a introdurre l’uso delle cinture di sicurezza e del casco, e che senza multe, punti sottratti alla patente e così via queste norme sarebbero state largamente disattese.
Così sembra essere per le vaccinazioni, con una bocciatura di fatto per quegli esperimenti di più avanzata normativa in materia di prevenzione come la legge emanata negli anni scorsi dalla Regione Veneto con cui si toglieva l’obbligo vaccinale. Non perché le autorità sanitarie dell’ex Serenissima non credessero più in questa pratica preventiva, ma perché si voleva fosse una libera scelta dei singoli e delle famiglie, debitamente informati, e non una imposizione statale.
La scienza medica moderna è definita come “Evidence Based”, basata sulle prove, sulle evidenze. Dunque, sarebbe opportuno che invece di insultarsi e di scagliarsi reciprocamente anatemi i sostenitori delle diverse tesi sui benefici e sui rischi delle vaccinazioni si confrontassero a base di dati, di statistiche, di prove. È quello che vuole la gente comune, insieme a un po’ più di chiarezza e trasparenza, che spesso negli ultimi anni sono mancate. Forse le società scientifiche e gli organismi di rappresentanza medica lo hanno dimenticato, ma certe colossali bufale dell’ultimo decennio hanno avuto un pessimo impatto sull’opinione pubblica.
Nel 2003 la Sars, per cui avrebbero dovuto, secondo gli esperti dell’Oms, morire milioni di persone. Le vittime furono 251; nel 2005 l’Influenza aviaria, con un centinaio di milioni di morti preventivati (i decessi furono 2629 e infine il recente scandalo dell’influenza suina, con un altro clamoroso falso allarme e milioni di euro buttati via in vaccini inutili e in gran parte inutilizzati. Forse sarebbe necessaria anche una bella autocritica da parte delle istituzioni sanitarie, allo scopo di affrontare più efficacemente la sfida con i movimenti antivaccinali. E infine, bisognerebbe essere più chiari sulla diffusione delle malattie infettive, che sembrano a seconda dell’opportunità politica ingigantite o sottostimate. É il caso, ma la NBQ ne parlerà presto, delle vaccinazioni ai migranti.